Un osservatorio sulla vecchia torre di Gianni Giacomino
Un osservatorio sulla vecchia torre VENARIA REALE E' ALTA UNA QUARANTINA DI METRI E ATTUALMENTE VIENE USATA COME SERBATOIO Un osservatorio sulla vecchia torre E nell'area dell'ex Snia potrà nascere un museo f Gianni Giacomino Da lassù dicono che il colpo d'occhio è da mozzafiato. Di giorno si possono vedere i giardini della Reggia, il verde del parco La Mandria che si insinua fino ai ghiacciai delle Alpi nelle Valli di Lanzo. Di notte si può invece rimanere abbaghati dalle migliaia di luci che disegnano i quartieri della città. Per questo l'amministrazione di Venaria ha deciso che la vecchia torre serbatoio del consorzio Icove diventerà un osservatorio dove i turisti si arrampicheranno e, da quaranta metri di altezza, potranno contemplare il panorama a occhio nudo o, con dei potenti binocoli, per catturare i particolari. «Il progetto è stato inserito in Urban e non vuole valorizzare solo la torre dell'acquedotto (con un serbatoio in grado di contenente 350 metri cubi di acqua) ma l'intero complesso dell'ex Snia che rappresenta una parte fondamentale della storia sociale ed industriale di Venaria - spiega il sindaco Giuseppe Catania che abita proprio negli appartamenti una volta riservati ai dirigenti della Snia -. E poi recupereremmo un'area che, poco alla volta, è diventata una discarica con un aspetto degradante per il paesaggio». Ma il vero obiettivo dell'amministrazione di Venaria è quello di ritagliare uno spazio per allestire un museo che racconti attraverso fotografie in bianco e nero, scorci di reparti sopravvissuti al tempo e testimonianze di vecchi dipendenti, le vicende di quasi un secolo di «Snia-Viscosa», la grande realtà produttiva creata dall' industriale Riccardo Gualino. Venaria e Snia: un binomio inscindibile. La città cambiò radicalmente alla fine degli anni Venti quando nella fabbrica manifatturiera tessile erano impiegati oltre sei mila addetti e i residenti passarono da poco più di 6300 fino a quasi dodicimila. Vennero tirati su interi quartieri, le «Case Snia» per garantire un tetto alle famiglie degli operai immigrati dal Veneto per trovare un futuro migliore alle porte di Torino. «Noi abbiamo offerto al Comune la massima disponibilità per quanto riguarda il recupero dell' ex area Snia - spiega l'ingegner Giovanni Russo, presidente del Consorzio Icove che dal 1984 gestisce i capannoni di via Cavallo, dove sono sistemate un'ottantina di piccole, medie e grandi aziende - visto che il piano regolatore prevede che nei 57 mila metri quadrati di capannoni lungo la strada provinciale numero 1 si continui a lavorare e dove si sta ricostruendo la porzione di edifici distrutta da un incendio qualche anno fa -. Il progetto è ancora a livello embrionale ma, come consorzio, siamo pronti a sederci intomo ad un tavolo per capire in che modo e con quali tempistiche si possa intervenire. Come intende conciliare la parte storico-museale con quella produttiva». E poi occorre non dimenticare un particolare: i 95 mila metri quadrati dell'intero ex complesso Snia saranno una delle porte di accesso alla città, quasi un biglietto da visita. Che da una parte presenterà i fasti della Reggia sabauda, dall'altra parte del Ceronda un affresco della storia industriale del XX secolo. f La torre-serbatoio situata nell'area dell'ex Snia Viscosa
Persone citate: Giovanni Russo, Giuseppe Catania, Riccardo Gualino, Urban
Luoghi citati: Lanzo, Torino, Venaria, Venaria Reale, Veneto
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