I medici a Pannella «Smetta io sciopero»

I medici a Pannella «Smetta io sciopero» IL LEADER SU SOPRI: ASPETTO UN SEGNALE DA CIAMPI I medici a Pannella «Smetta io sciopero» ROMA Marco Pannella è pronto a interrompere lo sciopero della fame e della sete se dal capo dello Stato Carlo Azeglio Ciampi arriverà «un atto concreto, che sia la prova irreversibile della capacità del presidente di compiere e assolvere il suo potere di grazia», come ha dichiarato il leader radicale a Sky Tg24. Però le sue condizioni, secondo i medici curanti, incominciano ad essere preoccupanti dopo 45 ere di digiuno. «Alla luce delle variazioni cliniche e laboratoristiche di queste ore, che aumentano il rischio di possibili complicanze cardio e cerebrovascolari, il collegio medico sollecita all'onorevole Pannella una interruzione immediata del digiuno e la contemporanea astensione da ogni attività fisica». E' quanto recitava il bollettino medico di ieri sera alle 19, che precisava come si sia verificata anche una «condizione di discreta disidratazione con ipotensione ortostatica più marcata». Mentre sul caso Sofri il mondo pohtico continua a dividersi e si profila un intervento della Consulta per dirimere il conflitto strisciante nato tra il Quirinale e il Guardasigilli Castelli, si è aperto un altro fronte, con un digiuno opposto a quello di Pannella. Lo ha incominciato Bruno Berardi, presidente dell'Associazione dei familiari delle vittime del terrorismo, figlio del maresciallo Rosario, che nel '78 fu ucciso a Torino dalle Br. Giuliano Ferrara ha scritto una lettera aperta indirizzata a Berardi, che oggi verrà pubblicata sul Foglio, nella quale scrive di ricordarsi del padre quando fu ammazzato «come un cane dalle Br, a due passi da casa mia, a Torino», quando cioè il direttore del giornale era un dirigente del Pei. Ferrara difende gh obiettivi della campagna lanciata dal suo giornale e contro la quale Berardi digiuna per protesta, per la grazia a Sofri - «un atto di clemenza che completa la giustizia e non si smentisce» - e per la restituzione al presidente della Repubblica del potere di concederla («un atto di legalità costituzionale che ha valore in sé»). Il direttore del Foglio assicura nella sua lettera aperta di sentirsi legato da un profondo affetto alla memoria del padre di Berardi e di tutte le altre vittime del terrorismo e ricordo di essere stato tra quanti sostenevano, da sinistra, il «diritto alla delazione» anche se oggi si colloca tra «gh amici del detenuto di Pisa». Se Ferrara parla esplicitamente di grazia, Pannella invece - che ha affermato nel collegamento con Sky di stare «benissimo» e di essere «in foima» - toma a spiegare come la sua protesta sia per «un problema di giustizia, non di grazia». Quindi, non uno sciopero perché sia concessa clemenza ad Adriano Sofri, ma perché il presidente della Repubblica possa riappropriarsi del potere «sovrano» di concedere la grazia. Ma alla concessione della grazia, fa eco il presidente dei deputati di An Gian Franco Anedda, «concorrono due volontà, quella del presidente della Repubblica e quella del ministro deUa Giustizia». «Da quando vi é la Costituzione - aggiunge - è sempre stato così, senza alcun toimento. Non stiamo discutendo se Sofri meriti o no la grazia, stiamo discutendo un principio di legahtà». A rivendicare il «potere sovrano» del presidente della Repubblica nel concedere la grazia è invece il sottosegretario alla Giustizia Michele Vietti» sH fatto che nel procedimento per la grazia intervengano due soggetti, non significa che abbiano lo stesso molo - spiega l'esponente Udc -. La grazia è un potere sovrano del presidente della Repubblica, il ministro ha un ruolo per così dire "servente": deve espletare l'istruttoria, quindi raccogliere i pareri, e trasmettere il tutto al capo dello Stato assieme al proprio parere». Maccanico, per la Margherita, crede che sia necessario sollevare un conflitto di attribuzione, [r.i.j

Luoghi citati: Ferrara, Roma, Torino