Capossela, il cuore muore on the road

Capossela, il cuore muore on the road Capossela, il cuore muore on the road Marco BelpolHi CI sono cantautori per cuila scrittura letteraria non è altro che la prosecuzione delle frasi delle proprie canzoni - il giro del verso, il tono e il ritmo sono i medesimi -: ad esempio Davide Van Des Sfross, con il suo recente Le parole sognate dai pesci (Bompiani); oppure, autori di canzoni e musiche per cui la scrittura narrativa costituisce il passaggio a un altro territorio, confinante, limitrofo, e tuttavia diverso, come accade a Francesco Gucdni, sempre più lontano dàlia poesia dei suoi versi musicali e sempre più vicino alla serialità delle scritture di genere, dopo lo sfolgorante debutto linguistico del suo primo lontano libro. Vinicio Capossela, al suo debutto, ha invece imboccato una via intermedia: vicino ai propri testi e ritmi, ma con una modalità propria, decisamente autonoma dal punto di vista letterario. iVon si muore tutte le mattine è prima di tutto un libro nutrito di molta letteratura: Fante, Tondelli, Charles Bukowski, ma anche Gelati e Kerouac. Ci sono tutti o quasi iloro topos letterari, i luoghi deputati di questi come di alta scrittori, ma immersi in una scrittura personale, decisamente originale. Capossela è uno scrittore "impressivo", come le canzoni che canta nei dischi: capace di trasmettere un sentimento, una commozione, ma anche un movimento. Così sono i suoni e le parole delle sue bellissime canzoni, e così funzionano anche questi racconti. .Non si muore tutte le mattine non è tuttavia un romanzo vero e proprio, bensì un mosaico, una composizione di frammenti; tutti insieme drestituiscono l'immagine di un unico disegno replicato con insistenza nelle sue molteplici parti. Al centro del pattern c'è l'io stesso dell'autore e i suoi eteronomi, o i suoi dieci o cento pseudonimi con cui Capossela racconta in maniera fratta e a tratti concitata (l'uso dei punti di sospensione, secondo il modello di Celine, è sintomatico). A volte siamo in ima stanza d'albergo, altre in un parcheggio dell'autostrada, a volte ci sembra di scorgere un quartiere di Milano, altre volte girovaghiamo per Istanbul o entriamo nelle campagne e nelle città dell'ex Jugoslavia; in altri punti il racconto evoca invece la lontana vicenda di Napoleone, eroe di uninfanzia mai tramontata, visto attraverso le sue sconfitte, dalla Beresina russa alla Waterloo belga. Quelle che Capossela ci racconta sono storie di strada, di viaggio e di passaggio, storie liminari, anche se a far da contrappeso a questo movimento onthe road è la staticità dei soldatini, delle battaglie combattute da bambini in una stanza, i ricordi e l'immobilità dei sentimenti. Mentre tutto viaggia intorno alla voce narrante - a volte in prima, altre in terza persona c'è qualcosa nel libro che resta fisso. E', appunto, la malinconia, ma anche la capacità che Capossela possiede di gioire e far gioire il lettore per mille piccoli dettagli: personaggi, luoghi, voci, abiti, macchine, inclinazioni, perversioni o manie. Toma in questo romanzo di frammenti, caleidoscopio di situazioni e voci, tutta l'affettività del cantante, la sua voce pastosa che intona storie minime, a tratti indecifrabili, altre volte evidenti come un colore o un odore. Capossela fa ricorso a ima lingua ricca, sintatticamente elaborata, che non ha nulla della paratassi di certe scritture contemporanee, ma si estende verso un barocchismo dell'affettività che consiste nel descrivere in modo suntuoso impressioni, sensazioni, immagini nella speranza che nulla vada perduto sulla pagina come nella musica, ovvero : nella vita. C'è in questo libro, che a tratti sembra scritto solo per sé, per essere letto da un unico lettore Capossela stesso - una vogha insaziabile di divorare il mondo. E' l'abbacinante quantità con cui si apre il libro stesso; .EZo^io della quantità è il titolo del primo capitolo; lì Capossela passa in rassegna i suoi "compari", i personaggi di questi racconti - il tenente Dum, Caarlo, Nuttless, Maldonado - e si chiede dove siano finiti: sono solo delle voci. E' per salvare l'impressione delle loro inflessioni vocali, dei loro suoni che Capossela ha ■scritto questo libro, per raccontarci, come da fa da diversi anni nei dischi, che il suo cuore è morto mille e mille volte, che lui ha covato la morte dentro, che se l'è tenuta ben stretta, perché solo così è riuscito a vincerla: con la mortalità del suo modo d'essere. Questa è la mia vita, la vita in generale, ci dice lo scrittore-cantante; lui sa bene che si muore una volta sola. Per questo canta nei dischi e scrive libri. Che questa davvero sia la nascita di un nuovo scrittore? L'esordio del cantautore, un mosaico di voci, echi da Fante a Tondelli, da Kerouac a Celati, storie minime tra malinconia e speranza Vinicio Capossela: un originale esordio letterario Vinicio Capossela Non si muore tutte le mattine Feltrinelli, pp. 336, e 16 ROMANZO

Luoghi citati: Istanbul, Jugoslavia, Milano