Per il Cavaliere da Madrid una sorpresa a due facce

Per il Cavaliere da Madrid una sorpresa a due facce ALLA MANIFESTAZIONE IL PRESIDENTE NON HA SCAMBIATO PAROLE CON QUELLO CHE NON PENSAVA DIVENTASSE IL NUOVO LEADER (E CHE HA SALUTATO IERI AL TELEFONO) Per il Cavaliere da Madrid una sorpresa a due facce Il primo ministro aveva sentito Aznar e non aspettava il tracollo Ma le feluche ipotizzano: con Zapatero la Carta Uè è più facile retroscena Ugo Magri ROMA LI UNICA certezza é che quel risultato delle elezioni spagnole Silvio Berlusconi non se l'aspettava proprio. Un calo del Partito popolare l'aveva messo in conto per l'usura di tanti anni al potere, e poi l'abbandono del suo amico José Maria Aznar lasciava prevedere ima sofferta transizione. Ma che domenica potessero trionfare i socialisti, da Madrid questo nessuno gliel'aveva segnalato. Lui stesso venerdì scorso, quando era volato nella capitale spagnola per partecipare all'imponente manifestazione contro il terrorismo, era poi ripartito alla volta dell'Italia convinto di non doversi aspettare sorprese. In privato Aznar era stato netto, sicuro come sempre del fatto suo. A tal punto che, quando durante la fiaccolata di Madrid Berlusconi s'era ritrovato per un attimo fianco a fianco con il candidato premier socialista, non gli era nemmeno passato per la mente di scambiarci due parole anche solo di circostanza, e di approfondire la conoscenza con questo signor José Luis Zapatero (a cui ieri pomeriggio ha telefonato, dopo aver sentito l'amico Aznar) con cui a partire dal prossimo Consiglio europeo di fine mese si ritroverà a darsi del tu come collega. Poco male, garantisce un diplomatico di lungo corso che segue da vicino le mosse del Cavaliere: «In fondo negli ultimi tempi la politica di Aznar aveva rappresentato una spina nel fianco anche per il suo alleato Berlusconi. Non dimentichiamo che è stata soprattutto colpa della rigidità spagnola se il semestre di presidenza italiana dell'Unione europea si è concluso a dicembre senza un accordo sulla futura costituzione». Zapatero ha già fatto intendere che non sarà così intrattabile come il suo predecessore, francesi e tedeschi a loro volta sembrano più malleabili, «vuoi vedere che l'accordo finale si stipulerà proprio sulle formule di compromesso a suo tempo proposte da noi?;). Consolazione postuma. Il treno ormai è passato, e sarà la presidenza di turno irlandese a raccogliere i frutti della fatica italiana. Non c'è dubbio, come segnala il capogruppo di Forza Italia a Strasburgo Antonio Tajani, che il tramonto della stella di Aznar renderà più lucente quel- la di Berlusconi all'interno del Partito popolare europeo. Però la bilancia dell'equilibrio continentale domenica si è piegata fortemente verso l'asse francotedesco, con cui Zapatero fa mostra di voler aprire un dialogo. Risultato: al Cavaliere non resta, per scongiurare l'isolamento continentale, che punta¬ re sulla «perfida Albione», su un'alleanza con Tony Blair a sua volta tentato da progetti di «direttorio» senza l'Italia. La Spagna che si sfila dal fronte «amerikano», che' come primo atto della nuova gestione annuncia il ritmo dei propri soldati dall'Iraq, è destmata a reridere più ardua o (se si preferi¬ sce) più «eroica» la scelta berlusconiana pro-Bush. Quanto potrà reggere il governo sulla posizione attuale? E che prezzo pagherà in termini di consensi in vista delle elezioni europee? A Madrid la linea ((bellicista» è costata alle destre il potere: che sia ancora valida la vecchia profezia di Carlo Rosselli, «oggi in Spagna, domani in Italia?». Inutile dire che su tutto ciò Berlusconi sta riflettendo. L'idea di riportare a casa le truppe non gli ha neppure sfiorato la mente, ma è consapevole che il centrosinistra cercherà di imitare i socialisti spagnoli, facendo leva sulle preoccupazioni di tutti. Il puzzle è complesso, non risulta che il premier abbia soluzioni a portata di mano. «Non c'è niente da dire, è stato un normale lunedì come tutti gli altri», ha definito la sua giornata il portavoce Paolo Bonaiuti (unica differenza, stavolta è mancata la consueta cena del lunedì con Umberto Bossi, che sta combattendo per la vita nel letto d'ospedale). «Col presidente abbiamo parlato d'altro», assicura Bonaiuti, e l'argomento si intuisce da una sua dura polemica contro Rutelli e Fassino, che sono andati 18 e 17 volte nel salotto di Vespa contro le 4 di Berlusconi. Stamane forse il Cavaliere romperà il silenzio, cogliendo l'occasione di ima visita a Pavia per posare la prima pietra di un'ala dell'ospedale. Racconterà della telefonata di ieri con Aznar, e dirà se intende illustrare con la sua presenza la manifestazione unitaria contro il terrorismo, promossa venerdì dai sindaci davanti al Campidoglio. A giudicare dal suo umore, pare molto improbabile. Confidano i suoi: «Sarebbe anche andato, ma viste le pessime accoglienze della sinistra, non sembra il caso». A Giuliano Ferrara, che gli aveva consigliato di aderire, quelli del centro-destra sembrano tutti «degli sciamannati». Il premier ora rischia l'isolamento continentale Per evitarlo dovrà cercare un'ardua alleanza con Blair a sua volta tentato da progetti di «direttorio» europeo che non prevedono però l'Italia altrove] m dì Guido CeronettiMI Non sono tanto le medicine che guariscono il malato, quanto la fede nel medico e nelle medicine. Si tratta di grossolani surrogati della fiducia spontanea nei nostri propri poteri individuali di guarire, che i medici stessi hanno distrutto. SRI AUROBINDO, Thoughts and Glimpses 1920 Adestra il primo ministro francese Raffarin con il premier italiano Silvio Berlusconi e il primo ministro spagnolo uscente Aznar al corteo contro il terrorismo di Madrid A sinistra il leader inglese Tony Blair