Quando il rione dei Poverelli diventò il luogo degli orrori

Quando il rione dei Poverelli diventò il luogo degli orrori NEL '97 LA SCOPERTA DOPO IL RACCONTO DI UN PICCOLO Quando il rione dei Poverelli diventò il luogo degli orrori la storia NAPOLI TORRE Annunziata, rione dei Poverelli. E' qui, tra le pareti di una scuola elementare, che si consumano per anni orribili abusi ai danni di scolari, bambini tra i cinque e i sette anni. Quando la vicenda viene alla luce è il giugno 1997. Sono ventuno in quella circostanza gli arresti eseguiti dai carabinieri che hanno avviato le indagini dopo la denuncia di una donna: «Mamma, non voglio andare più a scuola, ho paura, lì mi fanno del male», le aveva confidanto in lacrime il bambino. L'inchiesta consente la scoperta di un luogo degli orrori, un garage della scuola trasformato in camera delle sevizie, dove i bambini venivano legati e incatenati a una tavola di legno. Tre scolari rivedono in diversi imputati i loro aguzzini, riconosciuti - con l'assistenza di uno psicologo durante l'incidente probatorio - attraverso i vetri schermati, quelli utilizzati durante le indagini su mafia e camorra. La sera del 10 giugno 1999 il Tribunale di Torre Annunziata emette la sentenza: diciannove condanne e due assoluzioni. Le pene più pesanti toccano a Pasquale Sansone, bidello della scuola (quindici anni di reclusione) e a Michele Falanga, titolare di un bar (tredici anni). Ma a tutti gli imputati viene restituita la libertà: sono scaduti infatti, dopo due anni di detenzione, i termini di custodia cautelare. Poche settimane ancora e, nel giro di ventiquattro ore, in due distinti agguati trovano la morte Sansone e Falanga. Omicidi che - gli inquirenti ne sono certi - portano la firma inconfondibile della camorra. In tal modo la malavita organizzata agli occhi della gente si sarebbe voluta accreditare come anti-Stato, la sola capace di applicare una «giustizia» sostanziale, efficace ed esemplare rispetto a quella caratterizzata dalle lungaggini e senza esito dello Stato. Questi due casi non sono stati mai risolti per l'omertà che chiude le bocche ai testimoni e probabilmente anche per una sorta di «consenso» che ha incontrato in tanti l'eliminazione di persone accusate di simili reati. Torre Annunziata è stata l'epicentro di un'altra inchiesta che provocò forti reazioni nel paese. Si tratta dell'indagi¬ ne sulla cosiddetta pedofilia on line, che nel settembre del 2000 portò a decine di arresti e al coinvolgimento, in qualità di indagati, di centinaia di persone, in diverse località d'Italia e soprattutto all'estero. Tra le accuse contestate, la compravendita di materiale pedopornografico attraverso alcuni siti Internet. Nel mirino della polizia delle telecomunicazioni finì, in particolare, un portale russo dal quale si scaricavano, pagando, immagini e filmati (alcuni particolarmente cruenti, con la visione di sevizie ai danni di bambini e in alcuni casi, si disse, anche di uccisioni delle vittime), per un giro d'affari valutati in centinaia di milioni di dollari. Si parlò di una «holding» della pedofilia e la vicenda, mano a mano che procedeva l'attività degli investigatori, si trasformò in un'inchiesta dai grandi numeri: alla fine si contarono circa 1700 indagati, compresi i tanti che avevano acquistato in rete il materiale proibito. Ma le polemiche non mancarono. I magistrati della procura denunciarono l'esistenza, a vari livelli compreso quello politico, di una lobby di pedofili che avrebbe protetto i responsabili di abusi sui minori, oltre che la commercializzazione dei prodotti. E polemiche arroventate scoppiarono anche quando i telegiornali mandarono in onda alcune immagini che documentavano l'attività dei siti pornografici. [e.l.p.] Tre anni dopo una nuova indagine su una «holding» di maniaci on line Indagate oltre 1700 persone

Persone citate: Falanga, Michele Falanga, Pasquale Sansone, Sansone

Luoghi citati: Italia, Napoli, Torre Annunziata