Pene severe al clan di via Verolengo

Pene severe al clan di via Verolengo CONDANNATA LA BANDA GESTITA DALLA FAMIGLIA PERSIANO Pene severe al clan di via Verolengo nsulti e minacce al giudice da parte di un centinaio di parenti e amici Nel rione di case Atc avevano creato un vero e proprio «fortino» dove spadroneggiavano indisturbati e gestivano un enorme traffico di droga Giorgio Ballano Condannati per associazione a delinquere, spaccio di stupefacenti e detenzione d'armi. H giudice per l'udienza preliminare Chiara Gallo non ha avuto la mano leggera con una banda dì criminali itahani che per anni ha gestito il traffico dì ecstasy, cocaina e hashish nelle principali discoteche torinesi. Un'organizzazione eoa articolata da aver installato la sua roccaforte in un piccolo rione dì case popolari fra Lucento e Madonna dì Campagna, via Verolengo 115, una specie di «fortino» dove la famiglia Persiano spadroneggiava e neppure polizìa e carabinieri entravano a cuor leggero. Un piccolo esempio del loro potere si è visto anche ieri in Tribunale, dove quasi un centinaio dì parenti e amici si è dato appuntamento per assistere alla lettura della sentenza. Tutto è andato liscio, grazie anche alla presenza in aula dì un folto gruppo dì carabinieri e agenti dì custodia. Ma fuori dal Palazzo dì Giustizia, dopo la condanna, ì familiari sì sono lasciati andare a insulti e minacce. Pochi attimi dì tensione, calmati dall'arrivo dì alcune volanti della polizìa. Il processo dì ieri prende le mosse da una vasta operazione della squadra mobile, coordinata dal pm Andrea Padalino, che ha smantellato la gang. Al termine dì un processo con rito abbreviato sono state inflitte severe condanne a 13 appartenenti del clan, fra i quali due donne. «Tesoriera» e leader dell'organizzazione era Concetta Celano detta «Cettina», 44 anni, difesa dagli avvocati Molìnengo e Romeo. Nei suoi confronti il Gup ha di fatto accolto le richieste avanzate dal pm Padalino e l'ha condannata a 14 anni e 5 mesi dì reclusione, una pena esemplare se sì considera che in virtù del rito abbreviato tutti gli imputati hanno potuto usufruire dello sconto di un terzo della condanna. Oltre a «Cettina» dovrà rimanere in carcere per parecchi anni anche il resto della famigha. L'ex marito Carlo Persiano, 46 anni, ha ricevuto 9 anni e 20 giorni di reclusione ed essendo stato dichiarato «delinquente abituale», altermine della pena dovrà trascorrere un certo periodo lavorando in una colonia agricola. Pugno dì ferro anche con ì figli della coppia, Giuseppe e Michele: il primo, che ha 26 anni, è stato condannato a 11 anni e 2 mesi di carcere; mentre il firatello (22 anni) ha ricevuto una condanna a 14 anni e 8 mesi di reclusione. Un terzo fratello, Marco, dì appena 18 anni, ha patteggiato 7 mesi e 20 giorni di reclusione con la condizionale prima del processo. Il Gup Gallo ha condannato a 10 anni e 5 mesi di carcere anche il nuovo convìvente della Celano, Pietro Madù, 32 anni, considerato uno dei più preziosi collaboratori della famiglia Persiano. Pene severe anche per gli altri otto appartenenti all'associazione criminale: Lorenzo BorreUì (5 anni e 4 mesi), Rosa Cucco (4 anni e 8 mesi). Rosario Barone (5 anni e 4 mesi), Cristian Campanaio (5 anni), Gabriele Benossa (5 anni e 4 mesi), Gaetano Pici (3 anni e 8 mesi), Nicola Catania (5 anni e 7 mesi) e Bruno Pezzolate (4 anni e 2 mesi). Erano difesi dagli avvocati Pivano, Burdese, Coluccio, Pronatti, Antonio Poti, Lo Greco, Giannone, Tartaglino e Feo. Un quattordicesimo imputato, Francesco Federico (avvocato Nisì) ha patteggiato una condanna minore; mentre Eugenio Eretti, difeso dall'avvocato Cinzia Nardelli, è stato assolto su richiesta dello stesso pubblico ministero. La sezione narcotici della Mobile era sulle tracce del clan Persiano ormai da parecchio tempo. Nel corso delle indagini, avviate nel marzo del 2002 e concluse con 19 arresti nel febbraio dello scorso armo, sono state sequestrate 45 mila pasticche di ecstasy, 200 chili dì hashish e 2 chili dì cocaina. Oltre a rifornire dì droga i locali notturni del Torinese, la banda smistava la «roba» anche in molte discoteche di Brescia, Rimini e Urbino. Intercettando le comunicazioni della famigha Persiano, la pohzìa è anche riuscita a impedire un probabile omicidio: nel maggio del 2002 Michele Persiano litigò con il buttafuori dì ima discoteca di Desenzano, nel Bresciano, e decise di tornare a Torino per prendere le anni della banda (una mitraglietta Uzi e tre pistole semiautomatiche) per farsi giustizia da solo. Gli agenti della Narcotici furono costretti a intervenire per evitare spargimenti dì sangue. Sempre dalle intercettazioni ambientali sono venuti fuori particolari gustosi, come quando uno dei Persiano, per scherzare, bussò alla porta di casa gridando «Polizia!» e il fratello gettò 7 etti di cocaina nel gabinetto per cercare di far sparire le prove. Parte dei proventi del traffico sono finiti sui tavoli verdi del casinò di Saint-Vincent, ma nel corso delle indagini la polizia ha sequestrato anche 5 automobili, 2 moto e numerosi conti correnti bancari. Le case Atc di via Verolengo 115 dove spadroneggiava la famiglia Persiano

Luoghi citati: Brescia, Desenzano, Rimini, Saint-vincent, Torino, Urbino