«Le ho amate tutte E ora mi vogliono vedere in carcere» di Gianfranco Quaglia

«Le ho amate tutte E ora mi vogliono vedere in carcere» OGGI IL PROCESSO A BOLZANO «Le ho amate tutte E ora mi vogliono vedere in carcere» L'imprenditore accusato di truffa da una ventina di donne «Da me cercavano affetto e sostegno, io glieli ho dati» intervista Gianfranco Quaglia IL «principe azzurro» novarese, al secolo Lucio Camozza, 53 anni, compare questa mattina davanti ai giudici di Bolzano per il processo d'appello dopo la condanna in primo grado a 26 mesi per truffa. A portarlo alla sbarra è stata una donna altoatesina, che ha sporto denuncia dopo una lunga relazione alla fine della quale le ha prestato 50-60 mila euro. Una «tecnica» che l'uomo avrebbe utilizzato anche con altre signore dell'Italia del Nord, dal Piemonte all'Emilia e Romagna. Ci saranno anche loro ad assistere al dibattimento. Una storia che rasenta l'incredibile se non ci fossero le denunce e il voluminoso carteggio sui tavoli dei magistrati di più città: Vercelli, Borgomanero, Gallarate, Bologna, Forlì. Lui, il «principe», abita a Cressa, nel novarèse ma vive in Costa Smeralda, dove lo abbiamo rintracciato. Signor Camozzi, lei è inseguito da un gruppo di donne che dicono di essere state sedotte e abbandonate. Come ha fatto? «Guardi che non è andata proprio come dicono loro. In realtà io non ho nulla da nascondere. Sono qui, in Costa Smeralda, dove ho avviato alcune attività. Settore abbigliamento, vesto le squadre di calcio: la Nuorese e tante altre anche nel continente. Non mi sento né marti- re né santo, sono uno che ha faticato. Quando mia moglie mi cacciò fuori di casa il giudice tutelare le tolse la patria potestà affidandomi i due figli che oggi vivono a Cressa». Ma le sue «vittime», sostengono che, dopo averle sedotte, si è fatto dare del denaro... «Che male c'è a farsi prestare dèi soldi. E' un reato? E allora che cosa dovremmo dire di tutte gli scandali finanziari, di quelli che hanno mandato in malora i risparmiatori. Io non ho fatto niente di tutto ciò. Anzi, mi sono prodigato per aiutarle. Prenda Patrizia, che è andata pure in tv. L'ho accudita anche dopo la sua malattia, sono io che l'ho soccorsa, che l'ho portata in ospedale, poi nei centri di recupero, anche in quello dove hanno curato Marco Columbro. Le ho messo a disposizione i migliori medici. Persino i miei due figli hanno collaborato standole vicino. Perché queste cose non si dicono?» Ma perché chiedeva prestiti a tutte quante? «Mi trovavo in momentanee difficoltà, con loro avevo allacciato un rapporto, mi sembrava normale. Ma poi saranno due-tre casi, non di più e lo dimostra il fatto che alcuni procedimenti sono stati archiviati. Piuttosto chiedetevi perché queste donne con tanta facilità mi hanno prestato del denaro. Probabilmente si aspettavano qualcosa in cambio». Che cosa? «L'affetto forse, la vicinanza, che ne so. E poi io non esiterei a prestare denaro senza pretendere nulla in cambio se veramente si è in sintonia. Una mia amica mi ha chiesto un prestito e io glielo ho dato. Insomma, io mi sento a posto con la coscienza, non ho mai rubato, non ho mai spacciato, guardo a viso aperto i miei figli e il mondo. Ho semplicemente risposto a degli annunci sui giornali e da lì tutto è cominciato. E vi prego, non infangate la donna che vive nella casa di Cressa, non è mia convivente. Ha sgobbato per trentacinque anni come venditrice ambulante, tra me e lei c'è soltanto un rapporto di reciproca amicizia e rispetto. Cosa andate a pensare? Mi ha aiutato, mi stirava le camicie, ha allevato anche i miei figli mentre io ero fuori per lavoro». Che tipo di lavoro è veramente il suo? «Mi definirei un broker, imo che agisce nelle intermediazioni d'affari. Le auto di grossa cilindrata me le sono guadagnate onestamente. Qualche volta capita che esco al mattino e mi accorgo di avere una cambiale da pagare, accade a tutti. Allora chiedo un prestito. Che c'è di male? Temo che qualcuno voglia usare la povera Patrizia in tutta questa storia. Lei è quella che ha sofferto di più. Sa qual è stata la mia sfortuna? Il mio passato, che ormai ho cancellato: sono rimasto coinvolto in fallimenti, contrabbando, ricettazione, ma solo ima condanna per assegni a vuoto nell'Sl». E quella che la vede imputato a Bolzano? «Credo nella giustizia. Chiedere un prestito non è reato. So che questa mattina rivedrò alcune delle donne che mi hanno denunciato. Le saluterò e le rispetterò, come sempre». «Ho chiesto dei soldi E allora? Che male c'è? Non è mica un reato Che cosa si dovrebbe dire di chi ha mandato in malora tutti quei poveri risparmiatori?» «Ho avuto un po' di guai in passato: ricettazione, contrabbando, cose così Ma ora guardo il mondo e i miei figli a testa alta Le fidanzate? Ho risposto a qualche annuncio...» La villa dell'uomo a Cressa, nel Novarese

Persone citate: Camozzi, Gallarate, Lucio Camozza, Marco Columbro