Bush orfano del giiànde alleato Aznar di Maurizio Molinari
Bush orfano del giiànde alleato Aznar IL PRESIDENTE TELEFONA AL VINCITORE: «LAVORIAMO INSIEME PER UN COMPROMESSO ALL'ONU». MA PER LUI E' UN BRUTTO COLPO Bush orfano del giiànde alleato Aznar Si aprono tre fronti: Golfo, lotta al terrore, voto degli ispanici analisi Maurizio Molinari corrispondente da NEW YORK A un anno dal vertice di Terceira, che aprì le porte all'attacco all' Iraq, George Bush perde l'alleato José Maria Aznar e con lui uno dei pilastri politici del rovesciamento di Saddam Hussein. La vittoria del Psoe nelle elezioni in Spagna è un «brutto colpo per la Casa Bianca» - come hanno scritto il «New York Times» e il «Washington Post» - che aveva creduto ai sondaggi della vigilia su un vantaggio di 5 punti dei popolari, e che dopo gli attentati di Madrid aveva deciso di spingersi fino ad avvalorare la pista dell'Età pur di dar manforte ad Aznar. La vittoria di José Luis Rodriguèz Zapatero apre ora per l'amministrazione Bush tre fronti di crisi, tanto più pericolosi in quanto mancano otto mesi alle elezioni per la Casa Bianca. Il primo è l'Iraq. «Il ritiro dei 1300 soldati spagnoli promesso da Zapatero ai suoi elettori pone due ordini di problemi - spiega Rachel Bronson, responsabile Medio Oriente del "Council on Foreign Affairs" di New York - perché sul piano militare verrà a mancare un contingente difficilmente sostituibile in un momento in cui gli Usa progettano la riduzione delle loro truppe, mentre sul piano diplomatico Washington non potrà contare su quello che è stato, assieme al premier britannico Tony Blair, il suo nincipale alleato». Il comunicato dela Casa Bianca sulla telefonata di congratulazioni fatta ieri da Bush a Zapatero non fa alcun cenno dell'Iraq perché il tema è esplosivo. In palio c'è l'assetto della coalizione. Dietro le quinte le feluche del Segretario di Stato, Colin Powell, sono già all'opera per tentare una mediazione. «Zapatero è in favore della transizione dei poteri sotto egida dell'Onu il 30 giugno e chiede una nuova risoluzione spiega una fonte diplomatica a Washington - questa può essere la via per raggiungere un compromesso che consenta alle truppe spagnole di rimanere sul terreno». Ma il negoziato si annuncia in salita, anche perché al Palazzo di Vetro gli Usa non potranno più contare sull'affabile ambasciatore di Spagna Ignacio Arias - l'ex presidente del Real Madrid - che appare destinato a lasciare l'incarico. Il secondo fronte di incertezza per Bush è strategico e riguarda la tenuta complessiva dell'Europa nei confronti dell'offensiva di Al Oaeda. «D terrori¬ smo ha ottenuto una grande vittoria in Spagna perché chi ha fatto detonare le bombe dell'I! marzo voleva cambiare il percorso della democrazia e c'è riuscito», ha scritto il neoconservatore David Frum su «National Review Online», dando voce a chi nell'Amministrazione ha visto nella vittoria socialista la dimostrazione che l'Europa sotto i colpi del terrorismo traballa, cede, a differenza di quanto avvenuto con l'America dopo l'I 1 settembre. Il timore è che siano stati vani gli sforzi fatti dall'Amministrazione negli ultimi 30 mesi per costruire con l'Europa una forte intesa anti-terrore. «Ritirare le truppe in seguito a un voto condizionato dagli attentati, a prescindere da chi li abbia commessi, significa avvalorare la tesi di chi in America teorizza l'irrefrenabile declino politico, militare e strate¬ gico dell'Europa», aggiunge Edward Luttwak, politologo del Centro di studi strategici e intemazionah. La preoccupazione diffusa a Washington è che Al Qaeda, rinfrancata dalla vittoria politica,1 riacquisti forza ed affondi i colpi contro l'Occidente. ((Aznar parlando al Congresso di Washington riunito in seduta congiunta disse con chiarezza che l'il settembre era un attacco all'intera civiltà - recita l'editoriale del "New York Sun" - e ora Al Qaeda ha ottenuto ciò che voleva, lo ha cacciato». Proprio con in mente la volontà di evitare fratture sulla lotta ad Al Qaeda, Bush ha proposto a Zapatero di (davorare assieme nella lotta al terrorismo» iniziando dalla caccia ai responsabili degli attentati di Madrid. Iraq e terrorismo a parte, il cambio di governo a Madrid fa temere a Bush conseguenze negative sulla campagna elettorale peruntemadi politica interna: il voto della minoranza ispanica, i cui orientamenti saranno, secondo molti analisti, decisivi in novembre. Per accattivarsi le preferenze di circa 38 milioni di ispanici, negli ultimi tre anni Bush ha puntato molto sull'amicizia personale con Aznar (e il presidente messicano Vicente Fox), presentandolo come un partner di primo piano anche sulle questioni dell'Emisfero occidentale, a cominciare dal commercio. I summit a Crawford con Aznar e Fox sono serviti a costruire l'immagine di Bush. Il rischio per la Casa Bianca è che eventuali dissensi con il nuovo governo possa portare Zapatero a far arrivare agli ispanici messaggi opposti a quelh di Aznar. Se così fosse a giovarsene sarebbe solo il senatore John Kerry, candidato democratico alla Presidenza, per il quale diventa già da ora più facile affermare che Bush «non gode di sostegno all'estero». Una donna soldato spagnola in una strada dì Diwaniya, in Iraq
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