Canta ancora Pavarotti khmer di Claudio Gallo

Canta ancora Pavarotti khmer LA STORIA SFORTUNATA E PARADOSSALE DI KHOUN SETHISAK, CHE IN CAMBOGIA PARAGONANO AL CANTANTE ITALIANO Canta ancora Pavarotti khmer Claudio Gallo PHNOM PEHN SI allontana il centro affollato di grandi fuoristrada giapponesi, Mercedes nere coi vetri oscurati, vetrine scintillanti di Rolex d'oro e catene dorate grandi da poterci legare un bue, mentre avanza la realtà del paese che i dollari di pochi ricchi non riescono ad occultare a lungo: la miseria delle case sbrecciate e delle baracche, la gente piccola e gracile con gli occhi insondabili capaci di passare dalla benevolenza alla ferocia come un cielo di marzo. Il cliché facile da affibbiare a tutti gli orientali, anche qui a Phnom Pehn. La strada sembra un groviera, marchiato dai due solchi scavati dal passaggio delle auto. Un venditore annoiato offre banane fritte a clienti inesistenti, bambini vanno e vengono su vecchie biciclette infangate. Nell'aria che sa di pollo al ginger irrompe un suono famigbare e incongruo allo stesso tempo, come se a teatro lo scenografo avesse calato il fondale sbagliato: mi, mi, mi, sol, fa, re, battono i tasti di un pianoforte. Una voce calda e potente, così poco esotica in queste quinte esotiche, intona: La donna è mobile, qual piuma al vento... «E' Sethisak che si esercita», dice l'autista. Anche l'autista conosce Sethisak dopo che Emily Watt ha scritto di lui sul Phnom Penh Post presentandolo come il futuro Pavarotti del Mekong. La signora Watt non ha nascosto l'ironia del paragone col corpulento tenore itahano: Khoun Sethisak a 33 anni è alto poco più di un metro e mezzo, e peserà cinquanta chifi. La sua voce però non si lascia intimidire dalle proporzioni del corpo e s'irradia possente, elegante. Un tenore khmer è una storia dai molti paradossi, a cominciare dal fatto che il più vicino pubblico in grado di apprezzarlo sarebbe a qualche mighaio di chilometri, ben al di là dei confini nazionali. La Cambogia del dopo Poi Pot è un paese a cui un chirurgo paziente sta ricostruendo il volto cancellato dal coltello di un'utopia criminale. Dal 1975 al 1979 sparì il 21 per cento della popò azione e fu massacrata l'intera classe dirigente e intellettuale: più di un milione e mezzo di persone morirono denutrite o assassinate. Un'ébte capace di capire la lirica semphcemente non esiste più. Imperturbabile, Sethisak si prepara per tm futuro senza garanzie esercitandosi mai meno di due ore al giorno: con una prospettiva meno fosca, il suo nume è Socrate che impara un' aria al flauto poco prima di bere la cicuta, o il cinese della foto di Carrier Bresson che legge un libro per ingannare l'attesa del patibolo. «La voce vorrebbe vitamine e calorie che non posso permettermi - dice -. La mia famiglia è molto povera: mangiare tutti i giorni è un esercizio di fede. Ho qualche allievo a cui insegno musica ma senza auto non posso fare molto. Poi, dovendo esercitarmi tutti i giorni, non posso impegnarmi a tempo pieno. Alla fine del mese metto insieme 80 dollari, il che è poco anche per un paese povero come la Cambogia». Come tutti i cambogiani della sua età, ha incominciato a conoscere la vita nei campi di lavoro, negli anni in cui i khmer rossi erano una spina nel fianco del Vietnam molto apprezzata e incoraggiata dalla ragion di Stato americana. Quando finì il grande incubo aveva nove anni e un talento naturale per la musica che lo portò così piccolo a cantare motivi tradizionah khmer alla radio e alla tv. Per una breve stagione, nei primi anni 80, paesi comunisti come il Vietnam e la Germania dell'Est mandarono in Cambogia insegnanti e musicisti per ricostruire sulla tabula rasa lasciata da Poi Pot. Sethisak completò brillantemente le scuole