La coda, invece di sparire, raddoppia di Maria Teresa Martinengo

La coda, invece di sparire, raddoppia DOPO UN AVVIO POSITIVO LA RIORGANIZZAZIONE DELL'UFFICIO IMMIGRAZIONE DELLA QUESTURA SI E RIVELATA INUTILE La coda, invece di sparire, raddoppia Ore d'attesa per rinnovare il permesso di soggiorno Maria Teresa Martinengo La riorganizzazione dell'Ufficio Immigrazione della Questura varata poche settimane fa non è servita ad eliminare i disagi degli immigrati. Dopo qualche giorno di miglioramento, anche con il sistema di prenotazione il giorno precedente, davanti Palazzo del Lavoro (dove infine sono comparse le toilette in numero sufficiente) sono tornate le code dall'alba. Solo che ora, dicono gli immigrati che devono ottenere il rinnovo del soggiorno, le giornate perse sono due: una per la prenotazione, l'altra per presentare effettivamente la documentazione. I numeri distribuiti ogni giorno a partire dalle 15 sono 400 per i rinnovi dei permessi, 450 per i ritiri e una certa quota per i ricongiungimenti. I problemi riguardano i rinnovi. Chi arriva troppo tardi deve tornare un'altra volta. Le difrcoltà, comunque, non riguardano s.ilo la ricezione delle domande: l'ufficio è sommerso di pratiche e i tempi di attesa del rinnovo oggi sono di tre mesi e mezzo (dovrebbero essere 40 giorni). Ieri alle 11,30, i 400 che oggi potranno presentarsi agli sportelli erano già tutti in fila. I primi erano lì dalle 5. Stanchi e rassegnati. «Ho già perso tre giorni», dice Eliana, dell'Ecuador, colf in casa di una signora anziana. «Due volte sono arrivata troppo tardi e i numeri erano esauriti. Lavoro 25 ore la settimana, per fortuna posso recuperarle». Elena, romena, titolare di una sartoria a Bussoleno le fa eco: «Già, però ti perdi tutto il tempo libero...». Gladis, peruviana: «Avevo mandato mia sorella l'altra mattina: è arrivata alle 9, non ce l'ha fatta». Gonzalo, ecuadp: regno, assiste un anziano: «Laperso-' na presso cui lavoro non vuole credere che io venga a perdere le mattine qui». Valentin, romeno, frequenta una scuola professionale: «Sono stati gli amici a dirmi di arrivare presto. Prima, senza prenotazioni, ci si alzava di notte, ma si risolveva tutto in una sola volta». Pepa vive a Leinì. Non è più giovane, ha le mani rovinate dal lavoro. «Siamo in piedi da 8 ore», dice. «Come le pecore», ironizza Elena. Pepa: «Non si potrà trovare un modo diverso per preno¬ tarsi, magari per un giorno tra dueRBtt.imanfi?». ' tarsi, magari per un giorno tra due settimane?». Ieri pomerìggio, sui disagi degh immigrati e dei lavoratori defla polizia, i segretari di Cgil, Cisl e Uil hanno invitato i parlamentari torinesi ad un incontro. Ad ascoltare le richieste di impegno nei confronti del govemo sono arrivati Laura Cima (Verdi) e Alberto Nigra (Ds). Vanna Lorenzoni (Cgil): «Le code si formano perché non ci sono risorse di oiganico sufficienti, n govemodsufi nrovuprifirfi Hlmfinn mn l'assun-di organico sufficienti. Il governo deve provvedere almeno con l'assunzione di lavoratori interinali, come durante la regolarizzazione». Ieri s'è anche parlato di decentrare la ricezione delle domande, di adottare procedure informatizzate, di coinvolgere le Poste. Ed in effetti sul decentramento sta lavorando in questi giorni la dirìgente dell'Ufficio Immigrazione deUa Questura, Rosanna Lavezzaro. «La nostra coperta è mol¬ to corta - ha detto Antonio Lanzano,TTil-Ps. rflsnnnsahilfi deoli snnrtfilli dito corta - ha detto Antonio Lanzano, Uil-Ps, responsabile degb sportelli di via Ventimiglia - e per quanti sforzi si facciano, senza aumento di oiganico non si risolverà niente. Eravamo 16-17 quando gli immigrati erano 45 mila, ora sono 98 mila e noi siamo meno di allora». Pasquale Carducci, Uil; «Gh Uffici Immigrazione vanno staccati dalle Questure: così è stato fatto negh altri paesi». Nanni Tosco, Cisl ha toccato un'altra sofferenza, le quote deldecreto flussi: «I pc rispruati alla nrmnnria di Tnr le quote del decreto flussi: «I posti riservati alla provincia di Torino sono stati 379, esauriti in un paio d'ore, mentre a Trento sono stati 12 mila. Dopo la regolarizzazione si sta ricreando un bacino di'lavoro nero che non ha motivo di esistere perché il mercato del lavoro ha bisogno di immigrati». Giorgio Bizzarri ha ricordato che secondo le associazioni datorìab la necessità in provìncia dì Torino è di 3500 lavoratori. L'imponente coda che, anche di notte, si snoda davanti alla sede dell'Ufficio immigrazione allestito dalla questura in via Ventimiglia, nel Palazzo del Lavoro

Luoghi citati: Bussoleno, Torino, Trento