SPOT %y POLLAR La grande rimonta di Bush

SPOT %y POLLAR La grande rimonta di Bush LA CORSA VERSO LA CASA BIAMCAAUNASVOLTACLAMOROSA SPOT %y POLLAR La grande rimonta di Bush retroscena Maurizio Mollnarì corrispondente da NEW YORK GEORGE W. Bush risale nei sondaggi a colpi di spot tv ed il rivale democratico John Kerry tenta di risalire la china rimpastando il team pubblicitario e puntando su Bill Clinton per accelerare la raccolta fondi. A dispetto delle rivelazioni dell'ex capo del controterrorismo Richard Clarice sui presunti errori della Casa Bianca prima e dopo l'il settembre e dell'aumento del prezzo della benzina, le ultime tre settiinane hanno visto Bush scavalcare Kerry nei sondaggi. I numeri parlano da soli. A fine marzo i sondaggi Cnn-UsaToday-Gallup davano Kerry in testa su Bush 50 a 45 per cento e la settimana scorsa Bush era in vantaggio 49 a 46. Sempre CnnUsaToday-Gallup ieri hanno diffuso un dato ancora più significativo: in febbraio Kerry batteva Bush in popolarità 60 a 56, oggi Bush batte Kerry 57 a 53 per cento. Sebbene il margine di errore - attorno al 3 per cento consenta di ritenere i candidati sostanzialmente alla pari, il recupero di Bush è da attribuirsi a 40 milioni di dollari spesi in 21 giorni per diffondere spot tv anti-Kerry nei 18 Slati «swing» - in bihco - ovvero vinti da una parte o dall'altra nel 2000 per un margine massimo del 5 per cento: Arizona, Arkansas, Delaware. Florida, lowa, Maine, Michigan, Minnesota, Missouri, Nevada, New Hampshire, New Mexico, Ohio, Oregon, Pennsylvania, Washington, West Virginia, Wisconsin. L'offensiva di spot repubblicani li ha investiti tutti ma si è concentrata in quelli che hanno il maggior peso nella conta dei voli per l'elezione del presidente: 6 milioni di dollari sono stati spesi in Florida (27 voti) e 3 in Pennsylvania (21 voli). Con l'inizio di aprile sarà la volta dell' Ohio (20 voti) ad essere investilo dagh spot, seguito via via dagh altri Stali più contesi. Con una evidente dimostrazione di forza la campagna Bush-Cheney ha trasmesso quantità limitate di spot anche negh Slati considerati facile preda dei democratici - come New York e la California - al fine di obbligare John Kerry a spendere risorse anche sulteireno amico. I messaggi degh spot di Bush sono tre. Primo: Keiry è un «flip-flop», un pohtico che vola come lira il vento, inaffidabile, incerto ed opportunista come dimostra il fatto che nei 19 anni passali al Senato si è sovente contraddetto nelle votazioni. Secondo: Kerry vuole aumentare le tasse per un totale di 900 miliardi di dollari, calcolali in base a dichiarazioni fatte negh anni passati. Terzo: Kerry è un liberal doc e come tale non può rappresentare l'intera nazione. Dietro la valanga di spot ed il contenuto dei messaggi c'è la regia di Karl Rove, consulente pohtico del presidente, che mira a battere i democratici nella gara per «definire» Kerry. L'obiettivo è convincere gh americani dei difetti di Kerry entro giugno, quando andranno in vacanza, nella convinzione che riuscendoci la campagna sarà in discesa da quel momento fino a novembre. Come lo fu nel 1988 per Bush padre contro Michael Dukakis, democratico del Massachusetts come Kerry. L'altra faccia dell'offensiva di spot è la raccolta di fondi. I repubbhcani a fine marzo hanno taglialo il traguardo di 170 milioni - che si erano fìssati per l'intera raccolta - arrivando secondo alcuni a 182 milioni e puntando adesso ad un nuovo record, 200 milioni di dollari. Avendone spesi 40 in marzo ed almeno un'altra ventina nell'or- ganizzare la campagna significa che nelle tasche di Bush vi sono almeno altri 100 milioni da spendere fino alla convention di fine agosto (la legge sul finanziamento prevede che dopo possono essere usati solo fondi federali per 75 milioni) mentre Kerry, dopo aver speso nelle primarie tutti i 30 milioni iniziali, afferma di essere ades¬ so a 40 milioni rispetto all'obiettivo di 80 fissato per la convention che di Boston a fine lugho. A conti fatti dunque Bush ha adesso a disposizione almeno il doppio dei fondi di Kerry, senza contare che le raccolte continueranno fino all'ultimo. La differenza di potenza di fuoco è apparsa chiara in marzo agli elettori degli «Swing Sta¬ tes» quando a fronte dell'offensiva di Bush i democratici hanno risposto con un unico spot sul curriculum vilae di Kerry, per sottolineare come l'esperienza in Vietnam lo rende adatto a guidare il Paese in tempo di guerra. L'operazione è costata 6 milioni ai quali bisogna aggiungere altri 14 milioni di spot anti-Bush pagali dall'organizza¬ zione «MoveOn.org» - creatasi contro la guerra in Iraq e sovvenzionata dal miliardario George Soros - che però hanno contenuti tali da alienare i moderati, con il rischio di trasformarsi in un boomerang. Kerry paga anche l'assenza dai riflettori coincisa con la settimana di vacanza sulle nevi dell'Idaho - dopo essersi guada¬ gnato la nomination nel SuperMartedì - e l'operazione subita ad una spalla. Per risalire la china adesso punta su tre mosse. La prima l'ha compiuta rimettendo mano alla squadra degh spot: caccialo Jim Margolis tutta la responsabilità va tutta a Bob Shrum. La seconda sarà il nome del candidalo vicepresidente, utile per ottenere uno o più «Swing States»: in lizza ci sono John Edwards, che piace negli Stati del Sud, il governatore del New Mexico BiU Richard, il governatore deh' lowa Tom Vilsak, il senatore della Florida Bob Graham e Richard Gephardt del Missouri. Ma ciò che più conta per Kerry è accelerare la raccolta fondi. «Dobbiamo almeno maniere la distanza 2-1 da Bush» spiega lo stratega elettorale Steve Murphy. Un uomo solo può aiutare i democratici a tenere testa alla formidabile macchina da soldi repubblicana: Bill Clinton. Nonostante lo scandalo Iraq e le rivelazioni dell'ex capo dell'antiterrorismo il presidente passa in testa. Spesi in 20 giorni quaranta milioni