DOPPIATORE una vita da mediano
DOPPIATORE una vita da mediano LE VOCI DEL CINEMA ITALIANO TACCIONO, SONO IN SCIOPERO: TEMPI DI LAVORO STRETTISSIMI, STIPENDI INADEGUATI DOPPIATORE una vita da mediano di restare a corto di cartoni animati televisivi, infallibili baby-sitter per genitori troppo impegnati, allora vorrà dire che i problemi dei doppiatori sono finalmente venuti alla luce. Fuori dalle sale oscure dove, armati di cuffie e leggio, gh artisti della voce danno la parola ai divi hollywoodiani, ai protagonisti delle soap-opera, a disegni animati sempre più dotati di personalità. Da oltre quattro settimane la categoria è in sciopero e, proprio ieri sera, si è svolta l'assemblea in cui si doveva decidere se andare avanti con l'agitazione oppure no. I problemi sul tappeto sono tanti. Il primo obiettivo, spiega Simonetta Corsi, segretario nazionale della Uil Comunicazioni, è arrivare alla «stesura di un contratto collettivo nazionale» in cui vengano definite tutte le norme che devono tutelare il lavoro. Dalla sicurezza degh ambienti in cui si svolge, alla tutela dei minori, ad altre cose in apparenza meno importanti, ma in realtà molto significative, come la regola per cui i nomi dei doppiatori dovrebbero essere sempre inseriti nei titoli che accompagnano un'opera. Al1 cinema succede già quasi sempre, in televisione molto meno. La questione economica, che pure fa parte della trattativa, verrà affrontata solo dopo aver raggiunto l'accordo sul primo punto. «Quello dei doppiatori - dice Pino Insegno, attore e doppiatore di successo -, è un lavoro sottopagato e sottovalutato. E in più, da un po' di tempo, è aumentata l'abitudine della corsa al ribasso. Per noi non esiste un albo professionale, i nostri nomi non appaiono mai sui dvd. Insomma, credo che quello che si chiede sia soprattutto un rispetto maggiore, per un categoria generalmente bistrattata, che invece è fondamentale nel mondo del cinema». Certo, c'è anche chi, di sicuro una minoranza, preferirebbe vedere i film in lingua originale (basterebbe che i distributori facessero circolare almeno qualche copia non doppiata, cosa che ora avviene solo in rarissimi casi), ma per la tv il problema non si pone. Come farebbero ad andare in onda senza versione itahana i fiumi di cartoni animati, soap e telefilm che riempiono ore e ore di prò- grammazione televisiva? «Ho iniziato a fare il doppiaggio 22 anni fa - racconta Insegno - e quella è stata l'epoca dell'esplosione televisiva, si facevano un sacco di fiction e di telenovele, era un modo per imparare la base del lavoro ed è servito per far imparare il mestiere a un sacco di gente nuova». Da allora, soprattutto per i prodotti tv, i tempi sono diventati strettissimi e i salari non si sono adeguati: per un turno, che generalmente dura tre ore, si viene pagati 55 euro. Naturalmente, anche nel mondo dei doppiatori, ci sono i divi che guadagnano quanto voghono, e poi tutti gh altri: «Si doppia ovunque - dice Insegno -, ma noi siamo i migliori del mondo, anche dal punto di vista dell'apparato tecnico». Secondo Cristina Boraschi, doppiatrice da anni 24, «in Italia questo lavoro si fa meglio, perché lo si fa di più. Il problema è che le società di distribuzione cinematografica tendono a pagare poco, come se fossero sempre meno interessate alla qualità del prodotto». Per questo colpisce il fatto che i rapporti fra doppiatori e datori di lavoro (ex-doppiatori che hanno creato società, distributori, ma anche Rai e Mediaset) siano stati finora regolati solo da accordi e non da un vero contratto: «La trattativa va avanti da otto mesi aggiunge Simonetta Corsi -, poi si è bloccata ed è partito lo sciopero che, dopo un po' di tempo, ha acuito la crisi degh stabilimenti più strutturati dove si effettua il doppiaggio, arrivando a coinvolgere altre categorie come per esempio i fonici di mix». Curiosamente, da sempre, il problema maggiore dei doppiatori è far emergere dall'ombra il loro lavoro. Far sentire la propria voce. E, per riuscirci, il modo mighore è stare zitti. Si parlerà anche di questo, molto probabilmente, nella rassegna «Le voci di cartoonia» ion programma a Finale Ligure dal 18 al 21 marzo e centrata sul tema del doppiaggio dei film d'animazione e delle fiction per ragaz-
Persone citate: Cristina Boraschi, Insegno, Pino Insegno, Simonetta Corsi
Luoghi citati: Finale Ligure, Italia
A causa delle condizioni e della qualità di conservazione delle pagine originali, il testo di questo articolo processato con OCR automatico può contenere degli errori.
© La Stampa - Tutti i diritti riservati
- «Mio figlio Fabrizio non si Ú suicidato»
- Una fanciulla che guarisce gli infermi
- Instabile il tempo nell'Italia settentrionale dopo la lunga siccità
- Sicilia, vistosa affermazione per Mattarella «junior» (dc)
- Volevano rapinare il proprietario di una ditta a Dogliani: «Ma qualcuno lo fece prima di noi»
- La loro crociata
- II concerto Scherchen all'Auditorium Rai
- Aprile 1996
- Giovedì 12 settembre 1996
- Gatvanese e Qiavara vittime iti stiramenti
- Una festa assurda, non si doveva fare
- «Mio figlio Fabrizio non si Ú suicidato»
- Il doppio funerale di Antonio Tatò
- Arriva la luce elettrica
- La verità di una donna sequestrata
- La donna sequestrata dai banditi rivive il "dramma" della rapina
- Domenica sera si conclude alla televisione il giallo di Durbridge "COME UN URAGANO,, Abbiamo chiesto ai veri Maigret della Polizia le possibili soluzioni dell'enigma all'inglese
- Wayne, ultimo pistolero
- Il giudizio della Chiesa sul trapianto della cornea
- Una fanciulla che guarisce gli infermi
- Giovani missini sparano 3 colpi in testa a un padre di otto figli
- S'uccide con l'auto contro un rimorchio l'industriale del tessile Zegna Baruffa
- "Varsavia deve arrendersi"
- Ucciso insegnante di ginnastica
- Annientato da Monzon abbandona la boxe
- Una festa assurda, non si doveva fare
- Furono in tre a uccidere Pasolini?
- Il giovane uxoricida e nascosto nei boschi che circondano Druent?
- L'orrenda visione nella sala della Banca
- «Mio figlio Fabrizio non si Ú suicidato»
In collaborazione con Accessibilità | Note legali e privacy | Cookie policy