Polizia al Mucchio Selvaggio Sgomberato il centro sociale di Massimo Numa

Polizia al Mucchio Selvaggio Sgomberato il centro sociale DENUNCIATI TRE OCCUPANTI: VOGLIONO CHIUDERE OGNI SPAZIO ALTERNATIVO Polizia al Mucchio Selvaggio Sgomberato il centro sociale L'ex palazzina Enel di via Peyron 4 murata dagli operai del Comune I ragazzi: «Un atto di violenza che non soffocherà la nostra rabbia» Massimo Numa Linea dura contro le occupazioni abusive dei gruppi antagonisti che, negli ultimi mesi, sono riprese in molti quartieri, da Mirafiori al centro, collina compresa. Ieri mattina all'alba poliziotti e carabinieri, coordinati dal vicequestore Antonio Politane, hanno sgomberato l'ex palazzina Enel di via Peyron 4. Dentro, al secondo piano di questo bellissimo complesso, c'era un gruppo di ragazzi. Tre sono stati denunciati. Stavano dormendo, dovranno rispondere di occupazione abusiva e danneggiamento. All'interno, i segni di cinque mesi di «okkupazione»: la stella rossa a cinque punte (da non confondere però con il logo delle vecchie e nuove br), dipinta sui muri e sulle porte. E poi altri slogan, sempre disegnati con la vernice spray, porte sfondate, finestre divelte; abbandonati ovunque i resti cartacei dell'attività politica, cioè i ponderosi documenti elaborati dal Laboratorio sociale occupato Mucchio Selvaggio. A mezzogiorno gli ingressi erano stati completamente blindati dagli operai del Comune, protetti eia un cordone di agenti del Reparto mobile. Obiettivo, evitare nuovi blitz degli antagonisti. Nelle stanze del pianterreno, del primo e del secondo piano si respira ancora l'atmosfera dell'irruzione. Mobili rovesciati e vecchie televisioni, unico arredamento di quella che fu una sede importante dell'Enel. Nessuno aveva provveduto a chiudere i rubinetti dell'acqua, né a tagliare i fili della luce. Mai un'«okkupa» fu così ricca di confort. Ovunque danni. Irrimediabilmente rovinato il parquet dei piani superiori, distrutti pure gli arredi dell'ingresso e degli ex uffici. Immediata la reazione degli sgomberati, affidata a un lungo documento: «...Sgombero! L'unica parola d'ordine che l'amministrazione e la questura sono stati in grado negli ultimi mesi di declinare nei confronti dell'insorgenza di nuove occupazioni metropolitane, si è purtroppo tradotta un'altra volta in realtà. Questa mattina all'alba con uno spiegamento massiccio di poliziotti e carabinieri è stato sgom- j berato lo stabile di via Peyron 4,che da cinque mesi era diventato Mucchio Selvaggio, Laborato- rio Sociale Occupato già due volte sgomberato dal cinema-teatro Astra tra novembre e dicembre». La prestigiosa palazzina liberty è di proprietà dell'Enel, che ha deciso di inserirla nell'elenco dei beni in vendita dopo sette anni di abbandono. Gli antagonisti: «L'Enel si è rifiutata di aprire il benché minimo spazio di confronto sulla nostra progettualitàpolitica, l'amministrazione comunale si è rifiutata di ridiscutere in maniera complessiva la questione degli spazi sociali nella nostra città, la questura ha agito di conseguenza, e tutti i compagni e le compagne che si trovavano nello stabile al momento dello sgombero sono stati denunciati per invasione di edificio e danneggiamento, l'ennesima denuncia che va aggiungersi alle tante, troppe ricevute in questi mesi per la moltiplicazione delle nostre azioni di disobbedienza, insubordinazione e conflitto... Ai mandanti ed agli esecutori dello sgombero di questa mattina ribadiamo che questo ennesimo atto di violenza nei nostri confronti non potrà soffocare la nostra rabbia, il nostro diritto di resistenza». L'azione di via Peyron e, prima ancora, quella di via Bligny (altra casa sgomberata) e del cinema Astra lascia forse intravvedere una politica più aggressiva contro le occupazioni abusive, nuove e di antica data. E adesso si cercano gli strumenti legali per restituire alle istituzioni il possesso dei fabbricati. Insomma, l'ultima arma contro i centri sociali potrebbe essere la burocrazia. Una stella e una scritta: i simboli del centro sociale La palazzina si trova in via Peyron 4, nella zona liberty della città

Persone citate: Antonio Politane