superiori, distinguendosi nella musica. Era bravo, così fu deciso che sarebbe andato al conservatorio di Mosca, allora benevolo alleato socialista. Non era una cosa da poco per un giovane cambogiano: è vero che molti altri suoi coetanei avevano preso la strada dell'Unione Sovietica, ma per laurearsi in ingegneria, in chimica, in architettura. Gh standard dell'accademia musicale russa erano molto alti, e quasi tutti i suoi colleghi furono strappati dalle braccia dalle muse e rispediti nella prosaica Phnon Pehn. In quattro anni soltanto due ragazzi riuscirono a percorrere le orme di Sethisak. Ma le cose filano lisce per poco: nel '91 si guasta l'amicizia socialista tra i due popoli e insieme con essa cade la borsa di studio del ragazzo. Il rublo divenne il suo principale tormento, da casa riceveva saltuariamente qualche aiuto, tanto generoso quanto insufficiente. Nessuno era disposto ad aiutarlo, non aveva nemmeno un misero stipendio come garanzia. Fu allora che incominciò il suo odio per le patate: «Era l'unica cosa che mangiavo, me le regalava un amico contadino. Colazione, pranzo, cena. Al forno, fritte, bollite. Tutti i santi giorni». Lo studio non era meno duro della sopravvivenza. Per quattro anni passò al pianoforte fino a otto ore al giorno, studiando composizione e teoria musicale. Come per molte cose importanti della vita, il talent scout della sua voce fu il caso. Era già il 1994, l'anno del diploma quando per festeggiare il completamento degli studi cantò in pubblico un motivo tradizionale khmer. Il suo insegnante rimase così colpito che lo spedì subito a un colloquio per l'ingresso nella scuola di canto. Fu ammesso e a 26 anni ricominciò gh studi. Dopo otto anni di spartiti e patate, tornò in Cambogia pieno di entusiasmo ed idee. Lo accolse la vecchia miseria e dovette lottare strenuamente per tener viva la sua visione. Il destino gli diede una seconda possibilità: un appassionato d'opera della capitale lo ascoltò e ne fu rapito. Ne parlò con entusiasmo a un ricco amico americano che decise di pagare al giovane un periodo di studi negli Stati Uniti. Dopo l'Urss, che nel frattempo si era liquefatta, gh Usa. «Andai a studiare a San Francisco - ricorda Sethisak -. Avevo ima specie di borsa di studio per le lezioni di Dickson Titus, il maestro di Ruth Ann Swenson». Ma le cose filano lisce per poco, arriva l'I 1 settembre 2001. Il mondo non sarà mai più come prima, scrivono i giornali. Con le Due Torri si sbriciola anche il permesso di soggiorno di Sethisak. Di nuovo su tm aereo che toma in Cambogia. Difficile oggi vedere un grande futuro dalla finestra di una casa alla periferia di Phnom Pehn, ma Sethisak non molla: «Spero di trovare un altro sponsor per i miei studi. Sarebbe bello poter venire nella terra di Bellini e Verdi, dell'OteZZo che è la mia opera italiana preferita, del compianto Franco Gorelli che resta il mio tenore prediletto». Il suo sogno è di completare gh studi e tornare in patria: «Credo profondamente che se imo sa perseverare, il valore alla fine viene riconosciuto. Non ho un lavoro fìsso, non ho un'automobile, non so cosa sia un ristorante, non ho un palco né un pubblico ma so che prima o poi tutto questo cambierà». Le cose desiderate intensamente hanno la pericolosa tendenza ad avverarsi, chissà che il tenore khmer non venga scoperto una terza volta: provaci ancora Sethisak. Ha 33 anni, è piccolo, gracile e ha una voce potente. A Phnom Penh lo conoscono tutti, ma non ha un pubblico Negli Anni 80, con una borsa di studio, va a Mosca. Scioltasi l'amicizia fra i due Paesi socialisti, è costretto a tornare a casa Il destino gli apre le porte per gli Usa, ma arriva MI settembre. Oggi è senza lavoro, ma sogna di venire in Italia Khoun Sethisak. A lato, la Cambogia oggi