Lusso e ironia di Gruau, il creatore di sogni di Marco Vallora

Lusso e ironia di Gruau, il creatore di sogni E MORTO QUASI CENTENARIO IL CELEBRE DISEGNATORE DI MODA E DI PUBBLICITÀ: DA RIMINIA PARIGI SULLE TRACCE DI UN'ARTE VELOCE E MALIZIOSA Lusso e ironia di Gruau, il creatore di sogni Marco Vallora POCHI, soprattutto nella sciovinista Francia, che ha maugurato con lui nel 1999 il Museo della Pubblicità del Louvre, sospettavano che sotto il nome illustre di René Gruau, il «creatore dei sogni», come voleva un'etichetta a lui cara, celebre per le icone di Dior e di Balenciaga, per i manifesti sgargianti del Lido o per le fodere Bemberg, si nascondesse il conte riminese Renato Zavagli RicciardelM delle Gammate, un titolo da Corriere dei Piccoli o da romanzo lagrimoso di Luciano Zuccoh. Ma non c'era nulla di tutto questo, nel solido e sapido disegnatore pubblicitario Gruau, che è morto quasi centena¬ rio nella sua casa di Roma. E' scomparso il 30 marzo: ma com'era suo costume, tanto schivo quanto snob, ha lasciato per testamento la volontà che la notizia trapelasse in ritardo, quasi per caso, poiché ormai odiava il mondo consumistico dei mass-media, e ne parlava con molto disprezzo negli ultimi soggiorni riminesi. Dopo che per la solerzia dell'assessore Stefano Pivato, la cittadina della riviera romagnola si era finalmente ricordata di lui, e addirittura gh aveva dedicato due sale permanenti al museo della città, accanto ai capolavori di Bellini e Cagnacci. Ora la notizia ufficiale della sua scomparsa giunge dal ricordo di Laura Biagiotti, sensibile alle cose dell'arte. Perché Gruau era un artista soprattutto geniale nella sua icasticità iconica, nella concisione quasi classica del suo tratto pur moderno: rapidi, folgoranti motti figurativi, colori netti e segno sarcastico, che s'incidevano nella memoria del passante distratto. Come quell'omino che correva, con sotto il braccio il vestito inamidato, quasi fosse la cassetta di un violino, o il mitra di un bandito. Non a caso si erano impadroniti subito del suo genio comunicativo (le sue ajfiches perentorie hanno in gran parte anticipato le storiette minime dei Caroselli) i couturiers intelhgenti della Francia raffinata. Quei «letterati» della moda, come Jacques Fath o Balmain, che non l'aveva¬ no lasciato più fuggire dalla Francia apres guerre. Dov'era arrivato, da un'Italietta soffocante, adottando il cognome parigino della madre, per non disturbare la quiete del padre nobile, il Conte Alessandro. Si sa che per quegli anni, di incipiente fascismo, per un maschio occuparsi di moda era una scelta tabù. Meglio emigrare nella libera Parigi, dov'era giunto con la volontà di disegnare figurini, che gh venivano così naturali. Prima in Belgio, dove lo portava anche il gusto per la pittura fiamminga, poi in Inghilterra, quindi nella Francia anni Trenta della geniale Elsa Schiapparelli, italo-francese come lui, e di Cocteau, da cui forse aveva me- diate quella stellina innamorata, che siglerà tutte le sue opere (anche quelle di scenografo, per l'Opera Comique o il Théàtre du Palais Royal). Come già era stato per la Schiapparelli (che amava almanaccare bottiglini di profumo in stile Dalì o abiti e suppellettili surrealoidi) anche quando immaginava i suoi manifesti, Gruau evocava intorno ad un aperitivo Martini o ad un foulard Dior una situazione emotiva, un'atmosfera, un racconto, sintetizzato in un gesto pittorico veloce e malizioso. L'humour sventato era il suo tratto distintivo d'artista, indeciso tra gh svolazzi liberty alla Erte e le dure scorciatoie déco in stile Cassandre. Che fosse un artista più che un disegnatore di moda e di pubblicità, se n'era accorto l'editore Franco Maria Ricci, che dopo aver affidato il volume su Erte a Roland Barthes, chiese ad un suo allievo, Patrick Mauriès, di occuparsi di questo emulo riminese. Che è un po' il trait d'union tra la Riviera Romagnola di De Pisis e Marino Moretti, e le foibe felliniane di Gradisca e diAmarcord. Un'illustrazione di René Gruau

Luoghi citati: Belgio, Francia, Inghilterra, Parigi, Roma