Tornano i feriti, «siamo orgogliosi dì loro» di Fra. Gri.

Tornano i feriti, «siamo orgogliosi dì loro» IL CAPO DI STATO MAGGIORE DELLA DIFESA DI PAOLA: NON SIAMO RAMBO E I MILIZIANI SI FANNO SCUDO CON I CIVILI Tornano i feriti, «siamo orgogliosi diy loro» Ciampi: «I nostri militari sono in Iraq per assistere e aiutare» ROMA «Non siamo dei Rambo». L'ammiraglio Giampaolo Di Paola, capo di stato maggiore della Difesa, è uomo che sa scegliere le parole. Ieri era a Ciampino ad accogliere i feriti e a salutare un gruppo di soldati che rientravano dall'Iraq. «Sono stati bravi, siamo orgogliosi di loro. Hanno dimostrato sangue freddo e preparazione». Ma all'ammiraglio preme soprattutto spiegare che, nonostante tutto, nonostante la battaglia dei ponti di Nassiriya, i morti iracheni, addirittura una donna e due bambini uccisi, «non siamo dei Rambo». Il perché della sottolineatura è evidente: le forze armate ritengono di aver assolto in maniera adeguata agli ordini della coalizione angloamericana, ma senza venir meno alle indicazioni del governo e del Parlamento. E cioè sempre di «missione di stabilizzazione» si tratta. E però la situazione sul campo resta tesa. Tutt'intomo a Nassiriya divampa l'incendio. Quindi l'ammiraglio non inten- de fare previsioni. E c'è una buona dose di preoccupazione nelle sue parole. «Non sono un mago. Troppo audace fare previsioni sul futuro». Il Paese e il Parlamento sono scossi alla notizia di soldati italiani che avrebbero ucciso donne e bambini. «Non vogho cadere nel lacrimevole, ma quando i nostri soldati si sono accorti che potevano essere colpiti donne e bambini si sono fermati. E' successo al ponte nord, ad esempio. I nostri hanno evitato di sparare. Si sono fermati e hanno atteso. Soltanto successivamente sono intervenuti. Ma comunque non può definirsi questa dei ponti un'azione di guerra. Voi chiamereste guerra un conflitto a fuoco tra un gruppo di poliziotti e di malviventi? Certo, è diverso il contesto. Ma la dinamica è la stessa». E quindi, ecco ancora Di Paola, «non si è usciti dalle regole di ingaggio», ossia i soldati si sono limitati a rispondere al fuoco. «Sempre discriminatamente, senza perdere la testa». Ma le donne e i bambini morti? E lui, seccamente: «Mi sembrerebbe improprio considerare che siccome si sparava, e siccome tra le vittime ci sono state donne e bambini, questi sono morti per il nostro fuoco. In realtà noi abbiamo usato molta misura e riteniamo di non avere responsabilità, se ci sono stati e nella misura in cui ci sono stati, per i morti tra la popolazione civile». Come è andata per davvero? Andatelo a chiedere ai miliziani di al-Sadr, propone un po' provocatoriamente ai giornalisti. «Erano loro, i guerriglieri, che sparavano senza misura e utilizzavano donne e bambini come scudi umani. I nostri che hanno operato si sono visti donne e bambini venire avanti ed hanno sospeso il fuoco proprio per evitare di metterli in situazione di pericolo». Però i generali non nascondono che ci sono state vittime nella popolazione civile. «Si sparava in due e loro lo facevano contro di noi dall'abitato urbano senza starci troppo a pensare. I terroristi non usano regole di ingaggio». Comunque, ribadisce, «non è stata un'azione di guerra perché non siamo in guerra, come ha autorevolmente sottolineato il governo. Sono stati degli scontri dovuti al fatto che siamo stati provocati da facinorosi che ci volevano impedire di svolgere il nostro lavoro». I nostri soldati, insiste, hanno fatto il loro dovere. Hanno mostrato fermezza «perché così si acquista autorevolezza», ma sempre «con misura». Il ruolo del contingente è «utile». La governatrice Barbara Contini «ci ringrazia e lo stesso fanno tante organizzazioni non governative che operano lì». A Nassiriya, grazie agh itahani, c'è una «relativa» tranquillità. «Siamo lì per consentire un ritomo alla vita normale o almeno meno anormale possibile». [fra. gri.]

Persone citate: Barbara Contini, Ciampi, Di Paola, Giampaolo Di Paola

Luoghi citati: Ciampino, Iraq, Nassiriya, Roma