Malusa, l'acrobata che vola con il surf

Malusa, l'acrobata che vola con il surf A BARDONECCHIA SI ASSEGNA ILTITOLO DI SNOWBOARD CROSS, NUOVA SPECIALITÀ OLIMPICA Malusa, l'acrobata che vola con il surf Domenico Latagiiata BARDONECCHIA NON è giusto considerarla una missione impossibile. Serve però una buona dose di ottimismo per credere che Simone Malusa possa oggi conquistare, sul tracciato di Bardonecchia, la Coppa del Mondo di snowboard cross, disciplina nuova che sta allo sci alpino come il rally alla Formula 1 e che debutterà nel panorama olimpico a Torino ^006. Qui, sono necessarie sia doti acrobatiche che di tecnica alpina, da utilizzare su un percorso composto da whoops (gobbe), waves (onde), banks (paraboUche) e kicker (salti di diversa foggia). Il tracciato è delimitato da porte direzionali triangolari blu e rosse poste a indicare il percorso e l'ingresso sugli ostacoli. La gara partirà con le qualificazioni a tempo (ore 10,30) in cui ognuno scenderà da solo: i primi trentadue tempi saranno ammessi alla finale (ore 13), distribuiti in batterie di quattro concorrenti che si daranno battaglia in contemporanea. Passeranno il turno i primi due, fino alle finali che determineranno il podio. I contatti fisici sono tollerati e non infrequenti: una mezza rivoluzione per lo sci. Dopo otto gare. Malusa detto «Mauser» insegue in classifica il francese Xavier De Le Rue: li dividono 670 punti e, per conquistare il trofeo, l'italiano deve vincere, aggiudicarsi i 1000 punti in palio e sperare che il transalpino non si piazzi tra i primi otto. In alternativa, potrebbe anche bastare la piazza d'onore a patto che De Le Rue non arrivi tra i primi quindici. «Calcoli non ne farò - proclama l'azzurro, nato trent'anni fa a pochi passi da Ivrea ma residente a La Salle, in Valle d'Aosta -, scendo per vincere a basta». Del resto, per uno che ha cominciato solo nel 1994 a surfare e che un paio di anni fa avrebbe smesso nel caso in cui il cross non fosse diventata disciplina olimpica, si è trattato comunque di una stagione da incorniciare. «Ho tenuto il pettorale (Ji leader della classifica per cinque gare, di più non avrei potuto chiedere». Anche perché, e qui cominciano i problemi, con il cross è difficile mantenersi: «Non mi posso permettere di non lavorare, sono maestro e istruttore nazionale di sci. Ma per puntare al traguardo grosso e alle Olimpiadi bisognerebbe potersi allenare a tempo pieno». Tasto dolente, allora. Quasi come la trasferta in Giappone, dove ha vanificato il vantaggio in classifica e permesso a De Le Rue di prendere il largo; «Non mi lamento. Rispetto a lui e tanti altri atleti, io sono ancora un neofita. Fino a poche stagioni fa li vedevo tutti in televisione e mi domandavo che figura avrei fatto al loro fianco». Modesto, pare. Oltre che amante della musica degli Abba e dei Boney M, è appassionato di moto e mountain bike. Le gare in Giappone non gli sono andate giù per un altro motivo che nulla ha da spartire con lo sci: «Dopo quasi vent'anni, non ho potuto partecipare al carnevale di Ivrea con i miei amici di sempre e la squadra dei Tuchini del Borghetto. Mi è spiaciuto, davvero. Mi rifarò domani (oggi, ndr): hanno organizzato due pullman per venirmi a vedere e fare il tifo». Per quanto possibile, i suoi compagni di squadra (Pozzolini e Schiavone in testa) proveranno a dargli una mano e a togliere punti a De Le Rue. Non dovesse andar bene, ci sarebbero ad attenderlo all'arrivo la moglie Herika e la piccola Camilla: otto mesi di tenerezza assoluta. Tra due anni, alle Olimpiadi di Torino 2006, sgattaiolerà sulla neve sperando di vedere una medaglia al collo di papà. «Se vincessi mi rifarei di un sacrificio: per gareggiare in Giappone mi sono perso il Carnevale di Ivrea, la mia città» aie Simone Malusa, detto «Mauser», ha 30 anni e vive in Valle d'Aosta