Assalto finale a Najaf Al Sadr: «Americani sono pronto a morire»

Assalto finale a Najaf Al Sadr: «Americani sono pronto a morire» «Ho timore soltanto di Dio, con gli occupanti non ci deve essere nessuna trattativa» «Per guidare il nuovo esercito iracheno adesso si pensa di ricorrere ai generali del vecchio regime» LA BATTAGLIA SOLDATI E MEZZI CORAZZATI CIRCONDANO LA CITTA' SANTA Assalto finale a Najaf Al Sadr: «Americani sono pronto a morire» In una fossa trovati i corpi di almeno quattro civili Usa. Abbattuto un elicottero americano. Un soldato iracheno su quattro ha rifiutato di combattere contro gli insorti. Chiesto l'invio di altri diecimila marines Maurizio Molinari corrispondente da NEW YORK Duemìlacinquecento uomini e ottanta mezzi blindati dell'esercito degli Stati Uniti circondano la città santa Najaf nel tentativo di far capitolare la milizia integralista del leader sdita Muqtada al-Sadr, che però risponde dagli schenni della tv degli Hezbollah: «Sono pronto a morire per combattere l'occupazione e a far pagare agli americani il prezzo che meritano». Il colonnello Dana J.H. Pittard, comandante del contingente che circonda Najaf, assicura dì essere consapevole della dehcatezza della situazione: «I miei uomini sanno che Najaf è il Vaticano degli sditi e che un singolo colpo sparato può scatenare la poderosa reazione di tutti gli sciiti iracheni». Lo schieramento di uomini, mezzi blindati, carri armati e pezzi di artiglieria serve per spingere al-Sadr a gettare la spugna e ordinare la fine della rivolta ai suoi miliziani dell'Esercito del Mahdi. Nel tentativo di far arretrare al-Sadr, si è recata da lui in visita, nella moschea sacra di Najaf, una delegazione di leader religiosi guidata da Ah al-Husseini al-Sistani, il più influente figlio del grande ayatollah Ah al-Sistani, suprema autorità sciita in Iraq. La coincidenza fra lo schieramento delle truppe americane e la mediazione tentata da al-Sistani lascia intendere una convergenza di interessi fra Washington e il grande ayatollah, legato a doppio filo con Teheran. Sottoposto a una convergente pressione militare e politica, al-Sadr ha fatto un passo indietro ordinando ai propri miliziani dì abbandonare gli edifici governativi che nei giorni scorsi avevano occupato a Karbala, Kufa e nella stessa Najaf. La ritirata è avvenuta e gh uomini di al-Sadr si sono concentrati a Najaf, pattughando le strade attomo alla moschea dov'è rifugiato il loro leader. Durante le fasi calde della trattativa le forze della coalizione hanno prima arrestato e poi rilasciato uno stretto collaboratore di al-Sadr, Hazemal al-Araaj. Il cedimento ad alcune delle richieste presentate dalla delegazione sciita è coinciso però con un'infuocata intervista rilasdata dallo stesso al-Sadr alla tv al-Manar, dì proprietà degli Hezbollah libanesi, nella quale ha detto: «Ho timore solo di Dio, sono pronto a sacrificare me stesso per il popolo iracheno, non ci sono negoziati diretti possibili con gh occupanti. Mi appello agli iracheni affinché la mia morte non ponga fine ai combattimenti». La giornata è terminata con il bracdo di ferro a distanza fra il colonnello Pittard e al-Sadr, mentre un rappresentante dì al-Sistani assicurava: «Gh americani sì sono impegnati a non compiere atti ostili contro al-Sadr e la città dì Najaf». Sporadici scontri sono comunque continuati in singole località sdite, come Kerbale e Kufa dove ì milizia¬ ni hanno attaccato a lungo la guarnigione spagnola. Più a Nord, sul secondo fronte della rivolta anti-americana, c'è una calma carica di tensione nella città sunnìta di Fallujah. Gh americani mantengono l'assedio, facendo passare i rifornimenti, ma dentro il perimetro urbano centinaia di feddayn e miliziani dell'ex partito Baath restano asserraghati. Fra loro vi sarebbe anche Abu Mussab Al-Zarqawi, considerato dall'intelligence americana il leader di Al Qaeda in Iraq nonché l'organizzatore dì numerosi attentati. Nei pressi di Fallujah è stato abbattuto un elicottero americano «Sikorski H-53» ma i piloti sono riusdti a salvarsi. Un marine è invece morto in un agguato nei pressi dì Baghdad, portando ad almeno 78 il numero di soldati americani uccisi (i feriti sono 561) nei primi 12 giorni di aprile. Ieri sera sono stati trovati in una fossa poco profonda i corpi di alme¬ no quattro uomini, che si ritiene facciano parte del gruppo dì sette guardie private Usa che mancavano all'appello da venerdì scorso. La fossa si trova a poca distanza dal luogo in cui era stato attaccato un convoglio su cui viaggiavano, tra Abu Ghraib e Falluja, a Ovest di Baghdad. Le, forze dì sicurezza irachene, addestrate con i fondi autorizzati dal Congresso, in molti casi nell'ultima settimana non hanno combattuto, fuggendo dì fronte all'assalto delle milizie scute e sunnite o rifiutandosi di «andare a combattere altri iracheni». Una defezione che ammonta a circa il 20-25 per cento del totale. Per i comandi Usa questo significa dover ripensare il reclutamento e l'addestramento delle forze cui dovrà essere consegnata la sicurezza delle città dopo il 30 giugno. E il comandante americano ha chiesto l'invio di altri 10 mila marines. Nei primi dodici giorni di aprile sono già stati uccisi 78 americani A Kufa i miliziani hanno attaccato la guarnigione spagnola. Il comandante delle truppe che circondano la capitale sciita: «Sappiamo che questo è illoro Vaticano e qual è il nostro compito» Il momento dell'arresto di Hazem al-Araaj a Baghdad da parte dei soldati americani Badge di riconoscimento al collo efucile in pugno, un seguace di Muqtada al-Sadrfa la guardia alla moschea di Kufa

Persone citate: Abu Mussab, Dana J.h. Pittard, Maurizio Molinari, Sadr, Sikorski, Zarqawi