«Anche avere la scorta non serve» di G. Gal.

«Anche avere la scorta non serve» «Anche avere la scorta non serve» I volontari delle Ong: si può essere confusi con i militari ROMA «Stanno dando la caccia agli occupanti. L'Italia è sentita come una forza d'occupazione, quindi adesso il rischio-rapimenti ci obbliga ad usare solo personale locale per distribuire gh aiuti umanitari. Io e gh altri appartenenti alle Ong italiane stiamo limitando al massimo le uscite e abbiamo rifiutato la scorta perché qui essere confusi con i militari significa finire subito nel mirino degh attentatori». Da quando in Iraq la parola d'ordine dei terroristi è diventata «rapire gli stranieri», Fabio Alberti, presidente di «Un ponte per Baghdad» ha innalzato gli standard di sicurezza per i nostri volontari. Quali precauzioni avete adottato contro i rapimenti? «Abbiamo marcato la nostra asso¬ luta distanza dalle truppe distri' buendo alla popolazione volantini in cui esprimiamo contrarietà alla guerra: siamo occidentali ma non abbiamo nulla a che vedere con chi ha bombardato l'Iraq. Poi, ci muoviamo solo in zone in cui siamo conosciuti dalla comunità locale e usiamo le scuole come basi operative solo dopo aver avvertito le autorità religiose, dalle quali, come rete di protezione, abbiamo anche ottenuto ima «fatwa», ossia un editto di condanna per i fedeli che aggrediscono membri delle Ong. Ciò, però, non ci mette al riparo da schegge impazzite». Riuscite ancora a svolgere la vostra missione? «Pur tra mille difficoltà, continuiamo a raccogliere medicinah, a distribuire acqua potabile e allestire centri sanitari. Le carovane stanno affrontando situazioni molto tese e finiscono talvolta in mezzo ai combattimenti senza quartiere. In queste ore, ad esempio, un primo carico di farmaci ha raggiunto Falluja. In quella città è indispensabile un intervento immediato delle Nazioni Unite per porre fine alla carneficina e liberare la popolazione dah'assedio deUe truppe Usa». Come sta mutando per voi la situazione? «Sta diventando un conflitto totale: attacchi dal cielo, anche con missili, su zone abitate e rastrellamenti casa per casa. Gh ospedali non sono più in grado di far fronte all'emergenza. E' in corso una guerra civile e gh itahani vi stanno partecipando, agli occhi dei civili iracheni, come truppe di occupazione e non di pace. L'unica alternativa è la negoziazione». [g. gal.]

Persone citate: Fabio Alberti

Luoghi citati: Baghdad, Falluja, Iraq, Italia, Roma, Usa