Ruqqeri: figlio mio ti spiego la musica

Ruqqeri: figlio mio ti spiego la musica «PUNK PRIMA DI TE» TRA VECCHI SUCCESSI E COVER Ruqqeri: figlio mio ti spiego la musica MILANO «Punk prima di te» è un ed nel quale Enrico Buggeri toma a cimentarsi con i propri esordi. Qualcuno ricorderà l'attuale elegante crooner, in quei tardi 70; imberbe pimkettaro dagli occhiali cerchiati di bianco, indomati riccioli color giallo polenta, aggrediva il mondo con i suoi Decibel, in brani come «Il lavaggio del cervello» o «Superstar» dove cantava di un fan che uccide il divo preferito, tre anni prima dell'assassinio di John Lennon. Quel materiale toma alla luce in «Punk prima di te», per metà dedicato a se stesso e per metà alle riverite cover dei suoi idoli: «God Save the Queen» dei Sex Pistols, i Clash di «The Guns of Brixton», i RamonesdidlWanna he sedated», il Bowie di «The Jean Genie», il Lou Reed di «Sweet Jane». Buggeri confessa che tutto è successo grazie a suo figlio Pico, studente di terza media. Buggeri, che tipo è Pico? «Ne sa di più di un direttore artistico medio. Come padre, vivo il mio momento felice: prima andavamo alle partite, ora è tutto concentrato sulla musica. Mi dice: aspetta che ti metto su i Roxy Music. Ha un carattere estroverso, artistoide. Suonicchia, ma gli piace di più star dietro le quinte; alla recita scolastica ha voluto far la regia e il presentatore. Indossa catene, e magliette terrificanti con sopra Sid Vicious o i Rancid. Quando andiamo a trovare mia madre, lo prego di cambiarsi». Enrico Ruggeri Lei nel '77 fu profeta con «Superstar» che parlava di un fan assassino. (Avevo individuato che il rapporto fra star e fan stava diventando molto intenso, di amore-odio. Quando scrissi quella canzone ero più dalla parte del fan, avevo provalo l'amore sviscerato per una star, con Lou Reed, mi successe con "Rock the Casbah" dei Clash. Ai tempi venivano a mancare certezze consolidate, il parroco o il padre piuttosto che Stalin. Il padre magari si separava, il parroco stentava a confrontarsi con il mondo che cambiava; dunque la band o il cantante diventavano più importanti». Adesso, manco più le rockstar tirano... «Prima delegavi tutto a uno che rappresentava almeno qualcosa, oggi deleghi a uno per- che l'hai visto in tv. Invece di Bob Dylan, ti butti sul bello di "Vivere" o del "Grande fratello". Almeno Dylan sollecitava le parti migliori della tua anima; ora, con tutto il rispetto, ti sollecita Tolti». Il primo grande del punk? «Lou Reed, il più svelto e spietato a mostrarci la follia dell'America. A me l'America non piace, ma mi piace chi ne ha colto le incongruenze, da Altman a Bukowski, da Kerouac a Woody Alien a TomWaits». Molti punk han fatto delle fini trucide... «Erano comunque candidati. Solo finendo male, potevano rafforzare il loro mito». [m.ven.J Enrico Ruggeri

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