Sei ore di attesa in carcere «Ma che cosa volete da me?»

Sei ore di attesa in carcere «Ma che cosa volete da me?» LO SCONFORTO DELLA DONNA Sei ore di attesa in carcere «Ma che cosa volete da me?» retroscena CITTA' DI CASTELLO Ef rimasta quasi sei ore seduta nervosamente su una panca di ferro, nella sala d'aspetto, al piano terra del carcere di Perugia, dopo il cancello, vicino alle altre stanze degli, inieirogatori e delle visite. Era molto nervosa. Si sedeva e si alzava e poi si risiedeva subito senza fermarsi. A un certo punto Tiziana non è riuscita a trattenersi e ha dato quasi in escandescenza: «Ma perché mi fanno aspettare? Che cosa sta succedendo? Che cosa ho fatto io?». Il suo avvocato, Gianni Zaganelli, dice che in quel momento ha pure pianto, perché non ce l'ha più fatta ed è scoppiata, e sarebbe la prima volta da quando è cominciata questa storia, da quando è corsa in ospedale e il dottore le ha detto che non c'erano più speranze, che Maria era in coma, da quando sono venuti i carabinieri e l'hanno portata nell'alloggio di Giorgio Giorni in via Angeloni e le hanno fatto vedere le scarpette insanguinate: «Sono di sua figlia?»; da quando il marito ha cercato di consolarla nelle stanze anguste della loro casa, da quando i giornalisti l'hanno chiamata e interrogata, e da quando anche i giudici continuano a ripeterle le stesse domande. Zaganelli dice che non s'è mai accorta di niente. Di cosa, avvocato? «Di quel che pensa la gente, e forse (fi quel che pensa pure qualcuno degli inquirenti». Dice che è una donna ingenua, che è come una bambina, che non riesce ad avere malafede, e che è sola, come è sempre stata sola. Per questo non ha mai capito l'aria che tirava, dice Zaganelli, e ha cominciato ad accorgersene solo ieri, sfogliando i giornali. I commenti della gente, i dubbi fra le righe. «Ma davvero questo pensano di me?». Santocielo, ma qui chi è che non capisce? Lei o gh altri? Venerdì notte la interrogano dalle 21 e 30 alle 3 e 45, assieme a suo marito, dopo aver ascoltato la sua grande accusatrice, la cubana Eloina Morales. Lunedì di Pasquetta la chiamano per un interrogatorio che non esiste. Gliel'avevano portata di notte, la convocazione, tra sabato e domenica. Lei si presenta al mattino, dopo un'altra notte insonne per l'agitazione, e quando è arrivata lì le hanno chiesto tante scuse, ma non c'era niente. L'interrogatorio giusto era quello di oggi, un confronto con Giorgio Giorni, l'assassino di sua figlia. Maria: alle ore 10 del mattino, carcere di Perugia, mezz'ora di macchina da Città di Castello, prendendosela calma. Sei ore di attesa, più o meno, e poi alle 15 e 45 vengono a dirle che si stava prolungando troppo l'interrogatorio di Giorni, e che quindi veniva tutto rimanda¬ to. A quando? «Non sappiamo, glielo faremo sapere». Lei è rimasta attonita, incredula, incapace di capire. Non ba proferito parola. Il magistrato le ha detto: «Guardi, adesso lei faccia richiesta per il nulla osta per il funerale di sua fighe)). E lei ancora zitta. Erano stati proprio loro, Tiziana e Massimo, mamma è papà di Maria, a chiedere venerdì notte quando avrebbero potuto riavere il corpo di loro fighe. Il magistrato, Giuseppe Petrazzini, gh aveva risposto che ancora non sapeva. Adesso che glielo dice, lei tace. Per tutto il tempo non ha fatto altro che agitarsi, seduta, in piedi, di nuovo seduta. Un solo caffé. Niente da mangiare, «non ho fame», rispondeva all'avvocato, che la invitava a prendere almeno un panino. Alle 3, Eugenio, il figlio di Gianni Zaganelli, l'aveva obbligata a ingoiare almeno un cioccolato: «Stava per svenire», dice adesso. Lei - per la prima volta con un piumino color ghiaccio, e un paio di pantaloni neri, senza il solito giaccone - cercava pure di nascondersi un po' dalla curiosità della gente, perché oggi era il giorno di visita dei parenti e c'era un viavai continuo. Ogni tanto stava appoggiata al muro, con le gambe incrociate, lo sguardo basso: «Che cosa succede? Non capisco». Ma davvero Tiziana non capisce? Faccia bianca, cerea, il solito sguardo sperduto, che non riesce a piangere. Quando esce dal carcere, dice: «Rispettate il nostro dolore. Non auguro a nessuno di provare quello che stiamo provando noi. Vi prego, cercate di evitare qualsiasi illazione sul nostro conto». H marito Iba aspettata per tutto il tempo, chiuso nella macchina dell'avvocato, davanti al carcere. C'è qualcosa che non quadra. Ci sono delle accuse, ci sono dei sospetti. C'è un'agonia che continua, [r. cri.] ^^ Adesso basta "^ con le illazioni Ma davvero qualcuno pensa che io possa essere complice di chi ha ammazzato mia figlia? Rispettate il mio dolore 99

Persone citate: Eloina Morales, Gianni Zaganelli, Giorgio Giorni, Giuseppe Petrazzini, Zaganelli

Luoghi citati: Citta' Di Castello, Città Di Castello, Perugia