Terroristi con un passaporto senza frontiere

Terroristi con un passaporto senza frontiere DALLA GALASSIA DI SIGLE DI NOMI EMERGE UNA RAGNATELA BEN ORGANIZZATA Terroristi con un passaporto senza frontiere DaTorino a Francoforte a Londra, la lunga traccia della Jihad salafita retroscena Pierangelo Sapegn ROMA IL leader era un tunisino. Serbane Ben Abdelmajid Fajet, con il suo bel cumculmn uguale a quello di tutti gh altri che come lui sognano la guerra santa contro gli infedeli, ex combattente in Afghanistan, fedele di corte tra Bin Laden e Abu Musab Zarqawi, terrorista in Iraq e capo di ima cellula a Madrid. La chiave, invece, è sempre lui, Jamid Zougam, salafita, marocchino di Tangeri che viveva in Spagna dall'età di 12 anni, stesso percorso del suo capo fra Afghanistan e terrore, compresa una trasferta a Casablanca nei giorni di un attentato con 45 morti, ma un'esistenza diversa, quasi dimessa, qualche piccolo reato da malavitoso, un negozietto a Lavapès, Madrid, più discoteche che moschee, abiti e abitudini da occidentale. In comune hanno la passione per i viaggi, dalla Norvegia all'Afghanistan, dal Marocco all'Italia e alla Germania, roba da ricchi, mica da immigrati morti di fame, e l'assoluta facilità di movimento: nonostante tutto, nonostante le segnalazioni, i sospetti e le perquisizioni, non li hanno mai ammanettati. Però, nella galassia a volte incomprensibile del terrorismo islamico e dei servizi segreti, Madrid può insegnare qualcosa e lasciare tracce utili alle intelligence europee. Innanzitutto i luoghi: ancora una volta, come neh' 11 settembre, c'è di mezzo la Germania, dove molto probabilmente fu preparato l'attacco alle due torri e dove alcuni dei marocchini arrestati si recarono prima di dar via all'operazione, a Darmstadt, vicino a Francoforte; c'è la linea che unisce la Spagna a Casablanca, ma ci sono anche i viaggi degli indagati in Francia e in Italia (Jamid Zougam è stato a Torino, dove sono concentrati molti salafiti). A Londra, infine, vivono alcuni dei leader dei gruppi sospettati di aver nutrito e preparato gli attentati che l'il marzo hanno fatto 191 morti e più di mille feriti: Abu Aissa, uno dei fondatori del «Gicm», e Abu Qatada, definito l'ambasciatore di Osama bin Laden in Europa e «il banchiere londinese di Al Qaeda», che avrebbe addirittura collaborato con l'M-lS, il servizio segreto intemo del Regno Unito, come risulta dagh atti di un processo d'appello contro la sua detenzione nel 2001. Una cosa comincia a essere sicura: c'è una trama islamica che si diffonde lungo tutta l'Europa e che si serve localmente soltanto di una cellula in sonno. Poi ci sono gli errori: se è vero che il servizio segreto spagnolo, informato anche dai colleghi francesi (al contrario di quelli itahani che pensavano chissà perché ai baschi), cercò subito fra i salafiti gli autori delle stragi, è altrettanto certo che la polizia puntò sull'Età e all'inizio ostacolò le indagini, nella assurda convizione che i gruppi islamici non fossero ancora in grado di organizzare quella strage. Ora sappiamo invece che Abdelmajid Fajet aveva ideato e coordinato l'il marzo appoggiandosi a una cellula in sonno del Gruppo Islamico Combattente Marocchino (Gicm), che sarebbe responsabile pure delle vittime di Casablanca, nel maggio 2003. La data di nascita di questo gruppo non è sicura. I servizi spagnoli dicono che è stato fondato nel 1993 a Peshawar, in Pakistan, da alcuni marocchini combattenti in Afghanistan, con il nome di Movimento Islamico del Marocco. Venne poi rifondato nel 1997 «per fornire un aiuto materiale ad Al