«Sono gli stessi terroristi dell'agguato a casa Prodi»

«Sono gli stessi terroristi dell'agguato a casa Prodi» MA RESTA «TOP SECRET», TRA SMENTITE E CONFERME, Il CONTENUTO DEL MESSAGGIO. CHE ERA SCRITTO CON il NORMOGRAFO «Sono gli stessi terroristi dell'agguato a casa Prodi» Due le sigle: Brigata 20 luglio e Fai, ieri almeno dieci perquisizioni Nel volantino, contro la «repressione», accuse a polizia e banche retroscena Fabio Potetti inviato a GENOVA Isoliti sospetti. La «Brigata 20 luglio», quella che aveva già rivendicato gli attentati alla questura di Genova del 9 dicembre di due anni fa. E poi la Fai, la «Federazione Anarchica Informale», la sigla ultima nata nella costellazione degli anarco-insurrezionalisti, il «cartello» che vorrebbe raggruppare diverse aree antagoniste, la firma degli ultimi attentati a Bologna sotto casa di Romano Prodi lo scorso dicembre. «Ce lo aspettavamo che fossero loro», dicono a Genova in questura. E puntuale come un timer, è arrivata la rivendicazione per le due bombe scoppiate l'altra notte davanti alla caserma Ilardi nel quartiere di Sturla: un foglietto e mezzo con in calce le due sigle per la prima volta unite, scritto con il normografo, inviato con francobollo prioritàrio alla redazione cittadina del Secolo XIX0 e intercettato dagli agenti nella sede centrale delle Poste di Genova prima, che arrivasse a destinazione. «Una rivendicazione attendibile. Ci sono minacce alle forze di polizia e si parla di lotta alla repressione», dice il questore Oscar Fioriollo. «Su disposizione della magistratura abbiamo deciso di non rivelare il contenuto della rivendicazione, è una precisa strategia investigativa», aggiunge mettendo il timbro top-secret su quella paginetta e mezza, che non solo è la attesa spiegazione delle ultime due bombe esplose a Genova ma è forse anche la strada per arrivare a questi bombaroli di ultima generazione. «Gli elementi acquisiti mi inducono a confermare tutta la gravità della minaccia anarco-insurrezionalista», punta' l'indice il ministro dell'Interno Giuseppe Pisanu, quando ancora il questore di Genova Oscar Fioriolli smentiva che fosse già arrivata una rivendicazione. E le paróle del ministro sono solo un passaggio in più di quanto aveva già detto il capo della Polizia Di Gennaro proprio qui a Genova quando a poche ore dall'esplosione parlava già di «analogie con gli attentati di Bologna». Certo una lucida anahsi, forse una premonizione. O forse qualcosa di più e di più concreto. Perché questa volta - a differenza di due anni fa per le bombe nei giardini di via Coco a fianco della questura - gli investigatori saprebbero dove andare a cercare. «E' un'area molto magmatica di cui non è possibile definire bene identità e strategie», fanno muro i due magistrati Anna Canepa e Andrea Canciani che indagano per strage. «Le perquisizioni che abbiamo fatto hanno dato esito negativo. Sono state perquisizioni di routine», minimizza il procuratore aggiunto Pellegrino. Però c'è davvero troppa frenesia, se fosse solo routine. Almeno dieci, le perquisizoni effetuate ieri in città e poi anche a Milano. Gli agenti della Digos bussano a casa di militanti del centro sociale Immensa di Genova, uno dei più radicali, frequentato da molti giovani anarchici. E poi vanno da A., un militante di Infored, una delle reti telematiche del movimento. E poi ancora da una ragazza milanese, legata a uno dei tre giovani del centro sociale Orso arrestati pochi giorni fa. «Non ci tirate dentro, noi non c'entriamo, vogliamo la liberazione dei nostri compagni, sabato saremo in tanti a manifestare a Genova», ripetono per il secondo giorno quelli dell'Orso a cui ancora brucia la affermazione del questore Fioriollo - mai smentita, casomai appesantita - secondo il quale ci potrebbe essere una certa logica tra gli arresti avvenuti a Milano e le ultime bombe di Genova. Se c'è, non è certaimente solo nel volantino di rivendicazione firmato dalla «Brigata 20 luglio» e dalla «Fai». Dove in un calderone di poche righe si mescolano le forze di polizia e la battaglia contro la repressione, le carceri, le banche, i tribunali e le caserme. Tutti insieme quasi a non voler scontentare nessuno. Perché se esiste davvero una strategia così articolata, è solo interesse della «Fai» riunire sotto un unico logo l'intera galassia anarco-insurrezionalista. Come è successo a Bologna per gli attentati sotto casa di Prodi rivendicati da più sigle, dalla «Cooperativa artigiana fuoco e affini» alle «Cellule contro il capitalismo, il carcere, i suo carcerieri e le sue celle». Come è successo adesso per le ultime due bombe scoppiate qui a Genova davanti alla caserma nel quartiere di Sturla. Vigili del fuoco vicino al commissariato Sturla a Genova