L'Italrugby sogna il 4° posto e la prima vittoria fuori casa

L'Italrugby sogna il 4° posto e la prima vittoria fuori casa OGGI A CARDIFF (DIRETTATV ALLE 15) ULTIMA GARA DEL «6 NAZIONI» L'Italrugby sogna il 4° posto e la prima vittoria fuori casa Un successo soltanto (al Flaminio) nei dieci match contro il Galles Il vero guaio è la cronica mancanza di mete: una in quattro gare Stefano Semeraro Tante cose da celebrare, capire, chiarire. E tutte infilate, stipate in un solo match. Il match è Galles-Italia di rugby, in programma oggi al Millennium Stadium di Cardiff, nell'ultima giornata del Sei Nazioni 2004 (diretta tv su La7 alle 15). La vincitrice del torneo, intendiamoci, uscirà dall'urto parigino fra Inghilterra e Francia. I galletti sono a punteggio pieno e sognano il Grande Slam, l'Inghilterra per difendere il titolo conquistato nel 2003 dovrà vincere con uno scarto di almeno 8 punti, e sperare che l'Irlanda ne rifili meno di 50 alla miseranda Scozia, destinata dopo la sconfìtta di Roma al cucchiaio di legno, il trofeo onta degli ultimi. A Cardiff sono in palio altre cose. Innanzitutto il sogno italiano di strappare finalmente un match in trasferta - tutte le tre vittorie azzurre nel Sei Nazioni sono state covate nella tana romana del Flaminio - e di finire quarti nella classifica finale. Un piazzamento che significherebbe gloria, sollievo (per il cittì John Kirwan, perennemente sotto esame), e la conferma che la strada imboccata dopo il Mondiale è quella giusta. Il Galles, invece, ha tonnellate di tradizione e orgoglio da difendere («Non puoi battere il Galles in casa sua, al massimo puoi segnare un punto in più», recita il saggio paradosso dell' Ali Black lan Kirkpatrick) e uno status di «grande» che proprio l'ascesa degli azzurri, oltre alla crisi economica, sta intagliando di piccole crepe. Poi ci sono due addii importanti da celebrare. Steve Hansen è alla sua ultima panchina con il Galles prima di tornare in Nuova Zelanda al capezzale degli Ali Blacks. In casa italiana, un monumento (non solo per le dimensioni) del nostro rugby, Carlo Checchinato, dopo 15 anni, 4 mondiali, 4 Sei Nazioni, 21 mete segnate (un record mondiale per un «avanti») a 33 anni dà l'addio alla nazionale. Una fastidiosa tendinite gli impedirà però di staccare r84esimo «cap» e superare il record di convocazioni che divide con Alessandro Troncon: sarà sostituito dal debuttante italo-sudafricano Del Fava, e dai suoi compagni di squadra si aspetta un regalo memorabile, che stemperi l'amarezza per l'infortunio. Dal '94 a oggi il Galles ci ha battuto 9 volte su 10, l'ultima nell'autunno scorso a Canberra, in un match che valeva i quarti della Coppa del Mondo e che ci ha lasciato la bocca amara. Il nostro unico urrah è arrivato nel Sei Nazioni 2003, a Roma, quando De Rossi ci trascinò a immeritato 30 a 22. Questa volta sarà più dura, non impossibile. La settimana scorsa a Twickenham i Dragoni hanno messo paura all'Inghilterra campione del mondo, dimostrando però fragilità in difesa. L'esperto «estremo» Thomas, e soprattutto le due ah, Rhys-Williams e Shane Williams, sanno inventare mete dal nulla. Ma il pacchetto di mischia dei rossi è forse il più debole del Sei Nazioni, mentre la nostra massiccia e tecnica prima linea, formata dai piloni Lo Cicero e Castrogiovanni e dal tallonatore Ongaro, si è guadagnata l'ammirazione persino degli inglesi. L'Italia è più abile a conqui- stare l'ovale, i gallesi sanno usarlo meglio. Proprio i tanti, piccoli errori nella gestione della palla hanno finora smontato le ambizioni degli azzurri: l'ultimo è la mèta mancata da Denis Dallan contro l'Irlanda, con la palla che si stappa dalle manone del nostro centro quando la terra promessa è lì, a meno di un respiro di distanza. L'Italia, del resto, è riuscita a realizzare finora solo una meta in 4 incontri: troppo poco, onestamente. Insomma, abbiamo i Nesta, i Maldini e i Gattuso. Ci mancano, per il momento, i Totti, i Vieri, i Cassano. Magari un Inzaghi, capace di rapinare un sogno a Cardiff. Contro i gallesi l'addio di Checchinato all'azzurro: dopo 15 anni, 4 mondiali e 21 mete (un record per un «avanti») lascia il posto al debuttante Del Fava La meta mancata da Denis Dallan nell'ultimo match contro l'Irlanda