Faccia a faccia tra la madre di Maria e l'assassino di Alessandra Cristofani

Faccia a faccia tra la madre di Maria e l'assassino OGGI IL CONFRONTO A CITTA' DI CASTELLO Faccia a faccia tra la madre di Maria e l'assassino Un testimone: quella mattina ho sentito dei rumori in casa dell'uomo Alessandra Cristofani CITTA'DI CASTELLO Gli investigatori scuotono la testa. Lasciano intendere che la confessione di Giorgio Giorni, l'imprenditore di San Sepolcro accusato di aver violentato e ucciso la piccola Maria Geusa, è tutt'altro che convincente. Non si sbilanciano, ma è chiaro che la ricostruzione dell'omicidio presenta ancora molte zone d'ombra. Proprio per dipanare il giallo, ieri mattina Tiziana Deserto, la madre della bambina, era stata convocata nel carcere di piazza Partigiani a Perugia per un confronto con Giomi. Un faccia a faccia dal quale gli inquirenti si attendevano sviluppi importanti. Ma, per un errore nella data di notifica, l'incontro è stato rinviato a oggi. Il disguido ha innervosito i coniugi Geusa. «Sono sveglia dalle 5, dopo che per giomi non ho dormito», ha protestato la donna. Le voci, in città, si moltiplicano. Anche per questo l'avvocato Gianni Zaganelli, assunto dalla coppia, ha precisato: «La mia assistita non ha ricevuto alcun avviso di garanzia. E' stata convocata per un'ulteriore deposizione perché ci sono particolari che non collimano». In particolare, la versione dei fatti offerta dalla signora Geusa non è compatibile con le dichiarazioni di Eloina Morales, la vicina di casa cubana che Maria chiamava «zia Ina». Fin dal primo giorno la Morales ha puntato il dito contro Tiziana. Anche nel lungo interrogatorio notturno nella caserma dei carabinieri di Città di Castello, quando ha raccontato di aver visto già da qualche giorno sul volto della bambina i segni delle percosse, il viso gonfio e tumefatto e gli occhi ridotti a due fessure. «Questione di sensibilità, prima che di senso civico», ha commentato l'avvocato di Eloina, Massimo Zaganelli. Che a proposito della querela per diffamazione, di cui sarebbe stata oggetto la sua assistita, commenta: «1 tentativo di gettare discredito sulla sua figura è un modo rozzo, volgare e grossolano per processare i testimoni invece dei colpevoli». Gli inquirenti dovranno ora mettere a fuoco orari, telefonate, spostamenti, incontri. Dovranno capire perché quel giorno la bimba non sia stata mandata all'asilo, che cosa si siano detti la madre di Maria e l'assassino di sua figlia nei quaranta minuti trascorsi in macchina e soprattutto che cosa abbia fatto Tiziana fino alle 15,30, quando ormai troppo tardi sarebbe corsa in ospedale al capezzale della bambina morente. Gli investigatori leggono e rileggono gli atti: nel tentativo di ricostruire quanto accaduto quel drammatico lunedì 5 aprile quando la piccola Maria, dopo essere stata affidata a Giomi per una passeg¬ giata ai giardini, è giunta in fin di vita al pronto soccorso dell' ospedale di Città di Castello. Occorrerà verificare se e quando la bambina sia entrata nel monolocale di Giomi, dove gli inquirenti hanno condotto nella tarda serata di ieri un nuovo sopralluogo, presenti il tenente dei carabinieri di Perugia Antonio Morra, il tenente dei carabinieri di Città di Castello Giuseppe Izzo e il pubblico ministero Giuseppe Petrazzini) per un ulteriore sopralluogo. Lo scopo del blitz? «Verifiche di tipo acustico», spiegano. Non è difficile supporre che gli inquirenti, giunti a questo punto, mirano a stabilire se le grida della bambina, sottoposta a sevizie, potessero essere udite all'esterno delle spesse mura del palazzo cinquecentesco e raggiungere qualche passante. Ancora insufficienti i punti fermi della vicenda, sebbene sia stato ipotizzato un arco temporale, dalle 10,45 alle 11,30, durante il quale la bambina potrebbe essere entrata in coma. Sono ancora troppi, però, buchi neri nella confessione dell'imprenditore trentaduenne che, per avvalorare la tesi del raptus omicida di cui sarebbe stato preda durante la passeggiata in compagnia della bambina, ha ricordato che quel drammatico lunedì mattina avrebbe incontrato almeno cinque persone. Si tratta degli occupanti di due auto, una Volvo S80 grigia e un'Alfa 146 blu, che si sarebbero fermati a pochi metri da lui per chiedergli un'informazione. Da venerdì gli inquirenti hanno lanciato un appello per rintracciare gli automobilisti ma fino a ieri nessuno dei cinque si è presentato ai carabinieri. Altre persone si sarebbero spontaneamente recate negli uffici dell'Arma. Tra gli altri, sarebbe spuntato un testimone-chiave che avrebbe dichiarato di aver sentito rumori in casa dell'uomo il giorno del delitto, intomo alle dieci di mattina. Intanto, mentre gli investigatori tentano di ricostruire, tassello dopo tassello, il mosaico del delitto, i coniugi Geusa attendono il nullaosta del magistrato per poter finalmente organizzare i funerali della bambina. Ieri nuovo sopralluogo nei monolocale dell'uomo Gli investigatori non credono al delitto ai giardini e vogliono verificare se qualcuno avrebbe potuto accorgersi delle grida della bambina A sinistra, il gip di Città di Castello Valeria Nicla Restivo. Sopra, i genitori della bambina uccisa

Luoghi citati: Citta' Di Castello, Città Di Castello, Perugia