Kirov, il balletto delle tre meravìglie di Sergio Trombetta

Kirov, il balletto delle tre meravìglie DEBUTTO DEI RUSSI AL REGIO DI TORINO: SEDICI REPLICHE PER VENTICINQUEMILA SPETTATORI Kirov, il balletto delle tre meravìglie Grandi protagonisti e l'incanto delle coreografie di Fokin Sergio Trombetta TORINO La nostalgia, l'esotismo, la fiaba. Sono le tre parole chiave necessarie per aprire lo scrigno meraviglioso dei «Ballets Russes» con i quali il Mariinskij di Pietroburgo ha inaugurato trionfalmente ieri sera la sua tournée torinese al Teatro Regio. Una manciata di stelle dallo charme strepitoso (Diana Vishniova e Faruch Ruzimatov, Irina Zhelonkina e Igor Kolb, Irma Nioradze), un corpo di ballo femminile che incanta, bravina da vendere confermano il Mariinskij al top mondiale delle grandi compagnie classiche. In più il fascino di tre balletti («Chopiniana», «Shéhérazade», «Uccello di Fuoco») che fanno la storia della danza e nascono all'inizio del '900 dalla genialità di grandi russi: Michail Fokin coreografo, Rimskij-Korsakov e Stravinskij musicisti, Leon Bakst e Aleksandr Golovin scenografi. E su tutti a sovrintendere e indirizzare i flussi creativi il patron assoluto dei «Ballets Russes», Sergej Diagilev. Non stupisce allora che il pubblico abbia preso d'assalto il botteghino del Regio esaurendo le sedici repliche in programma sino al 24 aprile (seguiranno «Lago dei cigni» e «Jewels» di Balanchine») e portando a oltre 25 mila il totale degli spettatori. A conferma dell'interesse dei torinesi per la danza. «Chopiniana», ovvero la nostalgia pero/ IwJletto del primo '800, una «Réverie romantique» la chiamò Fokin. Nostalgico, ma anche innovativo. Perché è il primo balletto che pone al proprio centro soltan- to la danza. Senza bisogno di raccontare, ma semplicemente evocando le atmosfere perdute delle ballerine romantiche, la Taglioni, la Orisi, che salivano sulle punte e incantavano il pubbhco muovendosi leggere come esseri soprannaturali. A Parigi, con i Balletti russi questo brano impalpabile ed evanescente sarebbe diventato per sempre «Les Sylphides». «Shéhérazade», cioè l'esotismo dell'harem velato di verde e di azzurro, le concubine che ingannano il tempo mentre il sultano è lontano per la caccia, la bella Zobeide annoiata che scatena l'orgia liberando gli schiavi assetati di sesso. Il ritomo del sultano trasformerà l'orgia in carneficina con suicidio della favorita sul corpo del suo schiavo. E infine «Uccello di Fuoco», cioè la fiaba slava delle fanciulle tenute prigioniere dal mostro Kashej e salvate da Ivan Zarevic grazie ell'intervento del magico essere alato. È significatico che il Balletto del Mariinskij, il Kirov dell'epoca sovie¬ tica, da nove anni dir etto da Machar Vaziev, abbia aperto con questo programma. Che è quasi mi indenizzo nei confronti di un gruppo di creatori che abbandonarono la Russia all'inizio del 900 e per tutto il secolo furono trascurati; «Shéhérazade» e «Uccello di Fuoco» sono entrati nel repertorio del Mariinskij soltanto nel 1994. «Chopiniana» invece è da sempre un «best seller» russo e vedere le esangui signorine pietroburg;hesi muoversi come impalpabili silfi¬ di è un'esperienza indimenticabile. Perché non c'è nulla di stucchevole nella loro interpretazione di un brano che può facilmente scadere nel melenso. Irina Zhelonkina volava negli aerei jetè della mazurka mentre Igor Kolb nel ruolo così ingrato del poeta dispiegava stile e intensità. Ma è chiaro che erano Diana Vishniova e Faruch Ruzimatov le due stelle attese e per le quali era pronto il piatto più saporito: «Shéhérazade». La Zobeide di Vishniova emanava la sensualità esasperata e raffinata di una eroina liberty, mentre Ruzimatov incantava con i suoi balzi felini e il suo fascino selvaggio. Di contomo odalische che si piegavano come giunchi, eunuchi, schiavi, sete dorate, scimitarre, scrigni ricolmi di gioielli. E in apertura di balletto il remake, molto sUizzato, del sipario di Serov colorato e floreale, con una caccia alla tigre e concubine in attesa su un balcone. Irma Nioradze, nel suo splendido tutù rosso, era poi un uccello di fuoco nervoso e vibrante nel gioco delle braccia e del busto, aereo nel salti prodigiosi. La ricostruzione del balletto arricchisce la fiaba di un gusto un po' fantasy, in particolare nei costumi dei mostri che animano il corteo di Kashej. Le mille cupole della città che emergono sullo sfondo alla fine ci riportano alle atmosfere della Russia eterna e immobile, mentre in orchestra (sul podio Michail Agresti risuonano le note trionfali di Stravinskij che sono un omaggio ai rutilanti suoni di Rimskij-Korsakov. Un momento di «Chopiniana» che ieri sera ha aperto la presenza del Kirov al Teatro Regio di Torino

Luoghi citati: Parigi, Pietroburgo, Russia, Torino