«Ho un accordo con il delfino del leader sciita» di Vincenzo Tessandori

«Ho un accordo con il delfino del leader sciita» «HA DETTO CHE VUOLE LA PACE E NON CI CONSIDERA SUOI NEMICI» «Ho un accordo con il delfino del leader sciita» Barbara Contini del governo provvisorio racconta l'incontro con Al Kharfaji colloquio Vincenzo Tessandori NASSIRIYA IERI la giornata si è consumata in un'atmosfera d'incertezza: non c'era più la guerra, la piccola, maligna guerra scatenata dalla folla e che è carica di rischi, ma non c'è neppure la speranza di indovinare una pace, quale che sia, dietro la linea dell'orizzonte. E oggi? Oggi comincia un'altro capitolo. Per i miliziani, toleranza zero, hanno deciso gli americani II che può dire molto, ma può anche non significare nulla. L'idea, condivisa con entusiasmi variabili dagli altri della coalizione, è di togliere visibilità agli uomini in tuta nera, passamontagna nero e armi, naturalmente nere, che scorrazzano per le vie delle dttà, e non solo, con la luce e con le tenebre. L'ordine è di catturarli, quindi sottoporli a processo. L'antica Babilonia con i suoi tradimenti e i suoi doppi e tripli giochi sembra emeigere da queste giornate convulse. E con l'eco dei tumulti ancora vivo e con il timore per una situazione fragile e insicura che, per tutto il giorno, ieri, a Nassiriya, fin dentro la sede Jimmat Al-Sadr-Thani, si è intrecciata una trattativa con i capi sciiti. Da un lato Barbara Contini, 42 anni, milanese, responsabile per l'area di Nassiriya del Cpa che significa l'Autorità provvisoria della coalizione; dall'altro il delfino di Moqtada al Sadr. Chi vuole lo scontro e perché? AusAl-Kharfaji, leader religioso della città, ha assicurato di aspirare soltanto alla pace, e che i militari italiani e quelli del Cpa lui non li considera nemici. E ha ripetuto come la sommossa delle notti scorse, che si è trascinata dietro tre militari italiani e tre portoghesi feriti, fosse esplosa per l'arresto, voluto dagli americani e fatto dagli spagnoli, di Moustafa al-Yacubi, un fedelissimo di al Sadr. Ma ora è il tempo della riflessione, ha aggiunto al-Kharfaji: il che non vuole dire che sia il tempo della pace, tant'è che il rischio è che qualche fazione incontrollata o controllata da un signore del terrore, decida di attaccare le forze della coalizione per addossare poi la responsabilità ai seguaci di al Sadr il quale, è stato ripetuto, sugli scontri dei giorni passati, «nonhaalcunaresponsabilità, del resto c'erano patti precisi». Ma i patti, si sa, vengono stretti anche per essere spezzati. Per questo assume un significato particolare la visita di Barbara Contini accompagnata da otto uomini di scorta, tutti rigorosamente in abiti borghesi, alla casa dello sceicco Kharfaji: la rappresentante del Cpa è stata accolta da cinquanta armati e la sua iniziativa è stata definita da Paola Della Casa, responsabile dell'ufficio stampa del Cpa del Sud, «un atto molto coraggioso». E coraggio ce ne vuole perché, ha aggiunto, «la situazione appare davvero molto pesante e questo approccio non militare ha forse evrtato che anche qui a Nassiriya accadesse il peggio, come a Najaf o a Baghdad». Un colloquio nel salotto buono, soltanto con gli interpreti, dunque come se fosse a quattr'oc¬ chi. Come prologo lo sceicco ha chiesto che i militari sui ponti, occupati dai dimostranti eppoi ripresi, abbassassero le armi; Barbara Contini ha ribattuto che ciò era possibile, apatto che fossero rimosse pure le mitragliatrici pesanti dei suoi. «Ho preso questa iniziativa d'impeto, senza pensarci. Del resto, era l'unica cosa da fare per risolvere la situazione». Dunque, le anni basse e le mitragliatrici da togliere: cose che potevano essere fatte e che sono state fatte, così la trattativa non si è arenata. Per evitare complicazioni i militari sono stati anche avvertiti di tenere un «profilo basso» . Ma non hanno lasciato la città, come qualcuno aveva insinuato durante la giornata, né il distaccamento Libeccio, la stessa Cpa, White Horse dove si trova la task force Eleven, mentre il grosso delle forze già da giorni è schierato nella base superprotetta di Tallii Soprattutto «continuano nella loro attività di controllo del territorio, sia in città sia fuori dalla città». Lo sceicco voleva dare un'impressione positiva e ha aggiunto: «Non c'entriamo con l'attacco agli italiani, noi non ce l'abbiamo con loro, noi vogliamo la pace». Poi, per spiegare e non spiegare ciò che era successo, ha aggiunto: «Io ho tanti amici, ma potrebbero esserci altri che non sono d'accordo».. Insomma, chi è d'accordo con chi? A Suk Al-Shiyookh l'agguato alla pattuglia de para del Tuscania è stato fatto da gente esperta e decisa «bene annata e molto bene addestrata». Per questo ci si domanda: e oggi, come si consumerà la giornata?

Persone citate: Barbara Contini, Paola Della Casa, Sadr

Luoghi citati: Babilonia, Baghdad, Tuscania