Parmalat vuole convertire il debito

Parmalat vuole convertire il debito NEL 2003 5,8 MILIARDI DI RICAVI PROVVISORI. IL MARGINE OPERATIVO LORDO A 200 MILIONI Parmalat vuole convertire il debito Bendi svela il suo piano, passivo a 14,8 miliardi MILANO Il futuro della armalat va verso «uno scambio fra il debito e titoli azionari negoziabili in mercati regolamentati». Per la prima volta l'amministratore straordinario del gruppo di Collecchio, Enrico Bondi, mette nero su bianco l'intenzione di adottare una soluzione simile a quella che venne usata nel crack della Ferruzzi, convertendo appunto i debiti in azioni della società. E' questa una delle novità più importanti nelle linee guida del piano di ristrutturazione industriale e finanziaria che Bondi ha presentato ieri al comitato di sorveglianza della società, preannunciando anche la focalizzazione del gruppo su una trentina di marchi e la decisione di restare solo sui mercati più ricchi. La mossa del commissario straordinario è dovuta, ma probabilmente ha anche un valore aggiuntivo rispetto a quello di di semplice informazione ai membri del comitato che in base alla Prodi-bis vigilano sull'amministrazione straordinaria. Bondi si trova infatti un un momento di impasse con le banche creditrici della Parmalat - e in alcuni casi anche indagate dalla magistratura per reati connessi al crack che prima hanno aderito in modo tiepido al prestito raccolto dal commissario per garantire il funzionamento del gruppo e adesso, oltre a sottolineare (come è accaduto lunedì per bocca dell'amministratore delegato di Unicredit Alessandro Profumo) la loro distanza dallo stesso Bondi, non si risolvono a creare quel comitato creditori che non è per ora previsto da nessuna norma e sul quale non arrivano indicazioni da parte del governo, ma che il commissario vuole comunque come interlocutore. Il messaggio dato ieri da Bondi è quindi quello che l'amministrazione straordinaria si sta muovendo, anche se con tempi più lunghi di quelli previsti: «L'intenzione spiega infatti il commissario è di avviare da sùbito un confronto sulle linee guida del piano con i principali creditori, con le autorità interessate e con le organizzazioni sindacali», che dovrebbe durare un paio di mesi in modo da poter poi presentare il piano al ministero delle Attività produttive «entro maggio/giugno». Sul fronte dei creditori c'è da registrare un'altra novità. Ieri le banche estere e alcuni possessori di obbligazioni hanno creato un comitato creditori che per il momento si rammarica della mancata partecipazione delle banche italiane, invitandole ad aderire, ed esprime la sua preoccupazione a Bondi e al ministro delle Attività produttive Marzano per i ritardi nel piano Parmalat. Nella riunione di ieri con il comitato di sorveglianza, Bondi non si è limitato a presentare il piano per linee generali ma ha anche ricostruito il quadro dei debiti di Parmalat e ha fornito i primi dati sull'andamento industriale del 2003. Il debito finanziario verso terzi esclusi quindi i debiti infragruppo - ammonta a oggi «a circa 14,8 miliardi di euro», 4,2 miliardi di debito bancario, 9,4 miliardi in obbligazioni e 1,2 miliardi legati ad altri strumenti derivati. Ma in base ad alcune rettifiche ancora in corso il debito finanziario potrebbe scendere al consolante livello di 14,2 miliardi. Provvisori sono anche i dati su ricavi e margine operativo lordo del gruppo nel 2003, che in base ai risultati non certificati sono pari rispettivamente 5,8 miliardi e 200 milioni. In base al piano industriale per il triennio 2004-2007 «il nuovo gruppo Parmalat sarà un gruppo italiano a strategia multinazionale, centralmente coordinato, più snello, più competitivo e più efficiente», concentrato su latte e prodotti derivati e succhi di frutta, che scenderà dai 120 marchi attuali a 30 marchi, in testa Parmalat e Santal. Con l'obiettivo, tra l'altro, di «concentrare l'attività in Paesi a elevato potenziale» e di vendere le attività lontane dal core-business, il gruppo punta a ottenere un mainine operativo lordo del 100Zo sul fatturato «in linea con quello dei principali concorrenti intemazionali», [f.man.] Alcune banche estere e i possessori dei bond del gruppo di Collecchio creano il comitato creditori. Fuori gli istituti italiani "commissarioparmaiatEnncosondi

Persone citate: Alessandro Profumo, Bondi, Enrico Bondi, Marzano

Luoghi citati: Milano