Affossata la legge Boato, più diffìcile la grazia a Sofrì di Maria Grazia BruzzoneAdriano Sofri

Affossata la legge Boato, più diffìcile la grazia a Sofrì SOLO 8 ESPONENTI DI FORZA ITALIA FAVOREVOLI. FASSINO: DESTRA FORCAIOLA. CASTELLI: IL PARLAMENTO E SOVRANO Affossata la legge Boato, più diffìcile la grazia a Sofrì I Polo vota contro i poteri del Capo dello Stato. L'esponente verde: imboscata Maria Grazia Bruzzone ROMA Si disfa a Montecitorio, sotto i colpi non solo di An e Lega ma dell'intera maggioranza, la legge Boato sui poteri di concessione della grazia. «Legge Sofri», era stata nbattezzata, con una personalizzazione che certo non ha giovato. Lo stesso Sofri, peraltro, se lo aspettava, e forse se lo aspettavano in tanti. Sia nel centrodestra, dove An e leghisti avevano fatto muro fin dall'inizio, sia nel centrosinistra che alla disponibilità manifestata da Fi e Udc non aveva mai creduto fino in fondo. «E' stata un'imboscata parlamentare» non un incidente di percorso», denuncia adesso Marco Boato, primo firmatario della legge. Il deputato verde contava sulla maggioranza dell'indultino. Un'illusione, evidentemente. Ieri, quando viene messo ai voti il primo dei due emendamenti presentati da An, che in pratica riassegna la proposta di grazia al ministro di Giustizia, a votare a favore è praticamente tutta la maggioranza. An e la Lega, certo, ma anche Forza Italia con l'eccezione di otto deputati fra i quali gli avvocati garantisti Carlo Taormina, che è anche relatore del provvedimento. Donato Bruno, presidente della commissione Affari Costituzionali che ha licenziato la legge, Michele Saponara, Gaetano Pecorella. Non diversamente vota l'Udc, assente il segretario Marco Follini, che era il più disponibile, mentre Carlo Giovanardi era trai contrari. E' il voto chiave, in pratica l'affossamento della legge. I deputati di An sono tutti in piedi ad applaudire e, guidati dal coordinatore Ignazio La Russa, entrato in aula cinque minuti prima, si rivolgono anche ai colleghi di Fi, in segno di approvazione. L'opposizione insorge ed esce per protesta. Fuori, i firmatari decidono di togliere la firma al provvedimento, ormai svuotato. Provvedimento che sarà comunque definitivamente cancellato da un voto contrario. Chi e quando ha deciso il voltafaccia? Le accuse sono reciproche. Taormina spiega che «c'era un'intesa per coordinare i vari punti» vale a dire che ci sarebbe stato un accordo per votare a favore del primo emendamento di An, in cambio del ritiro di una seconda modifica. Da Fi si accusano i centristi, (ma i voti azzurri sono stati 120) mettendo in giro la voce addirittura di un incontro (e un accordo) fra La Russa e il capogruppo dell'Udo Luca Volente. Incontro che Volente nega recisamente. I centristi raccontano invece che all'ultimo, al comitato dei nove, il capogruppo azzurro Vito avrebbe annunciate la decisione di Fi di votare gli emendamenti di An. E che l'Udc si sarebbe accodato ai forzisti, come già annunciate, per non spaccare la Cdl. Era dunque un'illusione, quella di Boato. E' vero che a sue tempo Silvio Berlusconi, premuto oltre ogni dire da Giuliano Ferrara, si era detto «favorevole» a un articolato che desse modo al Capo dello Stato di esercitare appieno quel potere che gli assegna la Costituzione, svincolandolo dalla propesta e dalla centrofirma che spetta al Guardasigilli (il quale, trattandosi del leghista Castelli, si era sempre opposto a graziare Sofri). Come è vero che, dopo il comunicate del 30 dicembre del presidente della Repubblica, il presidente dalla Camera Casini si era impegnato ad accelerare al massimo l'iter della Boato. In quel momento l'aria pare¬ va diversa. E Ciampi aveva «preso atto» della posizione di Castelli e Bossi che, dopo aver riconosciute che la concessione della Grazia è prerogativa del Capo delle Stato, avevano «manifestato adesione alla preposta di legge diBoatoealtri». In realtà la Lega era rimasta contraria e chiedeva una norma costituzionale. Quanto ad An, ha sempre avversato la Boato e poco più di un mese fa proprio La Russa aveva inscenato ima lite in aula contro il relatore Taormina, ree di essersi espresso contro un emendamento di An volto a ripristinare la demanda di grazia da parte dell'interessato (che Sofri non avrebbe mai fatte). Uno show, appunto, forse messo in piedi anche per dare credibilità al relatore, che in molti oggi tacciano di ambiguità. Pei le elezioni sempre sempre più vicine, la vicenda Priebke e quella di Cesare Battisti, gli attentati di Madrid e i sondaggi sugli umori degli elettori del centrodestra hanno fatto il resto. Di fuoco le prime reazioni. Il leader dei ds Piero Fassino: «Destra forcaiela». Il ministre della Giustizia Castelli: «Il Parlamento è sovrane, non resta che adeguarsi». Adriano Sofri, rinchiuso nel carcere «Don Bosco» dì Pisa

Luoghi citati: Madrid, Pisa, Roma, Taormina