Petrucciani: So what, gioielli di poco fa

Petrucciani: So what, gioielli di poco fa Gabriele Ferraris ROCK E DINTORNI Petrucciani: So what, gioielli di poco fa EJ raro dono della sorte incontrare un grande musicista. Sono pochi, e quando li incontri non puoi più fame a meno, te li porterai dentro per sempre. Ma ancor più raro è incontrare un grande musicista che sia anche una grande persona. Michel Petrucciani questo era: un grande musicista, e una grande persona. Era talmente immensa la poesia che sapevano sprigionare le sue dita quando correvano leggere sulla tastiera del pianoforte, che sapeva farti dimenticare ogni bruttura, ogni tristezza. Lui, che l'esistenza aveva sottoposto a una prova durissima, dandogli un cuore e un'intelligenza immensi imprigionati in un corpo infelice, lui ti consolava: la sua musica faceva risplendere quando di nobile e alto c'è in ciascun uomo. Michel Petrucciani ci manca da cinque lunghi anni, da quella triste notte d'inverno quando il suo corpo fragile cedette alla malattia, e la sua anima entrò nell'immortalità. Michel non c'è più. Ma resta, etema, la sua musica; ed è bello riascoltarla, sempre, e soprattutto nelle ore più buie, perché porta luce e calore. In questi giorni, il rubrichista è a Sanremo, ad assistere alla negazione pubblica e teletrasmessa della musica; e per fortuna esiste l'estrema risorsa del lettore ed del computer, dove inserire un piccolo pezzo di plastica che produce musica immensa. E' la musica di Michel Petrucciani, così come ce la riconsegna la preziosa antologia «So what», pubblicata dall'etichetta francese Dreyfus Jazz, e distribuita in Italia dalla Egea. Il rubrichista non ama le antologie: ma in certi casi sono preziose; qui, ad esempio, troviamo gioielli come «Little peace in C for U», in quartetto con Stéphane Grappelli, Roy Haynes e George Mraz; o «Chloe meets Gershwin», con un lussuoso sestetto che comprende Steve Gadd e il nostro Flavio Boltro; o lo straordinario solo di «Brazilian like»; e ancora, e ancora, e ancora... con Michel Petrucciani non esiste il buono e il meno buono. Ogni nota suonata da Michel Petrucciani è buona. E in uno solo dei 13 brani della raccolta - ma che dico? in una sola nota di «Summertime»! - c'è più musica, più amore, più intelligenza, di quanto potranno produrne in una vita intera le meste stelline del Festival di Sanremo. gabfer@lastampa.it Michel Petrucciani So what Dreyfus Jazz, s.i.p.

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