Usa: porte chiuse a Carlos Varela menestrello cubano di Francesca Paci

Usa: porte chiuse a Carlos Varela menestrello cubano UN NUOVO CASO DI VISTI NEGATI Usa: porte chiuse a Carlos Varela menestrello cubano Francesca Paci I fans californiani lo aspettavano al Gusman Center di Miami per l'esecuzione del Guillermo Teli Da li, Carlos Varela sarebbe volato a New York, Chicago, Los Angeles, San Juan di Puerto Rico, con la tournée del suo ultimo album. Siete. Invece, dieci giorni fa, è stato respinto alla frontiera dalle autorità statunitensi: niente visto per il popolare menestrello connazionale di Fidel Castro. «Da tempo il Dipartimento di Stato nega l'ingresso agli artisti cubani perché nocivi agli interessi del nostro paese», denuncia il cantautore americano Jackson Browne sul New York Times. L'obiezione, secondo Browne, sarebbe economica: «La Casa Bianca ritiene che se Varela tenesse concerti negli Usa il ricavato finirebbe nelle tasche del suo governo». Piuttosto che arricchire il lìder maxima, meglio spegnere la musica. Su questo, l'amministrazione del presidente George W.Bush non fa sconti. Poco più d'un mese fa è toccato ad Ibrahim Feirer del Buena Vista Social Club e al collega Manuel Galbàn. Dovevano partecipare alla cerimonia dei Grammy a Los Angeles e ritirare un doppio premio, ma non c'è stato nulla da fare. Rifiutati perché «nocivi agli interessi del paese». Jackson Browne, che oltre ad hits come «Late for the sky», «The pretender», «Running on empty», ha firmato molte campagne per i diritti umani, contesta l'argomentazione ufficiale: «Fidel Castro non incasserebbe nulla da questi concerti. Il fisco cubano lascia agli artisti di fama internazionale la maggior parte di quanto guadagnano per timore che emigrino». Loro restano all'Avana, ma le canzoni ripetute a memoria tra i ragazzi di tutto il mondo diffondono la critica più dura alla repressione del regime. Carlos Varela, ora in tournée in Messico, minimizza. Con fatalistica filosofia latina confida di portare la sua musica anche negh Stati Uniti, prima o poi. Peccato però, per quelle date già tutte esaurite: «Non ho ricevuto spiegazioni alla frontiera. Qualunque sia la ragione del divieto apre un vuoto nell'incontro tra le nostre due culture». Nessun conforto dall'essere in buona compagnia. Lo scorso anno la stessa burocrazia politica aveva costretto il maestro spagnolo di flamenco Paco de Lucia a posticipare alcune tappe negli Stati Uniti per consentire al suo bassista cubano Alain Perez Rodriguez di presentare ricorso. Come Varela, Ibrahim Ferrer, Manuel Galbàn, anche Perez era stato respinto pervia del passaporto. In quel caso, la diplomazia ebbe la meglio e de Lucia potè suonare con la band al completo. Il politologo di Harvard Joseph Nye ha scritto due anni fa un importante saggio per ricordare ai suoi connazionali l'efficacia del «soft powere, il potere dolce degli Usa. Quella capacità di esercitare la propria influenza attarverso il fascino della cultura, senza ricorrere alla coercizione. Il visto negato agli artisti cubani, la guerra unilaterale in Iraq, i muscoli della superpotenza, alienano simpatie. L'America del rock senza frontiere ha fans in ogni continente. Come Carlos Varela, il Buena Vista Social Club, Paco de Lucia.