La lezione dell'Ira: rinnegare la violenza scegliere la politica di Domenico Quirico
La lezione dell'Ira: rinnegare la violenza scegliere la politica La lezione dell'Ira: rinnegare la violenza scegliere la politica Domenico Quirico TERRORISTI o rivoluzionari? Per Nietzsche era definibile solo ciò che non aveva storia. E purtroppo il terrorismo ha una storia lunghissima. Come l'hanno l'Ira e i «troubles», i problemi, pudica metafora della mischia secolare nell'Irlanda del Nord; che durano da quando, nel 1690, sulle rive insanguinate del Boyne, Guglielmo d'Orange sconfisse Giacomo secondo e trasformò in un turbine di orgiastico e palpitante nazionalismo la guerra di religione tra protestanti, scozzesi e inglesi, e cattohci irlandesi. Ancora un'altra domanda: qual è l'Ira? Quella «ufficiale», marxista, un partito di anime coriacee che con la politica sognava di lottare contro l'apartheid economico e amministrativo praticato dagli inglesi e riunificare le contee del Nord alla madrepatria Irlanda? 0 quella dei «provisionnals», intossicati dalla retorica delle bombe, convinti che le idee camminano troppo adagio e penetrano nelle teste molto meno profondamente delle pallottole? 0 forse erano solo due facce di una stessa medaglia e ci siamo fatti ingannare, ancora un volta!, dal mimetismo ideologico, prendendo sul serio gli slogan marxisti, sopravvalutando il peso delle convinzioni ideologiche rispetto al fanatismo, al nichilismo criminale? Due anni fa nel trentesimo anniversario di una strage, il Bloody Friday di Belfast, r«Irish RepubUcan Anny», con un pubbhco documento, offrì clamorose «scuse e condoglianze sincere» alle famiglie delle vittime mon combattenti» che aveva assassinato. Sono mogli e figli di soldati, poliziotti, paramilitari fedeli alla Corona, passanti falciati dalle bombe, tutti eliminati in nome della legge fondamentale di ogni terrorismo: negare l'esistenza nel campo avverso di innocenti. Ora che nell'Ulster è prevalsa la soluzione pohtica, è statal'ammissione di una colpa morale? 0 solo un altro gesto «politico», tra reticenze e abissi di silenzio, per non perdere consenso? Ed Moloney, ex giornalista dell'Irish Times e délSunday Tribune, con saldi contatti con questa nerboruta compagine guemgliera, ha scritto la prima storia dell'esercito clandestino irlandese. Còme in ogni odissea c'è un eroe: Gerry Adams, presidente del Sinn Féin, braccio politico dell'Ira, l'intrepido Mandela della tragedia irlandese. Ha respirato fin da piccolo, figlio di una vittima della repressione britannica, l'odio contro i «colonialisti inglesi» ma non si è fatto infetta¬ re dal fanatismo. Lo ha cambiato, nel 1981, una vicenda tragica: dieci detenuti dell'Ira guidati da Bobby Sands si lasciarono morire di fame in carcere. Dieci vittime di una doppia intransigenza: quella di Margaret Thatcher, inflessibile premier inglese, e quella dell'Ira che non diede l'ordine di sospendere lo sciopero della fame e sfruttò cinicamente l'emozione causata dai «martiri». Fu quel giomo che Adams capi che negli slogan della «lotta di liberazione» c'era qualcosa di tetro e di torquemadesco, che le alleanze «tattiche» con i terrorismi mediorientali erano una via senza ritomo. E iniziò la lunga marcia per trasformare un movimento che basava sulla violenza tutta la sua strategia in un partito politico socialdemocratico che ha firmato nel '98 l'Accordo del Venerdì santo. Una battaglia intema dura, spietata, «sporca», che ricorda le arzigogolate congiure dei partiti bolscevichi. Tra le rivelazioni del libro, (uno choc nell'Ulster tutt'altro che pacificato!) c'è il racconto di come Adams non esitò a consegnare alla polizia un cargo carico di 150 tonnellate di armi comperate dai «provisionnals» dalla Libia di Gheddafi con cui i militaristi volevano mettere a fuoco l'Ulster e la Gran Bretagna, delimitando ogni possibile negoziato con un Muro di sangue. E l'anno dopo, nel 1998, lasciò che le truppe inglesi massacrassero una brigata di irriducibili. Nei giorni insanguinati di Madrid e di Baghdad, rileggere questa storia dell'Ira serve: per capire quanto il terrorismo è cambiato con l'irrompere dei fondamentalismi. Movimenti come l'Ira e l'Età, i nazionalismi che sfruttano le scuciture della Storia, tutte le ideologie sia di destra che di sinistra, lottano, almeno nella propaganda, per obbiettivi politici e sociali; vogliono autonomie, indipendenze, riforme agrarie, posti di potere. Uccidono, ma devono inquadrare i loro deUtti in un progetto strategico che ne riduce l'entità numerica e «seleziona» le vittime. Baschi e «provisionnals» sono killer di poliziotti, soldati, rappresentanti dello stato; i civili semmai sono orribili «danni collaterali». I nuovi terroristi invece puntano all'annientamento di un nemico considerato empio, inumano, indegno di vivere: Bush e il passeggero anonimo di un aereo o di un treno in Occidente hanno oggettivamente (orribile avverbio) le stesse colpe. La prima storia dell'esercito clandestino irlandese: una tragica esperienza che fa capire come il terrorismo è cambiato con l'irrompere dei fondamentalismi Gerry Adams, leader del Sinn Féin Ed Moloney La storia segreta dell'Ira (rad. diS. G. Ficbera Baldini Castoldi Dalai pp. 690, e 23,40 SAGGIO
Luoghi citati: Baghdad, Belfast, Gran Bretagna, Irlanda, Irlanda Del Nord, Libia, Madrid, Ulster
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