L'America del jazz e la Russia degli zar nel mito Balanchine

L'America del jazz e la Russia degli zar nel mito Balanchine NATO CENT'ANNI FA A SAN PIETROBURGO UNO DEI PIÙ GRANDI COREOGRAFI DEL NOVECENTO. IL MARIINSKIJ LO CELEBRA A TORINO L'America del jazz e la Russia degli zar nel mito Balanchine Emigrato prima alla corte di Djagilev a Parigi e poi a Broadway Alla guida del New York City Ballet nei suoi spettacoli ha saputo coniugare la modernità con la perfezione neoclassica Sergio Trombetta DA Pietroburgo a New York. Dalla conservazione alla innovazione. La parabola di Geoi-ge Balanchine il grande coreografo russo americano nato 100 anni fa il 22 gennaio del 1904, e per il quale è in corso un anno di celebrazioni, si muove lungo il ponte ideale che unisce la capitale dell'impero zarista alla capitale della modernità. Pietroburgo era l'ultimo luogo della terra dove, ancora nel 1917, esisteva un corpo di ballo nato con lo scopo di allietare le ore dell'imperatore e della sua famiglia, sul modello dell'Accademia di danza voluta nel 600 da Luigi XW. New York e il luogo dove la danza accademica si spoglia di ogni polverosa tradizione e diventa simbolo della contemporaneità. E l'artefice di questa mutazione genetica è stato lui George Balanchine, il più grande coreografo neoclassico del secolo scorso. Questa marcia di avvicinamento a una classicità nuova, ricca di energia e dinamismo, implica un cambiamento prima di tutto in colui che ne è stato l'artefice. Qual è stato lo choc che ha sollecitato il mutamento dell'allievo della scuola imperiale di danza di Pietroburgo Georgij Mehtonovic Balancivadze nel coreografo americano George Balanchine scomparso nel 1983? E stato il turbine della rivoluzione di Ottobre che travolgendo una tradizione secolare ha fatto sorgere nel giovane il bisogno sperimentare forme nuove? O non sarà stato l'impatto con l'ambiente snob dei Ballets Russes di Djagilev, insieme al raffinato clima intellettuale che imperava a Parigi neir«entre-deux-guerres»? O, forse, la gavetta americana, dal '34 al '48, quando il giovane coreografo, in attesa di diventare il padrone assolu- to del New York City Ballet, viveva alla giornata come free lance fra compagnie di danza, Hollywood e Broadway? Da tutte queste sollecitazioni nascerà quello stile di danza rapidissimo nell'esecuzione, fluido, sincopato, jazzato, che esalta il fascino nuovo e contemporaneo della ballerina in scarpette a punta e calzamaglia, pone la «danse d'école» scarnificata di inutili manierismi al centro della modernità, utilizza, ma al tempo stesso muta profondamente il linguaggio accademico, ne cambia la percezione. Lo trasforma esasperandone le linee, imprimendogli una sino ad allora inimmaginabile tensione interna, una giovanile ed energetica accelerazione. Lui Balanchine, nasce a Pietroburgo in una famiglia di origine georgiana. A 11 anni varca per la prima volta la porta della Scuola Teatrale, in via Rossi, a Tietroburgo. Ci passerà sette anni, l'allievo Balancivadze in quella scuola dove hanno studiato «tutti», cioè Nizhinsky, Nureyev, Baryshnikov, la Pavlova, la Ulanova, la Makarova per fermarci ai primi nomi. Altri tre anni, dal 1921 al 1924 li trascorrerà come danzatore al Teatro Mariinskij. La cultura di Balanchine era per forza intrisa dello splendore imperiale di Pietroburgo. Si fondava su un saldissimo classicismo che promanava anche dalle chiese, dai palazzi, dalle ordinate prospettive della sua città. Ma in quegli anni nella Pietrogrado della fame e della guerra civile, Balanchine vede tutto e prova tutto. Proprio in quei tempi con Kasjan