Ho visto un western religioso

Ho visto un western religioso SUL DISCUSSO FILM DI GIBSON INTERVIENE IL PRESIDENTE EMERITO DELLA REPUBBLICA Ho visto un western religioso Francesco Cossiga CARO direttore, mi è stata data ieri la possibilità di vedere il film di Mei Gibson La Passione di Cristo nella riservatezza della mia casa. E' stata una fortuna sotto due punti di vista: anzitutto, perché ho potuto guardarlo freddamente senza il clima di emozione che certamente avrà suscitato negli spettatori e poi perché, se fossi stato in ima sala pubblica, dopo il primo quarto d'ora di visione, mi sarei alzato e, non tanto per protesta quanto per dissociazione, me ne sarei andato sbattendo, se ne avessi avuto la possibilità, non solo metaforicamente la porta! Sono cattoheo e, come tutti i cattolici, cattolico che si conosce e si riconosce quale peccatore; non sono un cattolico né preconciliare, né anticonciliare, né post-conciliare, ma solo, come è doveroso, in spirito di obbedienza alla Chiesa, semplicemente «conciliare» nel senso che accetto non solo in foro estemo, ma anche in foro interno, senza «se» e senza «ma» il Concilio Vaticano II così come pure i precedenti Concili, senza stare a cavillare tra il valore dogmatico e definitorio o soltanto pastorale delle sue costituzioni e dei suoi decreti. Un grande teologo, che peraltro mi stima e mi vuole bene, mi disse una volta che nel mio cristianesimo c'è una certa vena di giansenismo, forse anche perché ho una grande ammirazione per Agostino d'Ippona e per Blaise Pascal. Per questo ritengo che la Croce, e quindi la Passione e la Crocifissione, siano insieme un punto centrale della mia fede, anche se, e questo è il primo difetto del film, sempre collegate alla Resurrezione. Ho assistito alla interessante puntata di Porta a Porta dove sotto la prudente regia di Bruno Vespa si è avuto un confrontoscontro sul film tra il più prudente prelato americano mons. Foley e il pre-conciliare, per non dire anti-conciliare «cattolico tradizionalista» Vittorio Messori da un lato, e l'amico Gian Luigi Rondi, uomo di grande cultura e di forte fede e grande critico cinematografico, dall'altro, favorevoli al film senza riserve i primi due, con spunti di ammirazione enfatica e come spesso fanatica da parte del buon Messori, e con misurate ma precise critiche da parte di Rondi. Io sono meno prudentemente e meno riservatamente critico del film per i motivi che qui appresso indico. Una Il film La Passione di Cristo è uscito in Italia mercoledì 7 aprile. Questo film ancor prima della sua uscita nelle sale cinematografiche ha suscitato polemiche e reazioni contrastanti. La sincerità del cineasta - che tra l'altro quando si trova a Roma è solito frequentare la stessa chiesa che io frequento solitamente la Domenica e cioè la Basilica di S. Ambrogio e S. Carlo al Corso dove dà certamente un esempio edificante della sua pietà -, non può esser messa in dubbio, ed il film attirerà uomini e donne che cercheranno di sapere chi è Gesù. In questo film peraltro l'immagine del Cristo è un mezzo per mettere in evidenza le nostre ossessioni moderne: angoscia del male, fascino per la violenza, ricerca dei colpevoli. Il cineasta impregnato di una certa cultura cinematografica da «kolossal», ha cercato di ricostruire con scioccanti immagini, immerse nel rosso del sangue, le ultime ore della vita di Cristo con una volontà taghente di crudele ricostituzione storica. Queste scelte non sono però senza conseguenze: la scelta di isolare la Passione dalla vita e dalla predicazione di Cristo da una parte, e di tacere sulla Resurrezione dall'altra, rimpicciolisce il messaggio dei Vangeli in maniera assai problematica. Qualche flash-back troppo allusivo non permette assolutamente di valutare nel giusto modo i motivi complessi che hanno potuto a poco a poco suscitare l'adesione delle folle a Gesù, e la controversia sulla sua persona, sulle sue intenzioni e sul suo mistero. In particolare, la decisione presa di isolare la Passione dalla predicazione di Cristo, conduce a nulla mostrare delle controversie tra Gesù e i farisei, gli scribi e i capi dei sacerdoti: il film prende in considerazione queste controversie solo dal momento della cattura e della traduzione di Cristo, il tutto dentro una collera demente. Così, indipendentemente dal sapere se il film è intenzionalmente anti-semita, esso potrà essere assai pericolosamente utilizzato per sostenere tesi anti-semite in chiave cristiana. Se il film ricorda crudelmente l'atrocità dei supplizi subiti e della morte sulla Croce, lo fa con una qual compiacenza scioccante propria di uno spettacolo della violenza. Questa violenza che sommerge lo spettatore, finisce per nascondere il senso delia Passione e, più largamente, l'essenziale della persona e del mes- saggio di Cristo: l'amore portato alla sua perfezione attraverso il dono accettato di se stessi, fino al sacrifizio sulla croce. Questa violenza estrema giustifica largamente che il film sia stato proibito in Francia ai minori di dodici anni. Non è però paradossale che un film su Gesù non possa essere visto dai bambini? Laicamente parlando, il film La Passione ha molto più i tratti di un film tra r«horror» e il «western» che non quelli di un film che voglia essere edificante o soltanto storico. Mi sembra che più che ispirare sentimenti di carità, ispiri sentimenti di vendetta, e che stravolga totalmente l'insegnamento del Concilio Vaticano II sugli ebrei, «nostri fratelli maggiori», assumendosi la tremenda responsabihtà di portare acqua al mulino di quello che, dopo il nazista, è l'antisemitismo più pericoloso: l'antisemitismo «cristiano» da Isabella-di Castiglia! E per il momento non so che cosa di peggio si potrebbe dire di questo film, che a mio avviso è certo cristianamente assai meno edificante del film di chi non si era mai professato cristiano e cioè di Pier Paolo Pasolini. Presidente emerito della Repubblica La violenza che sommerge lo spettatore nasconde il senso della Passione e del messaggio di Cristo: l'amore portato alla sua perfezione attraverso il dono accettato di sé Una scena dei film ThePassion di Mei Gibson

Luoghi citati: Francia, Italia, Roma