Ciampi: l'Italia ristagna Serve uno sforzo per farla riprendere di Stefano Lepri

Ciampi: l'Italia ristagna Serve uno sforzo per farla riprendere FORTE CALO DELL'EXPORT REGIONALE, PERSO IL 4 PER CENTO NEL 2003 Ciampi: l'Italia ristagna Serve uno sforzo per farla riprendere Il presidente della Repubblica invita a rinnovare il modello di sviluppo Montezemolo: possiamo reagire. I sindacati: giusto il nostro sciopero Stefano Lepri ROMA Carlo Azeglio Ciampi è per carattere un ottimista, ma i dati sono dati: la nostra economia va male. «Il sistema italiano è in un periodo, purtroppo, di stagnazione e bisogna scuoterlo» ha detto ieri. Stagnazione, dunque, non declino, una parola che al presidente della Repubblica non piace e non pare appropriata: e ne possiamo uscire, «non c'è nessun motivo» perché il Paese non si scuota, «perché non riprenda quella strada di crescita che possiamo ancora avere, quanto e più degli altri Paesi europei». E' stata una reazione pronta, immediata, da ex governatore della Banca d'Italia quella del Capo dello Stato, alla analisi contenuta nel bollettino semestrale della Banca d'Italia. E il ! suo scopo è di rincuorare, di incitare, dopo aver constatato le difficoltà: «Dobbiamo sapere rinnovare il nostro modello di sviluppo, non accontentarci di tutto quello che finora abbiamo realizzato, ma guardare in avanti con fiducia per dare fiducia anche ai nostri figli per far sì che l'Italia abbia di fronte a sé un futuro quale le compete, del quale essa è degna». Dietro le difficoltà del momento si intravede dunque un problema di lungo respiro, il modello di sviluppo da cambiare. C'è una obiettiva perdita di posizioni dell'Italia, in diversi campi. Ricevendo al Quirinale il presidente della Federturismo, associazione delle imprese turistiche, Costanzo lannotti Pecci, e il presidente uscente della Confindustria Antonio D'Amato, Ciampi ha notato che nel mondo l'Italia è solo terza per arrivi turistici, dopo Francia e Spagna. Perché? «Non vedo perché non si debba essere in testa - ha detto - con tutto quello che abbiamo di patrimonio naturale e artistico». Non è una vanteria nazionalistica, è un dato di fatto che il patrimonio artistico dell'Italia è il più ampio al mondo; si sa che il paesaggio è molto apprezzato, la qualità della vita pure. Ma, dice il presidente della Repubbhca, «l'industria turistica è fortemente condizionata, forse più di altri settori produttivi, dall'immagine che il paese sa dare di sé». Ed è importante, il turismo, perché in tutto «impegna 2 milioni di addetti che sono quasi il IC/o dell'occupazione totale nel nostro Paese», e «assicura un saldo valutario di più di 10 miliardi di euro». Anche nel turismo c'è dunque da «scuotersi», si può far megho in campo di efficienza, di prezzi, di professionalità, di «rendere competitive alcune zone che lo possono essere di più». Per certe esportazioni che non vanno la colpa può essere della concorrenza cinese o indiana, se il turismo non va al meglio si tratta di un problema fatto in casa, sembra voler segnalare Ciampi. La stagnazione attuale è preoccupante, una perdita di posizioni è in atto da anni: è l'analisi della Banca d'Italia. Inutile far polemiche sui numeri, interviene subito il presidente designato della Confindustria, Luca Corderò di Montezemolo, con parole che al capo dello Stato suoneranno gradite: «il calo delle esportazioni c'è, ma da questo a parlare di declino c'è di mezzo molto»; occorre «fare quadrato, e lavorare a testa bassa, innovare, reagire perché ci sono tutte le condizioni per poterlo fare, con lo spirito e le capacità». Ma dalle parole di Ciampi i sindacati traggono la conclusione che hanno fatto benissimo a indire uno sciopero generale per venerdì 26. Non sarà solo contro la riforma delle pensioni, servirà «anche per fare emergere altre questioni che vanno affrontate», come quelle autorevolmente segnalate dal presidente della Repubbhca, dichiara Savino Pezzetta della Cisl. Qualsiasi iniziativa si debba prendere per superare le difficoltà del «modello itahano» - da incentivi per l'innovazione tecnologica a un calo delle tasse un maggior spazio di manovra del bilancio pubblico è indispensabile. Ieri, dopo che i dati europei hanno mostrato il «patto di stabilità» sui deficit pubblici sempre più scricchiolante, sia dalla maggioranza sia dall'opposizione si sono levate voci, come quelle di Rocco Buttiglione e di Giuliano Amato, per chiederne la modifica. Il viceministro Adolfo Urso promette nuove risorse nella legge finanziaria 2005 per la tutela e la promozione del «Mode in Italy», che nuovi dati Istat di ieri confermano in difficoltà, con un calo in valore del 40Zo nel 2003, meno sensibile nel Nord-Ovest (-20Zo) più nel Nord-Est (-5,507o). Ma la Banca d'Italia e la Bce hanno avvertito anche che già allo stato attuale gli obiettivi di finanza pubbhca sono a rischio, con la spesa corrente italiana nel 2003 al livello più alto dell'ultimo decennio. -REGIONE ITALIA O Piemonte ^ Valle d'Aosta C Lombardia , C Liguria ^Trentino-Alto Adige JP Fritili-Vehezia Giulia w Emilia-Romagna p Toscana #:Umbria'-- :.■■P:;^; .. 'jP^Màrche ;; ■, .: | P Lazio,, .■. : i VAR% PES0% VAR% PES0% 2003/2002 EXPORT REGIONE 2003/2002 EXPORT -2.0 41,6 i imUA MERIDIdNAUE i7,1 M -0.4 11,5 1 (P Abruzzo -2,5 2,1 +7,6 0,2 I <2 Molise -0,1 0,2 -2,7 28,5 i ^ Campania -14,9 2,6 -0,8 1,4 C Puglia -3,4 2,2 •5^ 31.2 ^ Basilicata +0,1 0,6 +4,5 1,8 ©Calabria +6,3 0,1 -9,4 3,2 ITALIA INSUtARE -2,1 12,1 O Sicilia +2,7 2,0 -6,5 16,1 Cr Sardegna +14,8 0,9 +1,9 3,4 -12,2 4,0 . . Ponte:lstat