Carlo Urbani, un eroe «normale»

Carlo Urbani, un eroe «normale» DUE LIBRI RACCONTANO LA VITA DEL MEDICO DI ANCONA MORTO UN ANNO FAPER STUDIARE IN ESTREMO ORIENTE L'EPIDEMIA DI SARS Carlo Urbani, un eroe «normale» Brunella Giovara MILANO T L suo lavoro di medico con«1 dotto, la possibilità di fare ricerca ad Ancona, la nostra bella casetta a- schiera». Ma a Carlo Urbani quella vita non bastava: ««Mi diceva "Giuliana, io qui faccio ricette e basta"». Da un anno Giuliana Urbani è una vedova: il marito è morto all'ospedale di Bangkok la mattina del 29 marzo 2003, di un virus nuovo che per primo aveva isolato, e del quale aiveva capito subito gravità e conseguenze: Sars, la «sindrome respnatoria acuta grave». Urbani è morto anche di quell'irresistibile slancio che lo ha portato - d'istinto - a fare sempre la cosa che gh sembrava più giusta: occuparsi degli ultimi, dare voce a chi non ce l'ha, mettersi a servizio degli altri. Lo stesso slancio che in un giorno di febbraio del 2003 lo ha portato a visitare d'urgenza un uomo d'affari americano, ricoverato all'ospedale francese di Hanoi. Un caso di sospetta polmonite atipica, il primo di ima catena che grazie al suo intervento si è fermata praticamente lì. Non l'avesse visitato lui (e non era suo obbligo farlo, non rientrava nei suoi compiti di dirigente dell'Oms), non avesse suggerito le misure preventive per contenere l'infezione, forse oggi il Vietnam e il Sud Est asiatico sarebbero ancora devastati da un'epidemia che invece è stata bloccata. Urbani ci ha perso la vita, e oggi viene ricordato attraverso due libri: Il medico del mondo. Vita e morte di Carlo Urbani, scritto da Jenner Meletti per II Saggiatore, e Le malattie dimenticate. Poesia e lavoro di un medico inprima linea. Una raccolta.di lettere (Urbani scriveva moltissimo, e molto bene) curata da due infettivologi. Marco Albonico e Lorenzo Savioli, edita da Feltrinelli. Una per tutte, una delle ultime, e delle più affannate: «Loren¬ zo: che casino. Non so se sai ma qui ad Hanoi sono anche responsabile del controllo deUe malattie trasmissibili, e mi trovo nel mezzo di ima gigantesca rogna: un'epidemia di natura incerta che ha risonanze intemazionali... È qualcosa di grosso, credimi, e mi sta prendendo almeno dodici ore di lavoro al giorno... Dimmi buona fortuna...» (7 marzo 2003). La fortuna non ha assistito il medico di Castelplanio, provincia dì Ancona, ma gli ha dato ima vita ricca di affetti, incontri, scommesse, vittorie, felicità, come può essere quella di curare un villaggio cambogiano colpito dalla schistosomiasi (una malattia terrìbile tra le più diffuse ai tropici) e sei mesi dopo rilevare che purtroppo uno dei bambini «è pà morto, ma in tanti altri l'infezione è scomparsa... A piccohpassi il programma sta dando i suoi frutti». Picco¬ le felicità, piccoli passi, «una goccia d'acqua nel deserto, ma capirete quanto quella goccia sia necessaria», diceva lui. Era un eroe? No, risponde nel suo libro Jenner Meletti. Che racconta del giorno dei funerali di Urbani, e dei «"Medici senza frontiere" che arrivano sulla colhna per dare l'addio al loro ex presidente nazionale». Una «bella Italia, quella scritta in faccia» a questi medici il cui motto è «quando ima vita è in gioco, non c'è un minuto da perdere». Non eroi, ma medici convinti della necessità di «far conoscere le ingiustizie», oltre che di curare i malati. Infatti la campagna lanciata da Urbani da presidente italiano di Msf era stata quella di aprire alle popolazioni povere l'accesso ai farmaci essenziali. Un problema umanitario, l'aveva definito così. Meletti racconta l'uomo e il medico attraverso le voci di chi l'ha conosciuto ed amato (e tutti l'hanno amato). Come l'ostetrica Pierangeli, che lo ricorda come «personaggio "pericoloso*. Lo conoscevi una sera a cena e dopo tre mesi ti ritrovavi in Etiopia, a fare la volontaria in un ospedale. A tue spese, ovviamente, e consumando tutte le ferie». E la moglie Giuliana, che lo ha accompagnato per tutto il mondo con tre figli bambini: «Carlo è sempre stato un uomo capace di grandi scelte», e persino l'ultima è stata una grande scelta, da grande uomo. Se non avesse suggerito le misure preventive per contenere l'infezione, oggi l'epidemia continuerebbe a mietere vittime Un'immagine di Carlo Urbani, il medico italiano ucciso dal virus della Sars che fu tra i primi a individuare e studiare