«L'età di Rubens» con arazzi e 160 tele di P. 1.
«L'età di Rubens» con arazzi e 160 tele rpAt7 AZZO DUCALE OSPITA FINO ALI/11 LUGLIO LA GRANDE MOSTRA, CHE ILLUSTRA ANCHE LE DIMORE E SVELA COMMITTENTI E COLLEZIONISTI «L'età di Rubens» con arazzi e 160 tele Un itinerario originale (1604-1661 ) negli appartamenti del Doge con il recupero di tre loggiati. Il percorso prosegue a Palazzo Spinola di Pellicceria e a Palazzo Rosso, dove sono esposte venti opere GENOVA «L'età di Rubens. Dimore, committenti e collezionisti genovesi». E' un titolo lungo e persino un po' didascahco quello della manifestazione culturale più importante del 2004, l'anno in cui Genova, recuperando una tranche importante della propria storia,, è capitale europea della cultura. Ed è una mostra che ha precise radici: una in primo luogo è quella che rimanda alla grande mostra di Van Dyck (che di Rubens fu il più grande allievo) che nel 1997 fu uno dei successi peculiari di Palazzo Ducale; una seconda che offre la sponda ideale a Lille, l'altra città europea che divide con Genova il rango di «capitale europea della cultura», per la quale è prevista una grande mostra, universale e antologica, di Pietro Paolo Rubens. Sia sulle rive del Mediterraneo, sia sulla sponde del Mare del Nord, Rubens si staglia come uno dei padri dell'Europa artistica moderna, collegando il «milieu» culturale delle Fiandre (di cui Lille faceva parte in quell'epoca), ovvero mercanti, banchieri, avventurosi uomini di mare, antropologie urbane e cittadine, con l'interfaccia dei medesimi valori nella opulenta Repubblica Oligarchica, porta d'Europa e nodo di collegamente tra oriente e occidente nel bacino mediterraneo. La mostra è stata realizzata e curata da Piero Boccardo, direttore del Museo di Palazzo Rosso, coadiuvato da Clario Di Fabio, Anna Orlando e Farida Simonetti. La rassegna occuperà lo spazio tradizionale degh Appartamenti del Doge per i quali l'architetto bresciano Giovanni Tortelli ha previsto un percorso particolare che consente di recuperare i tre loggiati che sono stati infatti chiusi. La mostra è molto vasta e conta di 160 tele, una quindicina di grossi pezzi di argenteria e cinque arazzi, ma, a differenza di manifestazioni simili del passato, non, potendo gli organizzatori usufruire del Salone del Maggior Consiglio destinato alle manifestazioni ufficiali, si è riusciti a realizzare un itinerario molto originale, tale da recuperare gli spazi necessari. Inoltre ci saranno due «appendici» (una ventina di pezzi complessivamente) a Palazzo Spinola di Pellicceria e a.Palazzo Rosso. Specificamente di Pietro Paolo Rubens, venuto per la prima irolta a Genova da Mantova nel 1604, quando aveva 27 anni ed era già celebre, ci sono 15 tele, oltre alle rare edizioni del suo celebre libro sui palazzi genovesi che nel XVHI secolo ebbe ben nove edizioni in Europa, circa il 1007o di quanto è esposto, perchè la «filosofia» della rassegna riguarda l'influenza del grande pittore fiammingo suU'attitudine delle grandi famiglie genovesi dell'epoca a operare in termini di collezionismo. Emergerà dalla mostra un elemento curioso: dato che i patrizi genovesi erano tutti grandi uomini d'affari, molte collezioni private era¬ no costituite da pezzi recuperati nelle zone dove operavano. Per esempio: la Spagna, i Paesi Bassi, l'area Lombardo Veneta, l'area Napoletana. Non mancano però collezionisti non «monografici», ma antologici. Il tempo oggetto dell'indagine della mostra riguarda il collezionismo che va appunto dal 1604, anno in cui arriva Rubens a Genova sino al 1661, anno in cui, secondo le testimonianze di importanti cronisti dell'epoca, si era esaurita a Genova la spinta al collezionismo «colto e mirato», da autentici appassionati, e resisteva ormai solo il collezionismo «da investimento», da nuovi ricchi come diremmo oggi. Per avere nuovi collezionisti si sarebbe dovuto attendere mezzo secolo. [p. 1.]
Persone citate: Anna Orlando, Clario Di Fabio, Farida Simonetti, Giovanni Tortelli, Paolo Rubens, Piero Boccardo, Spinola, Van Dyck
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