Le caselle vuote dell'Ultima Caccia

Le caselle vuote dell'Ultima Caccia Le caselle vuote dell'Ultima Caccia Dal regista delle autobombe Zarqawi al Mullah Omar Il cerchio si stringe attorno a Bin Laden. E se davvero Al Zawahiri, il solo che poteva avere un carisma simile a quello di Osama, ha le ore contate, si aprirebbe nel vertice di Al Qaeda il problema delle successioni. Un nome sarebbe quello di ALu Mussab al-Zarqawi, l'uomo che gli Stati Uniti ritengono il filo di congiunzione degli attentati dell'ultimo anno in Iraq. Abu Mussab al-Zarqawi è di origini giordane. Il suo vero nome è Fadel Nazzal al-Khalayleh ed è nato 38 anni fa in un povero villaggio a Nord-Est di Amman. Al Qaeda lo aveva inviato nel Nord dell'Iraq per prendere contatti col gruppo Ansar ai-Islam e guidarlo. Da lì aveva gestito il reclutamento di adepti in Europa, Italia compresa. Quando nel 2001 jli americani avevano attaccato 'Afghanistan, Zarqawi vi era rientrato per combattere, e aveva perso una gamba in un bombardamento. Nel 2002 Zarqawi era stato accusato di aver assunto i killer che avevano ucciso ad Amman il diplomatico americano Lawrence Foley, e il 5 febbraio dell'anno successivo Colin Powell lo aveva indicato come una delle ragioni che giustificavano la guerra. Dopo la caduta di Baghdad, però, la sua influenza nel Paese sarebbe aumentata, trasformandolo nell'eminenza grigia dell'offensiva di Al Qaeda. Altro personaggio possibile per la successione, apparso sempre al fianco di Al Zawahiri, è il kuwaitiano Suleiman Abu Ghaith, 39 anni, ex insegnante nelle scuole coraniche noto soprattutto per le apparizioni sugli schermi della tv araba «Al Jazeera» nelle vesti di portavoce dell'organizzazione. I rapporti di più antica indicano poi in Mohammed Atef, anch'egli egiziano, il comandante operativo dell'organizzazione, però le sue credenziali di terrorista paiono fermarsi al 1998, quando organizzò gli attentati'alle ambasciate statunitensi di Kenia e Tanzania. Da quel momento in poi altre figure si sono fatte strada, e sembra abbiano acquistato nuovo peso fra gli artefici del terrore, n «mullah» Mohammed Omar, ad esempio, si è costruito fra i suoi una grande fama di combattente essendo rimasto a fianco di Bin Laden durante tutta la campagna americana in Afghanistan. Nei mesi successivi, durante le lunghe ricerche compiute da «rangers» e altri reparti speciali, Omar aveva condiviso il ruolo di braccio destro di Bin Laden con Saif Al Adii, responsabile della sicurezza del Capo. Non resta dunque che citare due nomi emersi da qualche tempo, quelli di Abu Zubayadh, saudita, probabile autore di attentati in Giordania e complotti contro la casa regnante di Amman, e dello Sahykh Saiid, sospetto ufficiale pagatore dei gruppi coinvolti negli attentati dell'I 1 settembre. Di certo nell'ultimo biennio la mano di Al Qaeda è apparsa dietro gruppi che operavano ben lontano dalle sedi storiche dell'organizzazione, come l'Africa orientale o l'Estremo Oriente, soprattutto Indonesia. Haroun Fazuì, nativo delle isole Comore, è da anni ricercato come principale referente di Al Qaeda nel continente africano: dicono sia stato l'uomo che nel 1998 guidò fin quasi al momento dell' esplosione il camion lanciato contro l'ambasciata americana a Nairobi. Da allora è scomparso e riapparso più volte, ogni volta in nazioni diverse. [e. st.] Da sinistra, Suleiman Abu Ghaith Abu Mussab al-Zarqawi e il «mullah» Mohammed Omar