Cambiare l'Onu per battere l'incertezza di Anna Masera

Cambiare l'Onu per battere l'incertezza Cambiare l'Onu per battere l'incertezza Morino si discute di come organizzare un nuovo governo mondiale Anna Masera A Madrid la gente piangeva alle cinque della sera deh' 11 marzo e cominciava a radunarsi per avere notizie e capire chi fosse stato a bombardare. La sera successiva si ritrovava in piazza nella più grande manifestazione che si ricordi: undici milioni di persone. Intanto, le borse europee facevano due conti e prendevano a crollare. Perché? Perchè gli uomini della finanza scommettevano che la risposta sarebbe stata ancora violenta. Ancora guerra al terrorismo. Dunque altra incertezza. Poca crescita drogata. E tanta povertà in più. E' in questo scenario che nel fine settimana si sono riuniti a Torino intellettuali ed esperti di tutto il mondo: per parlare di come riformare l'Onu e ridarle legittimità ed efficacia. Alla luce degh ultimi sviluppi: dall' 11 settembre all'intervento unilaterale anglo-americano in Iraq all' 11 marzo a Madrid. «La globalizzazione ha scosso i vecchi meccanismi con cui si affrontavano i problemi mondiah, l'Onu ha un ruolo centrale ma ha un problema di legittimità e ha bisogno di essere riformata» dichiara Piero Bassetti, fondatore dell'associazione Globus et Locus (www.globusetlocus.org), che ha organizzato a Torino il convegno dal titolo «Glocalization, World Govemance and the Reform of the United Nations». La scelta di Torino per questo consesso non è casuale: a Torino, sul Po, c'è il Centro intemazionale per la formazione dello staff dell'Orni (www.itcilo.it), il primo e unico Campus per aggiornamento delle Nazioni Unite. «Abbiamo deci- so di provocare il dibattito sugli scenari del govemo mondiale partendo dal basso, per dare una spinta concreta al rinnovamento dell'Onu» spiega Bassetti all'apertura dei lavori a Vigna di Madama Reale, ospiti della Compagnia di San Paolo. Per l'economia, la pace è prosperità, la guerra è incertezza: inserisce nel gioco variabili incontrollabili. Sicché il dibattito sulla riforma dell'Onu è oggi ascoltato con maggiore attenzione di ogni altra affermazione deh'opportunità di ulteriori azioni di guerra preventiva. Romano Prodi, presidente della Commissione europea, quando dichiara che «dobbiamo rispondere con la democrazia non con le leggi speciali, occorre che la logica del terrore non prenda il sopravvento sul nostro modo di concepire la convivenza», ricalca il pensiero del premio Nobel per l'economia indiano Amartya Sen, venuto apposta a Torino: la democrazia è la sfida più importante dei nostri tempi. «E' un valore globale». Perchè la globalizzazione arricchisce l'umanità, il problema «è l'ineguaglianza nel partecipare nella globalizzazione». Riformare l'Onu significa ritornare al multilateralismo: la guerra preventiva la fa una superpotenza come gli Usa in modo unilaterale, sulla base dell'intelligence che riesce a raccogliere con le proprie forze. «Che sia giusto o sbagliato quello che ritiene di sapere sul mondo, quella superpotenza agisce di conseguenza, senza doverne discutere con nessuno» spiega Hans Blix, l'ispettore Gnu che ha determinato l'assenza di armi di distruzioni di massa in Iraq. Il multilateralismo rinnovato invece è un meccanismo per arrivare a decisioni concertate nelle quali i diversi interessi vengono tutti soppesati. «Ci vogliono nuove regole per gestire la discussione» riassume Gian Giacomo Migone. Sulla base di tali regole la violenza diventa l'ultima deUe possibilità d'azione. La superpotenza si è già trovata sulla propria strada le grandi potenze di domani: Cina, India, Brasile hanno fatto fallire il vertice del Wto di Cancun. «E agiranno ancora insieme. Faranno ancora valere i loro interessi. E chiederanno ancora pace, sviluppo, equilibrio nelle regole del commercio intemazionale» prevede la pro¬ fessoressa pakistana Riffat Hassan. Insomma, inseriranno nel dibattito diversi punti di vista, si arricchiranno, avranno sempre più interesse alla pace e porteranno il multilateralismo a. funzionare come meccanismo che tende a generare consenso sulle decisioni planetarie. Il multilateralismo è l'unica «speranza di sviluppo equilibrato» commenta Charles Maier, professore di storia a Harvard. Scommettere sulla riforma dell'Onu è scommettere sullo sviluppo della gran parte del mondo. Siila possibilità di definire regole decisionali più efficienti di quelle garantite dalla vecchia Onu, ma più democratiche del vecchio unilateralismo. Per Vladimir Petrovsky, ambasciatore russo, il govemo mondiale ha bisogno di una nuova visione multiculturale e di valori comuni. Ma scommettere su questa riforma è anche la migliore delle strategie per l'Europa. E mentre U settimanale The Economist dedica questa settimana la copertina sulla povertà globale, a rappresentare il Terzo Mondo a Torino ci pensa il professore Rehman Sobhan, responsabile del Centre for Policy Dialogue a Dhaka, in Bangladesh: «La globalizzazione è un processo inesorabile, ma i benefici tendono a restare esclusiva del primo mondo. Se i problemi dei poveri sparsi nel mondo non vengono riconosciuti e se non si intraprendono cambiamenti strutturali per coinvolgerli nei benefici della globalizzazione, questo processo verrà sempre sfidato. Una sfida che non riguarda solo le manifestazioni di protesta a Seattle o Cancun, ma che potrebbe montare m una sfida alla sostenibilità dell'ordine democratico in tutto il mondo». Per Amartya Sen la democrazia «è la sfida maggiore dei nostri tempi, è un valore globale Il problema è l'ineguaglianza nel partecipare allo sviluppo» Secondo Bassetti «nei meccanismi con cui si affrontano i problemi internazionali il Palazzo di Vetro ha un ruolo centrale ma ha un problema di legittimità e deve essere riformato» Piero Bassetti Amartya Sen