Superterrorismo ora arrivano kamikaze nucleari di Aldo Rizzo

Superterrorismo ora arrivano kamikaze nucleari 1VAT Superterrorismo ora arrivano kamikaze nucleari Aldo Rizzo SCENARIO per un anno a venire. Un gruppo di terroristi, alcuni dei quali conoscitori della fisica moderna (cosa per nulla improbabile, c'erano laureati fra chi progettò e attuò l'attacco alle Torri Gemelle), riesce a far penetrare negli Stati Uniti attraverso diversi varchi le componenti di una bomba atomica e poi ad assemblarle in un ordigno compiuto. Che viene collocato dentro una valigia o altro da qualche parte nella Grand Central Station di New York. Un ordigno «piccolo», di dieci kilotoni. Che, esplodendo, uccide mezzo milione di persone. Muoiono anche gh autori dell'attentato? La sola novità è che sono i primi kamikaze nucleari. E' un incubo? Sì, ma è anche, appunto, uno scenario (nel senso inglese di copione, di prefigurazione). Lo scenario è in un recente rapporto della Kennedy School of Government dell'Università di Harvard ed è citato in un'analisi di Nicholas D. Kristof sul New York Times dell'11 marzo, dal titolo «Aumentano i rischi di un 11 settembre nucleare». Poche ore ancora e Kristof, uno dei più noti commentatori americani, avrebbe potuto scrivere «i rischi di un 11 marzo nucleare». Fra l'altro, aveva individuato per New York gh stessi siti, le stazioni ferroviarie, in cui stava per consumarsi la terribile strage di Madrid. Bisogna dire che questi scenari, queste ipotesi, non hanno atteso né l'Il settembre né l'Il marzo per essere studiati e discussi. Già negh Anni Sessanta, uno dei primi grandi strateghi dell'età nucleare, il tedesco-americano Herman Kahn, direttore dell'Hudson Institute, scrisse che, in assenza di controlli adeguati, si sarebbe arrivati «alla bomba atomica convenzionale», cioè alla portata di tutti, anche «di gansters e ricchi dilettanti». Gh fu obiettato che era difficile trovare persone così scientificamente dotate, ma dieci anni dopo uno studente di Orlando in Florida stupì l'America e il mondo dimostrando di avere messo a punto perfettamente uno schema di fabbricazione della Bomba. Restava il problema della materia prima, del materiale fissile (uranio arricchito o plutonio), ma questo poteva essere rubato o fornito da Stati-canagha. E, sul nostro giornale, nel novembre scorso, uno scienziato come Tullio Regge poteva esprimere il timore che ima banda terroristica «possa costruire una rudimentale bomba atomica e farla esplodere in una grande città». E naturalmente simili scenari sono stati adombrati più volte in «thrillers» letterari e cinematografici, anche seri. Guai è u fatto nuovo dopo 111 marzo? E' la conferma che l'Il settembre non fu un caso isolato, o un caso limite, di ferocia terroristica, e dunque la prova che il terrorismo intemazionale, fondamentalmente islamista, ha superato stabilmente il limite dell'attentato pohtico, cioè mirato, per dare alla sua «politica» un senso del tutto nuovo e sconvolgente, quello dell'attacco indicriminato e della catastrofe. Si erano avuti segnah in Asia (Bah), ora la prova decisiva in Europa. Allora, se questo è il contesto, l'allarme per il possibile impiego di armi dì distruzione di massa, prima fra tutte quella nucleare, diventa concreto, acuto. Tra i Paesi che possono aiutare in questo senso i terroristi, si è tirata indietro la Libia. Restano le incognite serie dell'Iran e della Corea del Nord. Teheran dice di avere sospeso l'arricchimento dell'uranio, ma l'Agenzia dell'Onu di Vienna denuncia sempre nuove omissioni degh ayatollah. E la Corea del Nord oscilla tra irrigidimenti e aperture negoziali, mentre è diffusa la convinzione che essa abbia già un certo numero di «bombe». Ma il caso centrale è il Pakistan, potenza nucleare dichiarata, alleata dell'America per la guerra ai talebani e a Osama bin Laden, dove tuttavia il suo principale scienziato, Abdul Qadeer Khan, ha confessato di aver ceduto formule e progetti atomici a destra e a manca. Anche a Al Qaeda? Se lo chiede Kristof. Quanto alla «Khan story», tutti i particolari nel bel resoconto di Claudio Gallo sulla Stampa del 15 febbraio. Una «story» perdonata da Bush, perché, riferisce ancora Kristof, molti pensano che gh interessi di più la collaborazione del presidente pachistano Musharraf per catturare bin Laden prima delle elezioni americane del 2 novembre. Un po' come Aznar tra Età e islamisti per le stragi di Madrid? A.A.A. seria controstrategia cercasi, in America e in Europa. Al di là della drammatica scommessa militare e pohtica in Iraq. Le tecnologie e i materiali sono alla portata di chiunque: occorre una controstrategia seria di America e Europa al di là della drammatica scommessa militare e politica in Iraq