A Rivalla un'eredità di veleni

A Rivalla un'eredità di veleni OMA E CHIMICA INDUSTRIALE: LE DUE PIÙ GRANDI BOMBE ECOLOGICHE NELTERRITORIO PIEMONTESE SONO ANCORA «INNESCATE» A Rivalla un'eredità di veleni «Mancano i fondi per la bonifica dell'area» il caso Alberto Galno CHI pagherà le bonifiche degli stabilimenti di Chimica Industriale e Oma di Rivalta, la prima e la seconda bomba ecologica (fonte Arpa) individuate nel territorio piemontese? Le aziende sono fallite, la Procura ha riunito in un unico fascicolo i 9 procedimenti penah contro i vecchi amministratori, «volatili» come certi rifiuti tossici nocivi nel rapido turn-over che ne ha caratterizzato le gestioni. Con il cerino in mano restano i curatori fallimentari che non hanno un quattrino. E allora? Solo per il risanamento di un terreno adiacente a una delle due aziende si ritiene che debbano essere investiti 25 milioni di euro, da aggiungere ai quasi 8 milioni necessari per le operazioni di fotografia completa dei rischi ambientali e di messa in sicurezza degli impianti «imbottiti» di residui di solventi resinati ai fenoli e cianuri totali. Un mucchio di robaccia che, in in base alle autorizzazioni, non avrebbe neppure dovuto varcare la sogUa dei due impianti di «trattamento rifiuti». Ci sono idrocarburi aromatici e soda caustica; morchie di ogni genere affiorano in abbondanza dal terreno che scivola nel Sangone, dietro gli stabilimenti, e che da tempo fa parlare gli addetti ai lavori di trasformazione del torrente in una discarica a cielo aperto: scende a valle, verso il Po, al centro di un'area diventata parco fluviale. Peccato si sia all'anno zero e che, per rincuorare occhi e cuore, si debba gettare lo sguardo oltre, verso la collina morenica di Rivalta. Le due bombe ecologiche abitano qui, nel comune con 18 mila abitanti, 187 chilometri di strade e un battagliero sindaco donna, Amalia Neirotti, che raccoglie nel suo ufficio i dossier Chimica Industriale e Oma e ragiona sulle stime definitive: «Temo che occorrano 50 milioni di euro per cancellare tutto questo». Ci si sposta nel piazzale intemo della «Chimica», più vici- na alle abitazioni. Un timido refolo di vento è sufficiente per spargere i miasmi in agguato intomo ai 4.400 fusti che spuntano un po' ovunque. «Dopo l'ultimo sversamento di liquidi pericolosi del 16 marzo - scandisce con calma l'annuncio - abbiamo accelerato le operazioni di intervento sui principali rischi indicatici dall'Arpa, cioè l'emergenza dell'emergenza, coi fondi che abbiamo». Incoraggia la vista di un'autocisterna di una certa stazza che si prepara a ripartire con il suo carico di veleni. «Contiamo di spedire via 80 fusti al giorno» informa Roberto Pachetti, uno dei progettisti degli interventi di emergenza. Il peggio da queste parti è in agguato nell'aspetto sconfortante dei consunti eppure quasi traboccanti serbatoi, nelle vasche interrate, nei silos arrugginiti, album d'archeologia industriale che pure ha funzionato a pieno regime per trattare e incenerire una gran quantità di rifiuti tossico-nocivi sino al 2002. E che ha conservato un po' ovunque fra capannoni e impianti di stoccaggio a cielo aperto e interrati 4.450 tonnellate di robaccia all'Orna e quasi altrettante alla Chimica Industriale. JL questo è soltanto il peggio conosciuto: «Ricordo che negli anni '90 l'area dell'Orna era in gran parte sterrata - dice la funzionaria comunale Susanna Lanzetti - e ora, come si può notare, è stata tutta asfaltata». Male, a pezzi e pezzettoni, secondo le momentanee necessità: quali? «Si dovrà scavare, verificare che le brutte sorprese non siano finite. - dice il sindaco - E' probabile che qui sotto e intorno abbiano fatto il pieno negli ultimi tempi, quando i nostri legali, gli avvocati Vincenzo Enrichens e Augusto Pierre, già tempestavano la procura di esposti e il tiramolla delle autorizzazioni al trattamento dei rifiuti stava per finire». Si ritorna al 2002: l'ultima proprietà cerca di rilanciare gli impianti e fa pure qualche lavoretto di ammodemamento. E' appena passata in archivio la gestione di Pierdomenico Bottero, un manager legatissimo a un campione del redditizio frullato di pohtica e affari, un certo Elio Faussone. Con il trattamento dei rifiuti si è fatto i soldi. Un modello. «Sono scomparsi tutti quanti - osserva il sindaco Neirotti - e noi, pur avendo vinto una causa civile da 19 miliardi di vecchie lire, non sappiamo a chi chiederli. Ha presente la staffetta delle responsabilità? E' stata talmente veloce che nessuno è più responsabile di nulla. Una specie di gioco di prestigio». Com'è che si è arrivati così tardi al dunque, tanto da rendere insopportabili i costi sociah e economici della bonifica ambientale? «Oui la sensibilità c'era, e di comitati di cittadini che vigilassero non ne sono mai manca- ti» ricorda il sindaco. Parte dei sindacati si è schierata contro, per timore che i 50 dipendenti delle due aziende perdessero il lavoro. E' l'ennesima pagina nera: 30 uomini fra i 40-50 anni sono tuttora in cassa integrazione e prossimi alla mobilità, mentre decenni di incuria hanno trasformato l'area di 40 mila metri quadrati di proprietà comunale in un tappeto bituminoso che ha già inquinato la falda acquifera di superficie. Ora si pensa di verificare se alcune cascme dei dintorni vi attingano per irrigare i propri campi. Un disastro stra-annunciato ai cui margini hanno trovato riparo gli ultimi fra gli immigrati: sterpaghe, piccole discariche di altri rifiuti anch'esse maleodoranti ma non quanto i miasmi delle morchie di idrocarburi aromatici cancerogeni scaraventate lì, fra l'Orna e il Sangone, e che il caldo fa riesplodere a pochi metri dalle tane di cartone di questi uomini fra i topi che nessuno pensa di cacciare (o soccorrere) da quell'angolo infernale di «parco fluviale». «Quei materiali non avrebbero dovuto neppure varcare la soglia dei due impianti di trattamento rifiuti Ora si dovrà scavare per evitare altre brutte sorprese» Fallite le due aziende, la Procura di Pinerolo ha riunito in un solo fascicolo nove procedimenti penali contro gli amministratori Trenta operai resteranno in cassa integrazione Un'immagine dei fusti contenenti rifiuti tossici accatastati alla Chimica Industriale: mancano i fondi per la bonifica, intanto nell'aria circostante si continuano a diffondere i miasmi

Persone citate: Amalia Neirotti, Augusto Pierre, Elio Faussone, Neirotti, Pierdomenico Bottero, Roberto Pachetti, Susanna Lanzetti, Vincenzo Enrichens

Luoghi citati: Rivalla, Rivalta