Sui sentieri in pavé Pieri sfida Museeuw di Giorgio Viberti

Sui sentieri in pavé Pieri sfida Museeuw CICLISMO: OGGI SI CORRE LA PARIGI-ROUBAIX Sui sentieri in pavé Pieri sfida Museeuw Giorgio Viberti Nell'uovo di Pasqua dei corridori c'è la sfida più subdola e infida, la corsa più spietata e anacronistica. E' la 102a Parigi-Reubaix, evento d'altri tempi, 3a prova di Coppa del Mondo dopo la Sanremo vinta da Freire e il Fiandre di Wesemann. Difficile individuare un favorite: troppo imprevedibili sono i 261 km scanditi da 26 settori di pavé (in totale 51,1 km). Impossibile però non indicare il belga Museeuw, 38 anni e mezzo, già 3 volte vincitore della classica francese e alla sua ultima grande recita (si ritirerà fra pochi giorni). E poi il suo erede Boonen, l0 nella recente Gand-Wevelgem, quindi l'altro belga Van Petegem, a segno nella Roubaix 2003, e ancora l'americano Hincapie, il lettone Vainsteins, il tedesco Wesemann... E i nostri? Romanticamente farebbe notizia il bis di Tafi, quasi 38 anni, già re del pavé nel '99 e lui pure agli ultimi fuochi. Ci possono sperare Bortolami e Bernucci, ci prova per la prima volta Battoli (a 34 anni!) e ha un cento in sospese Dario Pieri, battute l'anno scorso allo sprint dal solo Van Petegem. Non ci saranno invece i corridori della Cefidis, fra cui Lelli e Trentin: il team francese, sotto inchiesta per sospette di doping, ha deciso di autosospendersi dall'attività in attesa di chiarezza. Chi comunque vorrà conquistare la Roubaix dovrà fare i conti con la Foresta di Arenberg, il simbolo della corsa còme il Poggio lo è per la Sanremo, il Grammont per il Fiandre, il Kemmel per la Gand-Wevelgem, il muro di Huy per la Freccia Vallone, la Redente per la Liegi Bastogne Liegi. In quei terribili 2400 metri di pavé nel bosco di Arenberg la Roubaix è solita indicare i suoi eletti, anche se l'arrivo è ancora lontane (circa 94 km). Perché la Foresta è una porta sull'inferno, specie se inzuppata di pioggia e sferzata dal vento del Nord. Un impervio tratture ineguale e infido, dove il tempo si è fermato. Un monumento nazionale che si apre al traffico una volta sola all'anno: per la Roubaix, Là i corridori temprano muscoli e giunture su un selciato che tritura anche la mente, costeggiate da due sentieri paralleli, le «bordures», che impastane lingua e polmoni di terra rossa e nera come il porfido e il carbone di cui sono ricche queste regioni. In quel tranello bisogna tuffarsi senza esitazioni, come un acrobata nel cerchie di fuoco, E cercare di esorcizzarlo. Proprio sulle pietre aguzze di Arenberg, nella Roubaix '98, Museeuw vide il manubrio della sua bici velare via come una farfalla e si trovò con la faccia nel fango dopo aver grattugiato il pavé con le ginocchia: una gamba spezzata, lungo intervento chirurgico e rischio addirittura di amputazione. Ma il Leone fiammingo seppe rialzarsi miracolosamente, tanto da rivincere nel 2000 la classica del pavé che era già stata sua nel '96. Eppure la sorte lo mise ancora alla prova: pochi mesi dopo, in un incidente di mote, Museeuw rischiò di morire per gravi traumi cranici. Rimase 15 giorni in coma, ma di nuovo risalì in bici, facendo tris nella Roubaix 2002, Solo un corridore vanta un poker nella classica del pavé: l'altro belga Roger De Vlaeminck, Oggi Museeuw vuole raggiungerlo, prima di salutare per sempre il gruppo. La Parìgi-Roubaix 2003: il belga Van Petegem batte in volata il nostro Dario Pieri

Luoghi citati: Parigi, Sanremo