Go ejzovskij, Nikolaj Foregger. Lev Lukin (nomi dimenticati che soltanto oggi tornano a interessare gli studiosi) nasce la danza contemporanea russa che avrà breve ed effimera vita. Balanchine vede gli spettacoli di Golejzovskij in tournée a Pietrogrado. Collabora con gli attori della Feks (la fabbrica dell'attore eccentrico) dei registi Kosinzev e Trauberg. È tra i protagonisti nel 1922 di La magnificenza dell'Universo, una Tanzsimfonija, balletto sperimentale, astratto, che Fèdor Lopuchov mette in scena nel 1922 sulla musica della Quarta Sinfonia di Beethoven, dove protagonisti sono soltanto il moyimento e il gesto. È il momento in cui Balanchine si mette alla prova come coreografo con il Molodoj Balet (Giovane Balletto), una compagnia fondata insieme dalle nuove forze della danza. Il Molodoj Balet diventa una delle compagini più di avanguardia di Pietrogrado. Ogni esperimento finisce nell'estate del 1924 quando il ventenne Balanchine lascia l'Unione Sovietica per un tour artistico in Occidente con altri tre danzatori, Tamara Geva, Alexandre Danilova (entrambe saranno sue mogli in epoche differenti) e Nicola] Efimov. Nessuno di loro farà ritomo in Urss. Al contrario, tutti entrano a far parte della compagnia dei Ballets Russes di Sergej Djagilev, il quale scopre presto anche le doti coreografiche di Balanchine e lo chiamna a rimpiazzare Bronislava Nizhinska e coreografare la nuova versione di Le chant du rossignol di Stravinskij. Alla corte di Djagilev Balanchine, memore degli sperimentalismi di Pietrogrado, realizza La Chatte, con scene e costumi costruttivisti di Naum Gabo e Anton Pevsner, e II figliai prodigo. Ma contemporaneamente mette mano a Apollon Musagète, che lo consacra campione del necolassicismo e che lo avvicina per sempre a un altro grande russo, Igor Stravinsky. Af Ilo pone le basi per una lunga collaborazione e una reciproca stima con Stravinsky. Testimoniata dal musicista che sosterrà; «La sua coreografia enfatizza relazioni di cui io a malapena mi rendo conto. È come la reahzzazione di un edificio per il quale io avevo disegnato le fondamenta, ma non avevo mai immaginato il risultato». Quando Balanchine sbarca in America nel 1934, è un giovane coreografo di 30 anni che in Europa si è guadagnato fama e successo. Deve ricominciare da capo. Musical, cinema: nessuna offerta di lavoro viene rifiutata. Sono anni di bohème elegante e glamour, belle donne, ammiratori. Anni di gavetta trascorsi fra la messa in scena di On your toes e Babes in arms a Broadway, la collaborazione a I was an adventuress e Goldwyn Follies a Hollywood. In America nasce il mito di Mr B. e del New York City Ballet, per il quale creerà centinaia di capolavori, diverrà campione del modernismo, ma senza trascurare nostalgici sguardi al passato imperiale pietroburghese. Sono gli anni in cui intorno alla compagnia e al suo maestro si raccoglie la crema dell'intellighenzia di New York. A partire dai '60, ricorda Edmund White, «Il foyer dello State Theater era 0 posto dove potevi vedere, sere dopo sere, scrittori intellettuali come Susan Sontag, critici come David Kalstone, saggisti come Richard Poirier, il disegnatore Edward Gorey, il redattore di Knopf Robert Gottlieb, e dozzine di altri. Kalstone amava ripetere, come battuta, che soltanto un'arte totalmente non verbale ere capace di riunire una schiera di persone così potenzialmente litigiose». Conclude White: «Balanchine in quegli anni era l'unico paragonabile ad altri due russi la cui arte era fiorita negli States: Nabokov e Stravinsky». Balanchine in una celebre foto di Henri Cartier-Bresson