Bush: è un errore una pace separata con i terroristi

Bush: è un errore una pace separata con i terroristi IL PRESIDENTE RICHIAMA GLI ALLEATI ALL'UNITA' Bush: è un errore una pace separata con i terroristi La Casa Bianca ha voluto ricordare che la coalizione è salda e allo stesso tempo dire all'elettorato americano che il paese non è isolato Maurizio Molìnari corrispondente da NEW YORK «Non ci può essere alcuna pace separata con i terroristi, ojpi segno di debolezza o ritirata giustifica le violenze e ne produce di nuove, l'unica maniera per proteggere i nostri popoli è agire uniti e con decisione». Nel primo anniversario dell'attacco all'Iraq il presidente degli Stati Uniti, George Bush, si è rivolto agli ambasciatori accreditati a Washington vestendo i panni di leader della coalizione intemazionale contro il terrorismo nata dopo l'il settembre. Parlando nella East Room con alle spalle le bandiere di 84 nazioni Bush ha inviato due messaggi diversi ma complementari: alle nazioni alleate ha chiesto di «non piegarsi mai» alla minaccia del terrore, con un implicito riferimento alla decisione del nuovo premier spa- i gnolo Zapatero di ritirare le truppe dall'Iraq dopo gli attentati di Madrid, ed ai connazionali ha sottolineato come la sua amministrazione guida una vasta coalizione, per smentire le accuse democratiche di aver «isolato l'America dagli alleati». I riferimenti alle duecento vittime spagnole hanno scandito i 22 minuti di discorso. «La gente di Spagna sta seppeUendo i suoi morti innocenti, uomini, donne e bambini che hanno iniziato la loro giornata in una grande città di pace e sono morti sul campo di battaglia assassinati a caso e senza rimorso» debutta il presidente guardando negli occhi l'ambasciatore madrileno Ruperez, come farà pochi minuti dopo rivolgendosi indirettamente al suo nuovo primo ministro: «La guerra al terrorismo non è l'immagine vaga di un discorso, è un impegno inesorabile per la nostra generazione, i terroristi non si battono solo contro le nostre politiche ma contro la nostra stessa esistenza, nessuna concessione calmerà il loro odio, soddisferà le loro richieste». Bush parla chiaro per scongiurare il rischio di defezioni nella coalizione, chiede agli alleati difare quadrato e non tentennare sotto i colpi degli attentati: prima Zapatero e poi il presidente polacco Kwasniewski, lamentando di essere stato tratto in inganno dotile accuse di rianno a Saddam, hanno paventato il rischio di un indebolimento della coalizione. E Geoi-ge W. Bush corre ai ripari, ai leader incerti e titubanti ed alle opinioni pubbliche pacifiste ricorda che nella rivendicazione di Madrid Al Qaeda ha affermato «noi sceghamo la morte mentre voi scegliete la vita». «L'unica divisione che esiste nel mondo è fra due visioni della giustizia e della vita - dice il presidente - loro celebrano ogni morte che noi piangiamo, non c'è terreno neutrale fra la civihzzazione ed il terrore, fra bene e male, fra libertà e schiavitù, fra vita e morte». Chi ha colpito la Spagna non è diverso da chi ha firmato gli attentati in Russia, Israele, Africa Orientale, Marocco, Filippine, Yemen, Giordania, Arabia Saudita, Turchia, Pakistan, Iraq, Afghanistan o Stati Uniti. Lo scenario del conflitto in atto è globale. La guerra al terrorismo è la cornice nella quale si è svolta la campagna militare irachena. Ad un anno dal lancio dei primi missili contro Baghdad, Bush non fa alcun riferimento alle anni di distruzione di massa di Saddam Hussein all'epoca consi- derate il casus belli, ciò che conta è che il rovesciamento del Raiss «ha costituito un momento di svolta in Medio Oriente, un cruciale passo in avanti della libertà». Il richiamo è all'idea neoconservatrice della promozione della democrazia come antitodo al terrore; se negli anni Settanta furono le svolte in Spagna e Portogallo a far avanzare la libertà in America Latina e negli anni Ottanta fu la Polonia a fare altrettanto con l'Europa delTEst, adesso possono essere gli iracheni ad «accendere il fuoco della libertà» nel «Grande Medio Oriente», come la Casa Bianca definisce l'area dal Marocco al Pakistan. L'obiettivo strategico è di lunga durata e punta a sradicare le radici del fenomeno che hai prodotto gli attacchi dell'I 1 settembre 2001 all'America e dell'I 1 marzo 2004 all'Europa: «La nascita di un Afghanistan ed un Iraq democratici è un interesse comune, un grande passo verso l'obiettivo di lunga durata che conta, incoraggiare le riforme e la democrazia nel Grande Medio Oriente come alternativa al fanatismo, al risentimento ed al tenore». Ed a chi ancora oggi contesta all'amministrazione la decisione di muovere le truppe per la deposizione di Saddam Hussein, risponde con un interrogativo: «Chi può affermare che gli iracheni starebbero megho se gli assassini tornassero nei loro palazzi, se le camere della tortura di Saddam tornassero ad aprire i battenti, se le fosse della morte fossero riempite di altre vittime?». La giustificazione dell'attacco di allora coincide con il motivo di fondo di ima guerra che continua: «Dobbiamo confrontarci con la pericolosa combinazione costituita da Stati fuorilegge, gruppi terroristi ed anni di distruzione di massa»., DùrÈmte l'intero discorso Bush ignora quasi del tutto le Nazioni Unite mentre elenca con premura ed a più riprese i Paesi della coalizione. Che si tratti delle 22 nazioni che hanno perduto soldati sui cambi di battaglia in Iraq ed Afghanistan, delle 14 nazioni che hanno sottoscritto l'accordo per ostacolare il traffico di armi di distruzione, o dei compiti che i singoli Paesi si sono assunti - nel caso dell'Italia ha ricordato l'impegno per la riattivazione dell'apparato della giustizia a Kabul Bush elenca con pazienza nome per nome. L'intenzione è duplice: da un lato riconoscere i meriti di questi leader e governi che sono scesi in campo - inclusi anche Stati come Estonia, El Salvador e Kazakhstan - dall'altro far comprendere al grande pùbbhco di casa propria che questa amministrazione non è «unipolare» ed «isolazionista» come accusa il senatore John Kerry, candidato democratico alle presidenziali. ^|fe La gente ^r " di Spagna sta seppellendo i suoi morti innocenti Uomini, donne e bambini che hanno iniziato la loro giornata in una grande città di pace e sono morti sul campo di battaglia assassinati a caso e senza alcun rimorso m ^^b La guerra a chi "™ mette le bombe non è l'immagine vaga di un discorso, è un impegno inesorabile per la nostra generazione. Gli assassini non si battono solo contro le nostre politiche ma contro la nostra stessa esistenza. 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