Qaeda in Marocco e in Europa». I suoi leader sarebbero Mohammed al Gurbouzi, conosciuto come Abu Aissa, un marocchino di 46 anni che ha acquisito la nazionalità inglese, e di cui Rabat dopo gli attentati di Casablanca reclama invano l'estradizione; e Abdelkrim Mejiati, da Tangeri, ma con passaporto francese, ricercato anche lui da Rabat oltre che dall'Fbi. Il gruppo si fonda sul¬ l'ideologia salafita, la stessa di Mohammed Atta che comandò l'attacco alle Twin Towers l'il settembre, e che prevede un'interpretazione molto rigida del Corano. Alcuni comunicati scoperti nel febbraio e nel marzo '98 nel corso di un'operazione contro le cellule del Gruppo islamico algerino riassumevano gh obiettivi di questo movimento: la propaganda, il reclutamento, e il coordinamento di tutti i gruppi del terrore che proclamano la Jihad. Pubblicavano anche un giornale, Sada al Maghreb, scoperto durante una perquisizione a Cremona, e alcuni fogli distribuiti a Londra. Ma questo gruppo è legato è legato anche a un'altra espressione del fondamentahsmo, nota come Takfir wal Hijra (Anatema ed esilio), dal nome che si erano dati all'inizio degli Anni 90 i combattenti afgani di Al Qaeda provenienti da Marocco e Algeria, prendendo origine da una setta del terrore nata in Egitto già negh Anni 70. E questa è la versione numero 2 di Al Qaeda, quella più attuale e pericolosa, come dice lo specialista del terrorismo del Washington Institute for Near East Policy, Jonathan Schanzer. L'ideologo del Tafkir sarebbe Mohamed al Faziisi, che sta scontando una condanna a 30 anni in Marocco. Il suo leader Bassam Ahmad Kani era stato ucciso dai soldati israeliani nel Libano del Sud. Gli era succeduto Usbat al Ansar. Hanno antenne finanziarie a Beirut, a Panama, in Austria e in Gran Bretagna, ovviamente dal solito Abu Qatada, quello che collaborava con l'M-lS. I fedeh dell'Anatema sono degh esaltati che reclutano donne da usare come kamikaze, che si finanziano attraverso la criminalità organizzata e il traffico di droga, e adottano uno stile di vita occidentale per ramificarsi nella massima discrezione in tutti i Paesi ruopei nei quali sono andati a vivere. Nessuno dei suoi membri attira l'attenzione ostentando segni di identità islamica fondamentalista. Zougam vestiva e si radeva all'occidentale, e frequentava le discoteche: il fratello, arrestato con lui, ha dichiarato alla polizia che lo teneva alla larga perché poco religioso. Anche Mohammed Atta, il capo dei dirottatori deh' 11 settembre, come ricorda il Wall Street Journal, aveva tutti i segni dei tafkiri avendo vissuto una vita del tutto normale ad Amburgo, lontana da qualsiasi sospetto, prima di assumere il comando dei 19 kamikaze. Sembrano dei bravi ragazzi, poco credenti. Invece, l'interpretazione del jihad islamico da parte dei tafkiri appare ancora più globale e più ampia di quella di Qsama bin Laden. Predicano l'uccisione indiscriminata di «tutti gh infedeli», inclusi i musulmani apostati, donne e bambini. La Cia aveva messo solo dal gennaio 2000 il gruppo Tafkir wal Hijra sotto stretta osservazione: cioè con il sohto, immancabile, colpevole ritardo, visto che fra l'altro i tafkiri sono forti in Egitto dagh Anni 70 e sono stati pure responsabili dell'assassinio del presidente Anwar Sadat nel 1981, prima di trasferirsi e affondare le radici in quella parte di Medio Oriente ancora soltanto lambita dalla lotta mondiale al terrorismo, il quadrante tra Siria e Libano. Ma con gh errori della Cia dovremmo già essere abituati a fare i conti Manifestazione anti-occidentale dei musulmani che vivono a Londra