«Iracheni, non fuggiremo come in Somalia» di Maurizio Molinari

«Iracheni, non fuggiremo come in Somalia» LA CASA BIANCA SCENDE IN CAMPO PER ARGINARE LA CRISI «Iracheni, non fuggiremo come in Somalia» Bush: «Ci attaccano i nemici della democrazia» Maurizio Molinari corrispondente da NEW YORK «Non consentiremo a Moqtada Sadr di usare la forza per impedire la democrazia». E' George Bush che scende il campo per indicare nell'imam sciita leader dell'Esercito del Mahdi un avversario da battere in Iraq. Parlando da Charlotte, in North Carolina, il presidente americano si è rivolto agli iracheni: «Non abbiate paura l'America non se ne andrà e non fuggirà». Il messaggio è destinato a quegli iracheni che «si stanno assumendo rischi nel cammino verso la libertà e la democrazia». Rassicurandoli, la Casa Bianca vuole evitare che cambino campo. Per Bush è in atto un braccio di ferro fra chi lavora per la ricostruzione e chi vuole gettare l'Iraq nel caos ed al fine di sostenere i primi l'Amministrazione è determinata a fare la scelta contraria rispetto a quanto avvenne in Somalia nel 1993, ovvero restare. Bush dunque risponde alla sfida militare della guerriglia sciita ribadendo le scelte fatte: «La data del 30 giugno per la transizione dei poteri non cambia e dopo non abbandoneremo gli iracheni, il tentativo di ricorrere alla violenza ed al terrore per far venir meno la nostra volontà non avrà successo». Sul fronte opposto ci sono le milizie sciite. «Sadr ed i suoi seguaci sfruttano il passaggio dei poteri come una scusa per lanciare attacchi, non vogliono la democrazia e tentano di osteggiarla con l'uso della forza ma non glielo consentiremo» dice il presidente, dando via libera alla caccia all'uomo lanciata dalle forze della coalizione per riuscire a catturare l'imam ribelle. Il portavoce Scott McClellan è andato oltre tracciando un collegamento fra l'Esercito del Mahdi e altre organizzazioni terroriste; «Sadr è un individuo che ha giurato solidarietà a Hamas e gli Hezbollah». L'arresto di Sadr è solo il primo obiettivo degli americani che puntano a smantellare l'Esercito del Mahdi: da qui il rischio di tensioni con l'Iran se dovesse essere provato il sospetto dell'intelligence che Sadr riceva aiuti e finanziamenti dagli ambienti più oltranzisti della Repubblica Islamica. Dietro la fermezza di Bush ci sono le manovre in atto al Pentagono per valutare le mosse necessarie al fine di fronteg- giare una guerriglia oramai su due fronti; ex baathisti e sunniti ad nord-ovest di Baghdad, sciiti a Najaf, Bassora e nella stessa capitale. Il generale John Abizaid, comandante delle truppe americane in Iraq, ha chiesto al proprio centro pianificazione di consegnargli «entro 48 ore» delle ipotesi di aumento del contingente, che al momento è di 120 mila uomini. Dall'inizio dell'anno si ventilava tale ipotesi ma finora il Segretario alla Difesa, Donald Rumsfeld, si era sempre opposto difendendo la scelta di alleggerire progressivamente la presenza militare portandola a HO mila - in coincidenza con le elezioni presidenziali di novembre. Il coincidenza con l'arrivo a Washington della notizia del passo di Abizaid il senatore democratico del Massachusetts, Ted Kennedy, si è lanciato in un duro attacco contro la Casa Bianca: «L'Iraq è il Vietnam di Bush, si tratta del presidente che ha più indebolito la credibilità del governo dai tempi di Richard Nixon, il risultato è che si è rotto il patto di fiducia cittadiniesecutivo». A Washington era atteso in settimana il capo dell' amministrazione militare, Paul Premer, che però ieri sera ha annunciato la cancellazione del viaggio. Bremer aveva in programma degli incontri a Capitol Hill per aggiornare il Congresso sui progressi compiuti verso il passaggio dei poteri agli iracheni ma l'esplosione della rivolta sciita lo ha obbhgato a cambiare programma. Considerato in ambienti repubblicani un possibile successore di Colin Powell ài Dipartimento di Stato - se Bush dovesse vincere le elezioni - Bremer vede la propria sorte pohtica legata al successo della transizione in Iraq, che ora appare in bilico. Dopo il 30 giugno il suo mandato terminerà e lascerà il posto al nuovo ambasciatore a Baghdad, il cui nome resta da designare. 1! generale Abizaid prepara un piano per aumentare subito il contingente, ipotesi che fino a ieri Rumsfeld aveva rifiutato Ted Kennedy attacca «Questo è il Vietnam del Presidente Dai tempi di Nixon nessuno ha meno credibilità dì lui» Soldati americani perquisiscono un iracheno a Sadr City, il sobborgo sciita di Baghdad teatro dei gravi disordini