Maxisequestro al «re» delia sanità di Lirio Abbate
Maxisequestro al «re» delia sanità A PALERMO PROSEGUE L'INCHIESTA SU AIELLO Maxisequestro al «re» delia sanità «in quei 250 milioni di euro sono nascosti i tesori di Provenzano» Lirio Abbate corrispondente da PALERMO I tesori del boss latitante Bernardo Provenzano sarebbero a Bagheria, fra strutture private di oncologia e imprese edili. I magistrati che si occupano di misure di prevenzione hanno chiesto ed ottenuto il sequestro dei beni per 250 milioni di euro che fanno capo a Michele Aiello, l'imprenditore edile e della sanità privata, arrestato per associazione mafiosa il 5 novembre scorso, nell'ambito dell'inchiesta sulle talpe in procura. . Nel 2000 Aiello era il primo contribuente in Sicilia e su di lui non vi erano sospetti di mafia. Solo l'anno scorso alcuni collaboratori . hanno detto la loro, accusandolo di essere un imprenditore a cui si sarebbe affidata Cosa nostra, in particolare Provenzano. Proprio sabato Aiello è stato posto agh arresti domiciliari su ordine del gip Giacomo Montalbano. L'indagato soffre di favismo e la patologia non è compatibile con il regime carcerario. Tra le aziende che passano sotto la gestione giudiziaria figurano il polo oncologico di eccellenza «Villa Santa Teresa» di Bagheria da 108 posti letto, importanti imprese edili e della sanità, palazzi, ville, appezzamenti di terreni, mezzi industriali e numerosi conti bancari. L'inchiesta e' stata coordinata dal procuratore Roberto Scarpinato e dai sostituti Costantino De Robbio e Gerì Ferrara. L'ascesa imprenditoriale di Aiello, accusato di gestire la cassa del boss latitante Provenzano, è iniziata nel 1981 e secondo gli inquirenti l'imprenditore della sanità avrebbe avuto l'appoggio del clan mafioso Mineo di Bagheria. Oltre vent'anni fa l'impresa di Aiello ha iniziato a realizzare strade interpoderali in tutta la Sicilia. L'avrebbe fatto, secondo le dichiarazioni del pentito Nino Giuffrè, grazie all'appoggio ricevuto da Provenzano. Poi ha avviato acquisti di appezzamenti di terreno, quando le sue società avevano i conti in rosso e su queste aree edificabili vi ha realizzato edifici che sono stati poi venduti. I carabinieri che hanno esaminato il patrimonio di Aiello ipotizzano che l'imprenditore possa avere investito le somme di denaro del capo latitante di Cosa nostra nella sanità privata. Il centro clinico oncologio sequestrato è stato affidato ad un amministratore giudiziario, in modo da proseguire l'attività. La struttura samtaria è una delle più qualificate e attrezzate d'Italia per la cura dei tumori. La difesa dell'imprenditore ha sempre sostenuto che queste attività sono frutto del lavoro di Aiello come imprenditore edile. Nonostante il fatto che abbia iniziato a fornire alla procura informazioni sull'inchiesta che riguarda le talpe alla Dda, Aiello sarebbe «reticente», secondo l'accusa, sul modo in cui ha re aliz zato l'impero economico individuato dai carabinieri. Il provvedimento di sequestro riguarda, oltre al polo oncologico «Villa Santa Teresa», anche le quote della squadra di calcio di Bagheria; otto imprese che operano nel settore edile, una in quella informatica, sei nel campo sanitario e poi due stabilimenti industriali; uno di impianto di calcestruzzi; quattro edifici utilizzati come uffici dirigenziali della imprese di Aiello; quattordici appartamenti a Bagheria; tre ville al mare; ventidue magazzini; ventidue appezzamenti di terreno edificabili; ventotto auto; ventuno veicoli industriali; un'imbarcazione e 147 rapporti bancari. L'imprenditore siciliano Michele Aiello
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