Zapatero: il mìo sarà un cambiamento tranquillo di Pierangelo Sapegno

Zapatero: il mìo sarà un cambiamento tranquillo IL LEADER SOCIALISTA CHE E' RIUSCITO NEL SORPASSO ALLE ELEZIONI SPAGNOLE Zapatero: il mìo sarà un cambiamento tranquillo I vincitore chiede r«unità di tutte le forze politiche contro il terrorismo» Pierangelo Sapegno inviato a MADRID Quelli ebe lo cercano adesso devono ancora aspettare perché c'è il solito sociabsta che dice che bisogna star calmi, che «altre volte all'inizio dicevano che eravamo primi e alla fine ci trovavamo dietro», e ci sono gli altri che non fanno ima piega, ((nessuna fretta, pazienza pazienza», e forse sono e buone notizie che rendono prudenti, o forse è solo lui che ha ordinato a tutti di non cantar vittoria. Sono quasi le dieci di sera e Madrid non c'è ancora nessuno che sfila, o che fa festa. Però qua sotto, nella sede dei socialisti, sventolano già le bandiere. I numeri adesso dicono; Psoe al 43 per cento, primo partito, 163 deputati, Ppe superato al 36 per cento. Ma Carmen Chacòn, la portavoce, trattiene il sorriso e la gira sulla ((voglia di guardare al domani della Spagna», sul fatto che «qualunque sarà questo voto è dedicato alle vittime dell'I 1 marzo». E Zapatero? «Ah, i periodisti devono aver pazienza. Dopo, dopo». A José Luis Rodriguez Zapatero i peana b faranno domani. La verità è che nonostante tutto, forse anche nonostante il grave autogol del governo che puntava all'Età Pétt-Tiùchièstà sulla strage, nonostante tutti i segnali, nessuno, in questa Spagna che ha camminato ^per. lunghi otto; anm, abbracciata ad Azhàr, pensava alla vittoria di Zapatero, l'uomo dalla faccia bella, e forse troppo bella, dagb occhi magnetici e dalla calma irreale, dai modi inglesi, mai imo strepito e mai un insulto, mai' una parola fuori dalle righe, come faceva nei tempi andati quando insegnava all'Università. La sua materia preferita: scienze pohtiche. Qualcuno deve averglielo rimproverato in questi giorni dopo l'il marzo, quando il governo esibiva le colpe dell'Età davanti alle evidenze e alle testimonianze che invece indirizzavano inevitabilmente l'inchiesta contro il terrorismo islamico. Ma lui, anche in questi giorni, soprattutto in questi giorni, è rimasto fedele a se stesso. Non una critica, nessun attacco diretto. Ci hanno pensato i suoi alleati di partito, è vero, ma è un'altra cosa. Eppure adesso sono le dieci esatte, sono passati appena pochi minuti e José Bianco, il responsabile della campagna elettorale del Psoe, convoca la conferenza stampa. Sta accanto alla Cochon, scandisce bene le parole: «Abbiamo la soddisfazione di annunciare che il partito socialista ha vinto le elezioni. E' una vittoria chiara, nel numero di voti e nel numero di seggi». E Zapatero? «I periodisti devono aver pazienza». Come prima. Anche dopo l'annuncio, non sembra cambiato niente. Eppure, qualcosa si era lasciato scappare, all'inizio di questa corsa a ostacob fra gli scrutini e gli exit poli, quando tutto sembrava meno netto, e meno chiaro, qualcosa l'aveva detto sottolineando, comunque, (da sconfitta di un progetto. In ogni caso, le ambizioni e le sicurezze del Partito popolare escono battute da queste elezioni e pure se le vinceranno dovranno fare i conti con i numeri che hanno perso per strada, con la gente che li ha lasciati, con un Paese che è cambiato e che ha voglia di cambiare». Lo diceva quando forse non pensava ancora di aver vinto, e non ci credeva, come non ci credevano gb spagnoli. E quando alla fine ha parlato, ha detto parole piane, rassicuranti: ((Mi impegno a favore di un cambiamento tranquillo», ha detto, ricordando che alle elezioni ((hanno parlato gli spagnoli e ha vinto la democrazia, haimo detto che vogliono uri governo di cambiamento». «Vi chiedo di manifestare la nostra allegria come sappiamo fare i socialisti», ha aggiunto sottolineando il proprio ((rispetto e considerazione nei confronti di Mariano Rajoy» con il quale il nuovo governo sarà pronto a «cooperare negh affari di Stato». Il nostro - ha aggiunto - sarà un governo che si baserà sul «dialogo». Ieri mattma, andando a votare nel suo seggio di Las Rozas, a pochi chilometri da Madrid, nella dichiarazione ufficiale, aveva ricordato tutte le vittime dell'11 marzo e sottolineato la sua ((fiducia piena nel fatto che in un momento di così grandi difficoltà, sta per cominciare oggi un nuovo cammino che ci ridarà forza e serenità come Paese». Ma queste sono cose che si dicono perché fanno parte del menù. Mariano Rajoy, il suo rivale? «Niente». L'altra sera era apparso furente in conferenza stampa e alla tv denunciando sporche manovre e accu¬ sando i socialisti pr le manifestazioni di protesta sotto alle sedi del Ppe. La gente ce l'aveya con il governo, che nascondeva le colpe degh estremisti islamici e quindi della guerra in Iraq nelle inchieste sull'I 1 marzo. Rajoy è stato durissimo: «Chiedo che vengano subito ritirati i manifestanti». Zapatero, naturalmente, non aveva risposto. C'era andato un altro leader del Psoe a metterci la faccia e a dire che «i socialisti non hanno mai organizzato nessuna manifestazione di nessun tipo in questi giorni». Era vero. Chiunque abbia vinto in Spagna, ha vinto uno che non gioca con le tre carte, che risponde educatamente anche ai suoi rivali e che persino quando Olga Viza di Tele5 gh aveva chiesto «Se incontra un leader dell'Età che cosa fa?», lui aveva risposto: «Guardo da un'altra parte. Non voghe aver niente a che fare con lui». Spirito ingenuo. Rajoy alla stessa domanda s'era stropicciato le mani: «Ma lo faccio arrestare subito., Ovvio». Già. Anche gh amici di Aznar s'erano stropicciati le mani: «Questo lo facciamo secco». Poi si sa come va la storia e come la vita: «Cerco di non farmi prendere», come diceva quello nel film dei fratelli Cohen. E' arrivato il tranquillo professore di Las Rozas con la sua aria del belloccio e quegli occhi da gatta. In qualsiasi altro momento l'avrebbero seppellito. E ieri, hai visto com'è andata. II leader dei socialisti del Psoe, José Luis Zapatero, acclamato dai suoi sostenitori dopo l'annuncio della vittoria

Luoghi citati: Azhàr, Iraq, Madrid, Spagna