Un vertice straordinario sulla sicurezza nell'Ile di Enrico Singer
Un vertice straordinario sulla sicurezza nell'Ile VENERDÌ'A LIVELLO DI MINISTRI DEGLI INTERNILE IL TEMA SARA AL CENTRO DEL SUMMIT EUROPEO DI FINE MESE Un vertice straordinario sulla sicurezza nell'Ile Prodi: contro le bombe anche le armi della politica Enrico Singer corrispondente da BRUXELLES Il vertice straordinario dei ministri degli Interni e dei capi dei servizi di sicurezza ci sarà già venerdì. La richiesta, che era partita domenica dalla Germania, è stata accolta dalla presidenza di turno irlandese e i tempi sono stati accelerati al massimo perché la Uè vuole trovare una risposta comune all'attacco terrorista senza altri indugi. Già oggi la Commissione esaminerà i correttivi al piano d'azione che fu varato dopo l'il settembre del 2001 e che ha fatto, da allora, pochi passi concreti sia sulla strada della cooperazione giudiziaria sia su quella tra le polizie. E di sicurezza parleranno lunedì anche i ministri degli Esteri che si ritroveranno a Bruxelles per mettere a punto l'agenda del summit europeo del 25 e 26 che, dall'originale scaletta quasi tutta economica, è stata rivoluzionata con la lotta al terrorismo al primo punto dell'ordine del giomo. Ma la risposta alle bombe che hanno portato l'attacco del terrorismo islamico nel quore dell'Europa non si risolve soltanto raftorza'nd.o l'apparato delle misure di sicurezza. C'è bisogno di una risposta politica che deve affrontare i due nodi che stanno dietro al terrorismo, che lo alimentano e che s'intrecciano: il dopoguerra in Iraq e il conflitto israelo-palestinese. Il presidente della .Commissione, Romano Prodi, lo ha detto nell' intervista a «La Stampa» di ieri e lo ha ripetuto nelle sue dichiarazioni pubbliche sulla piazza dedicata a Robert Schuman dove si sono raccolte migliaia di persone per i tre minuti di silenzio in memoria dei duecento morti di Madrid. E una prima mossa politica è partita proprio da José Luis Zapatero, il vincitore delle elezioni spagnole, che ha annunciato una svolta netta rispetto alle posizioni di José Maria Aznar. L'ipotesi di ritirare i 1300 soldati spagnoli che si trovano in Iraq se, entro la fine di giugno, la missione non passerà sotto il comando dell'Onu ha immediatamente spostato il confronto anche sul capitolo politico della lotta al terrorismo. E sulla strategia complessiva dell'Unione europea in campo intemazionale. Una riflessione sollecitata ieri anche dal ministro degli Esteri francese, Dominique de Villepin: «Da qualche ora si stanno prendendo iniziative perché si coordinino i ministri degli Interni. Ma questo non basta». De Villepin è stato molto chiaro: «Non possiamo non vedere che ci sono due focolai che alimentano l'instabilità e il terrorismo nel mondo. Il primo è la crisi in Medio Oriente, l'altro è l'Iraq». L'invito a ripensare l'atteggiamento della Uè è condiviso anche dalla Germania di Gerhard Schroeder. Nei suoi documenti ufficiali l'Unione europea ha sempre sottolineato la necessità di un (iituo\o maggior e y. deVVOnu. nel dopoguerra iracheno, ma le divergenze che esistono tra i vari governi sul significato di questa affermazione non sono un mistero e si sono manifestate anche ieri. Tony Blair ha telefonato a Zapatero per le rituali congratulazioni e ha preferito non fare alcun accenno alla frase - «Bush e Blair dovranno riflettere e fare autocritica» che il nuovo leader spagnolo ha pronunciato a proposito della guerra in Iraq. Ma il ministro degli Esteri britannico. Jack Straw, ha detto che «la sicurezza in Europa non è diminuita» per effetto dell'intervento militare contro Saddam Hussein e, anzi, «aumenterà nel medio o lungo periodo» grazie a quell'intervento. I polacchi e i danesi hanno già escluso il ritiro delle loro forze dall'Iraq (2460 soldati la Polonia, 420 la Danimarca) anche se alla fine di giugno il comando non dovesse passare all'Onu. Così la divisione tra sostenitori e critici della linea americana sembra riproporsi esattamente come un anno fa, quando in discussione era l'intervento militare. Ma con equilibri diversi perché adesso la Spagna è passata sulla linea di Francia e Germania. Il presidente della Commissione mette in guardia dalle schematizzazioni in «fronti» che rischiano di stravolgere il significato vero delle posizioni. Non si tratta di mettere l'Europa contro l'America, ma di rilanciare insieme le «armi della politica» per risolve¬ re le crisi. E' un processo che non si annuncia facile, ma che dominerà i vertici europei dei prossimi giorni. La presidenza irlandese vuole partire da proposte concrete e ha già pronto un piano in undici punti. Tra questi anche la nomina di un «mister antiterrorismo» e l'effettiva realizzazione degli impegni presi dopo l'I 1 settembre. Compresa la cooperazione giudiziaria e di intelligence. Bertie Ahem ha anche una speranza, la stessa espressa da Romano Prodi e da molti leader europei: che il cammino della Costituzione europea riprenda slancio. Zapatero ha dichiarato che non seguirà la linea intransigente di Aznar che aveva bloccato l'accordo sul nuovo Trattato costituzionale della Uè. La ritrovata unità sulla Costituzione sarebbe già una risposta molto importante alla minaccia del terrorismo. Blair telefona a Zapatero per congratularsi nonostante il duro attacco del leader socialista sulla guerra Straw: gli attentati non dipendono dal conflitto Polonia e Danimarca escludono il ritiro dei loro contingenti dall'Iraq. Le divergenze nell'Unione restano anche sul «ruolo maggiore» dell'Onu » 111131 Romano Prodi con il premier belga Guy Verhofstadt (a destra) durante i tre minuti di silenzio osservati ieri in Europa
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