Per Teresa De Sio una taranta in cortile di Simonetta Robiony
Per Teresa De Sio una taranta in cortile «CRAJ» IL NUOVO SPETTACOLO DELLA CANTANTE Per Teresa De Sio una taranta in cortile Simonetta Robiony ROMA La cosa più complicata per questo spettacolo di Teresa De Sio è trovare i luoghi dove rappresentarlo: l'ideale sarebbe una piazza di paese perchè di una festa si tratta, con musica, balli, profumi del nostro passato. Ma uno spettacolo vero e complesso com'è questo «Craj» ovvero «Domani» non può essere soggetto alle bizzarie del tempo, alle stonature dell'amplificazione, alla scomodità precaria del pubblico piazzato in piedi. Tranne alcuni, pochi, i luoghi per la rappresentazione di «Craj» sono, quindi, ancora da definire. Anche perché Teresa De Sio vuole che gli spettatori siano al centro di quello che lei immagina come un grosso cortile e i musicisti stiano ai quattro lati, illuminati nel momento in cui si esibiscono, al buio quando passano ad altri il canto. Il debutto è stato fissato per il 24 marzo, a Lecce, nella Masseria Torcino di Cannole, di certo il posto più adatto e suggestivo per questa rappresentazione teatral-musicale che ripropone la tradizione delle Puglie, dal Gargano al Salento. Il 27 è la volta del Leoncavallo di Milano, spazio ufficiale di ogni sperimentazione. Il 3 aprile è quella del Bar-Fly di Ancona, il 5 del T.P.O. di Bologna, il 14 del Sashall di Firenze, il 17 di II Cortile del Maglio a Torino. Il resto è da trovare. Teresa De Sio, una dei grandi nomi della nostra canzone, ci ha messo due anni per realizzarlo: voleva fosse il più possibile un omaggio autentico alla tradizione senza la quale, dice, non si può guardare al domani. Con lei cantano stornelli, pizziche nenie, «tarante», fedeli fino in fondo agli antichi ritmi popolari, Giovanni Lindo Ferretti, voce carismatica del nostro sud. Uccio Aloisi, i Cantori di Carpino, il chitarrista Matteo Salvatore. Perchè una napoletana come lei ha scelto la musica popolare pugliese? «E' vero, non ho origini salentine, ma ho iniziato a cantare, più di venti anni fa, con Musica Nova che conduceva la sua ricerca tanto sulla canzone napoletana come su quella pugliese. Per me, perciò, è tornare sui miei passi. E' un omaggio devozionale alle vere radici della musica popolare e ai suoi straordinari interpreti che la conservano e la curano con rispetto e affetto». Per una volta, quindi, ha rinunciato a comporre cose sue. «Sono in scena come filo conduttore dello spettacolo: recito, parlo, spiego, canto. Ho lavorato a lungo per realizzarlo, ma era un atto dovuto: il mio ringraziamento a una musica che mi aveva aperto la strada». Come è arrivata alla musica popolare? «Sono stata fortunata perchè ho seguito un doppio cammino. Studiavo antropologia culturale con Annabella Rossi che mi ha schiuso la porta della conoscenza facendomi conoscere i saggi di De Martino. Nello stesso tempo facevo anche ricerche sul campo e cominciavo a cantare perchè avevo una buona voce. Mi è capitato così di avviarmi verso quella che si chiama etno-musicologia». Per spiegare il suo lavoro usa il termine di «musica ecologica»: come mai? «Mi pare che molti dei suoni che ci circondano finiscano per essere inquinanti. Il mondo, almeno esteriormente, ci assomiglia sempre meno. Secondo me è il momento di fare le nostre scelte, rivendicare le nostre ragioni, non abbassare la guardia. Io lo faccio a modo mio, proponendo vecchie musiche che a me appaiono come pietre capaci di splendere di luce propria». Teresa De Sio sarà nel Cortile del Maglio di Torino II 17 aprile
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