La superiorità sulla «razza latina» di Mimmo Candito
La superiorità sulla «razza latina» IL MOVIMENTO CHE HA ACCOMPAGNATO IL PAESE NELL'ULTIMO SECOLO La superiorità sulla «razza latina» Come l'ideologia indipendentista si è diffusa nella regione storia Mimmo Candito OGGI la dimensione «fondamentalista», estrema, della lotta pohtica va distruggendo ogni forma di conoscenza, ogni certezza, e nazionalismo e terrorismo religioso possono apparire anche come un'identità indistinta. Ci fu però un tempo in cui la bandiera basca sventolava alta nei cortei della lotta dei popoh, lungo le strade di un'Europa traversata dalla rivolta contro il passato dei fascismi e l'ultima malagenia dei colonialismi in disfacimento. Quel tempo, ora è finito per sempre. E anche se qualche «Centro sociale» ignorante di storia e vittima solo di una pulsione dadaista inalbera ancora nel logo di Askatasuna un velleitario progetto di libertà, la Spagna democratica di oggi ben poco ha ormai a che fare con quella che - negh anni del Generalissimo garrotava e fucilava i patrioti dell'indipendenza del Paese Basco. Le radici del nazionalismo basco affondano nelle aspirazioni tardoromantiche della nascita e del consohdamento degh Stati nazionah, all'interno della grande risistemazione degh imperi europei tra la fine deh' Ottocento e l'inizio della Prima guerra mondiale. Quelle radici avevano trovato nella predicazione di Sabino Arana il convincimento di una sostan¬ ziale diversità tra la «razza basca» e la «razza latina», ma poi avevano conquistato attenzione, e adesione diffusa, in una società organicamente contadina, tradizionalista, disponibile a esprimere nell'orgoglio di una identità «nazionale» la propria omogeneità culturale. La rivolta arriva soltanto dopo, quando la Cruzada franchista cancella gh ampi riconoscimenti economici e autonomistici concessi dal governo repubblicano, e con una dura repressione militare riporta nella geografia «spagnola» le terre protette dal sacro albero di Guemica. U separatismo dell'Età, la sua tenace illusione d'una patria indipendente e sovrana, ha accompagnato tutta la storia moderna della Spagna, franchista prima, e ora democratica. Al tempo della dittatura franchista, la rivendicazione di un riconoscimento «nazionale» dell'identità basca trovava connessioni profonde con la lotta liberatoria per la caduta del regime autoritario e centralista del Caudillo. Lotta per la democrazia e lotta di «liberazione nazionale» diventavano due componenti di uno stesso processo di affrancamento dalla repressione, pohtica ma anche culturale, che la dittatura esercitava contro qualsiasi forma di autonomia. Indifferente, poi, a che questa autonomia fosse di natura costituzionale, o etnica, o linguistica, o anche soltanto di concessioni fiscah. La fine del franchismo, e l'avvio di un processo di transizione dove subito si rivelava^ difficile trovare un punto di equilibrio tra rivendicazioni a lungo soffocate e necessità organiche di compromesso con i poteri reali, non trovarono un'adeguata corrispondenza nel microcosmo inquieto che il nazionalismo basco aveva coltivato clandestinamente durante la dittatura. E se la «Operación Ogro», con il delfino di Frar.co l'ammiragho Carrero Bianco - che volava su in alto nel cielo, dentro la sua massiccia auto blindata, era stata la punta più acuta della sfida lanciata contro il regime e contro lo Stato monohtico del Generalissimo, la costruzione ora di un nuovo potere democratico, che offriva ampiriconoscimenti di autonomia e compensazioni e integrazioni autentiche nella cultura pohtica della Costituzione, non era bastata a recidere i legami che il sogno ambizioso di una nazione basca, sovrana, indipendente, padrona della propria storia e della propria geografia extraspagnola. Come in Ulster, in quegh anni religione e crisi sociale s'intrecciavano drammaticamente nell'esplosione del terrorismo indipendentista, allo stesso modo nel Paese Basco nazionalismo e crisi sociale ridisegnavano un processo di rivendicazioni che le istituzioni democratiche non sembravano capaci di assorbire. E continuava la catena dei morti ammazzati, un generale, un pohziotto, due Guardia Civil, un consighere comunale, un altro consighere. Era una catena di sangue destinata a tenere ingabbiata nella paura e nella inquietudine di una destabilizzazione incontrollabile una società - quella locale, basca, e quella nazionale, spagnola - che la memoria malata di una transizione alla democrazia fatta senza un autentico processo al passato rendeva ancora vulnerabile. L'arrivo al potere del Partido Popular di Aznar, con la sua cultura di destra riaccendeva le tensioni dell'irredentismo: e la concorrenza elettoralista che il Pp si trovava a mettere in campo contro il partito dominante della vita pohtica basca, il Pnv (conservatore anch'esso, democristiano, di forte impianto popolare), accentuava una scelta vistosamente poliziesca, che tendeva a polarizzare lo schieramento «nazionalista» basco per appiattire addosso all'Età il Pnv e sottrargli quindi l'adesione deh'elettorato basco moderato. Così, mentre in Inghilterra l'avvio di un processo «pohtico» riusciva progressivamente a disarmare l'Ira e le pulsioni unioniste, nella Spagna affluente e liberista di Aznar la scelta della mano dura troncava ogni ipotesi di mediazione e lasciava spazio libero alla logica militare del terrorismo e degh attentati. Negh ultimi anni, la caccia all'uomo messa in atto dalla polizia spagnola (e da quella francese) aveva prodotto una forte lacerazione nella compattezza clandestina dell'impianto terroristico basco, e aveva portato all'annientamento di quasi tutte le «colonne» operanti nelle grandi città del Nord e del Sud del Paese. La sopravvivenza di soltanto alcuni nuclei operativi ha finito per privilegiare le scelte di una strategia militarista, che trovava la conferma e le ragioni della propria scelta estrema neUe pohtiche del governo Aznar, ideologicamente, politicamente avverso a qualsiasi progetto di «pacificazione» dell'Età. Ma quello che conta è che nel tempo nuovo della globalizzazione, delle frontiere che vengono cancellate, deU'Europa che si apre a processi di integrazione che mai la storia dei suoi popoh e deUe sue diversità aveva pensato come possibili, lancia ancora il suo ultimo, disperato, grido d'orgogho un sentimento di separatezza indipendentista che l'evoluzione della conoscenza, e delle coscienze, dovrebbe far considerare ampiamente sorpassato. La rivolta armata però è incominciata soltanto quando il franchismo ha cancellato tutti i riconoscimenti concessi dal governo repubblicano La «liberazione nazionale» si è fusa con la lotta contro la dittatura Centinaia di persone sono scese in piazza a Barcellona per protestare contro gli attentati che hanno colpito il Paese
Persone citate: Aznar, Carrero Bianco, Sabino Arana
Luoghi citati: Europa, Inghilterra, Spagna, Ulster
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