«Più nessuno potrà dire che ho avuto paura» di Ugo Magri

«Più nessuno potrà dire che ho avuto paura» «Più nessuno potrà dire che ho avuto paura» Il premier: in Iraq situazione difficile, ma resteremo e onoreremo gli impegni Ugo Magri ROMA E' stato quando i generali a bordo dell'aereo gh hanno spiegato che recarsi adesso, a Nassiriya, era molto più rischioso dal punto di vista della sicurezza di quanto non lo sarebbe stato a Natale: un sorrisetto ironico si è dipinto sul volto del Cavaliere, e testimoni raccontano di avergli sentito pronunciare la storica frase «adesso nessuno potrà più accusarmi di non essere andato per paura tra i nostri soldati laggiù...». C'era rimasto molto male allora, Silvio Berlusconi, come testimonia il ministro Rocco Buttiglione: «L'avevano fatto passare per vigliacco, quando invece era rimasto in Itaha solo perché doveva curarsi, altro che lifting...». Nonostante le apprensioni, ieri tutto è fdato liscio, i rischi della missione sono stati dribblati, durante i 25 chilometri di strada percorsi a bordo di un blindato non è accaduto nulla di notevole. Alle otto e mezza di sera Berlusconi è sbarcato a Olbia dove lo attendevano Gianni Letta il ministro della Difesa Antonio Martino: oltre al riposo, nel ponte di Pasqua sono previsti colloqui in preparazione del Consiglio supremo di Difesa convocato per mercoledì prossimo. Sul volo di ritomo, il premier poteva manifestare tramite il telefono di bordo quella che l'entourage rimasto a Roma definisce una «serena soddisfazione». Stravolto com'era dalla fatica, grandi commenti non ne ha fatti. Ma chi ha avuto modo di parlargli ha colto dalla sua viva voce sperticati elogi ai militari italiani: «Sono ragazzi seri, professionali, motivatissimi». Una sorpresa anche per lui, che nei giorni scorsi era stato molto accusato di cinismo dagli avversari politici per aver detto che in fondo erano andati là da volontari ben retribuiti, dunque non c'era motivo di allarmarsi troppo. Ha visitato i luoghi-simbolo della città, ha partecipato a un briefing che fonti militari definiscono «operativo». Inutile aggiungere che il momento più apprezzato dal capo del governo è stata quando alla mensa da campo l'hanno.fatto letteralmente volare, issato sulle braccia dei carabinieri e lanciato per aria come gh allenatori di una squadra che ha appena vinto la Champions league. Non poteva mancare il coretto «chi non salta interista è», intonato da un militare super-tifoso rossonero. E non si contano le foto ricordo scattate coi soldati per mamme e fidanzate, durante i giri di tavolo alla mensa, e le pacche sulle spalle, e i consigli patemi a essere «prudenti, ragazzi, perché voglio che torniate a casa sani e salvi». Perde la calma. Paolo Bonaiuti, quando gh si parla di passerella elettorale: «Ma se non abbiamo portato con noi nemmeno un giornalista e abbiamo tenuto tutto rigorosamente riservato!». Addirittura lui, il portavoce, aveva fissato degli appuntamenti a Roma per il giorno del viaggio, in modo che dall'assenza di Bonaiuti nessuno potesse sospettare le intenzioni del Capo. A sapere del viaggio-lampo non erano in tanti e quei pochi, per una volta, hanno saputo mantenere il segreto, fatto tanto più rimarchevole se si pensa che che erano personaggi politici. Giovedì scorso, Berlusconi aveva annunciato nella riunione di maggioranza che «per un paio di giorni a Pasqua sarà introvabile, devo fare una cosa importante cui tengo moltissimo», con Ignazio La Russa che aveva immediatamente mangiato la foglia («Presidente, ricordati di salutare i soldati anche a nome di An...»). Addirittura il premier s'era sbilanciato a margine del Consiglio dei ministri, sussurrando a Gianfranco Fini e a Carlo Giovanardi l'intenzione di volare per Pasqua in Iraq. Da ciò si arguisce che la missione era stata pianificata già da un paio di giorni. I boatos sul rapimento dei quattro itahani (al governo tuttora non risulta) han¬ no reso più frenetici i preparativi della partenza, avvenuta nella notte tra venerdì e sabato. A bordo dell'aereo (oltre a Bonaiuti) il capo di Stato maggiore della Difesa, Giampaolo Di Paola, il comandante generale dell'Arma, Guido Bellini, il sottocapo di Stato maggiore dell'Esercito, Emilio Marzo. Durante la breve sosta a Kuwait City, nessuno ha scoperto di c'era a hordo del jet italiano. Neppure i carabinieri del Tuscania hanno fiutato la notizia. Solo sulla via del ritomo Berlusconi è stato accolto con tutti gh onori: per dai-gli il benvenuto, l'Emiro del Kuwait gh ha spedito sulla pista di atterraggio un principe della real casa. Qui il premier ha fatto il punto sul problema-Iraq e sulla presenza italiana: «la situazione attuale è molto difficile» - ha detto - ma in futuro potrà migliorare e la coalizione «dovrebbe trasferire i poteri a giugno, la data prevista». E l'Italia? «Il mio Paese - ha concluso - resterà in Iraq e onorerà gh impegni presi».

Luoghi citati: Iraq, Italia, Kuwait, Olbia, Roma, Tuscania