Fogazzaro, l'utopia del Risorgimento di Lorenzo Mondo

Fogazzaro, l'utopia del Risorgimento IL CAPOLAVORO DELLO SCRITTORE VICENTINO NELLA COLLANA DEI «CLASSICI LA STAMPA» Fogazzaro, l'utopia del Risorgimento Un «Piccolo mondo antico» di entusiasmo e fiducia contro i disinganni e le lacerazioni di fine Ottocento Lorenzo Mondo PICCOLO mondo antico piace alla tv. Nel 1957 fu il primo sceneggiato tratto da un romanzo nella storia della televisione itahana: protagonisti, per la regia di Silverio filasi, Carla Del Poggio, Renato De Cannine e Paola fiorboni. E nel 2001 ci ha riprovato con successo Cinzia Th. Torrini (la regista di Elisa di Vallombrosa), interpretazione di Claudia Pandolfi, Alessandro Gassman e Virna Lisi. Non so se questo abbia giovato ad Antonio Fogazzaro e al suo romanzo. Se no, è il caso di riparare. Io l'ho riletto con interesse e, in più parti, con affettuoso consenso. Per chi non lo ricordasse, è una storia di contrasti familiari, pohtici e religiosi, che si svolge nell'amena Valsolda, sul lago di Lugano, alla vigiha della seconda guerra d'Indipendenza italiana. I vari motivi sono intrecciati con perizia ammirevole ma possiamo, per comodità, considerarli separatamente. Il contrasto familiare riguarda in prima istanza il rapporto del nobile Franco Maironi con la nonna, la gehda e un poco stregonesca marchesa Orsola che lo disereda per i suoi sentimenti fìloitaliani e per il matrimonio con la borghese Luisa Rigey. Questa vicenda, con tutte le sue diramazioni (la contesa, non priva di risonanze paranormali, intomo al testamento trafugato e poi ricomparso) delinea la trama più nitida e movimentata del romanzo. Quanto a Franco e Luisa, che pure si amano appassionatamente, rischiano il naufragio del loro matrimonio per il diverso atteggiamento nei confronti della fede religiosa; in Franco fervente, anche se vissuta in modo acritico, rigidamente ortodosso; in Luisa abitudinaria, esposta agh aculei della ragione e indifesa davanti ai più severi urti con la vita (quando la figlia,Ombretta muore annegata nel lago). È un dissidio di natura intima, ideale, in cui si rispecchiano le inquietudini religiose di Fogazzaro, tentato dal Modernismo, mosso dalla speranza di una riforma della Chiesa. Il punto di mediazione sembra rappresentato dallo zio Piero, un galantuomo che, senzaeccessivi trasporti e saccenti negazioni, sa trasfondere i valori cristiani in una vita all'insegna dell'onestà e della generosità. Un grande rihevo assume poi nel romanzo il tema del patriottismo, che rende utile e stimolante la lettura anche sotto il profilo storico. L'ideale dell'Italia unita, che crea inimicizie e solidarietà nei borghi della Valsolda, garantisce un legame mai interrotto tra Franco e Luisa, prima ancora della loro definitiva riconciliazione. Il vicentino Fogazzaro crede nel Risoigimento, durante i suoi studi nella Torino cavouriana, che accoglie esuli da ogni parte d'Italia, ha rafforzato le sue convinzioni. Nel libro sa rappresentare con verità, servendosi tra l'altro di memorie familiari, il clima di sospetto e delazione imposto dall'Austria al Lombardo-Veneto. È una cappa autoritaria resa più odiosa dalle piccole, insistite, burocratiche vessazioni. Rosari e partite a carte sono i soli diversivi concessi ai sudditi di Francesco Giuseppe. «I re e le regine di tarocchi, il Mondo, il Matto e il Bagatto erano in quel tempo e in quel paese personaggi d'importanza* minute potenze tollerate benevolmente nel seno del grande tacito impero d'Austria, dove le loro inimicizie, le loro alleanze, le loro guerre erano il solo aigomento politico di cui si potesse liberar mente discutere». L'adozione della barba è indizio di liberalismo, le poesie di Giuseppe Giusti costituiscono oggetto di reato. In un capitolo avvincente, anche per la sua perenne attualità, si racconta una perquisizione a scopo intimidatorio nella casa di Franco. Dove il commissario di polizia, soffermandosi davanti a una serie di stampe che effigiano i generali napoleonici, lamenta l'assenza di un ritratto del feldmaresciallo Radetzky. Le persecuzioni diventano più dure quando i venti di guerra sembrano voltarsi dalla lontana Crimea verso il cuore dell'Europa. Le stesse care montagne che abbracciano il lago, animate di pittoriche luci e penembre, «pigliavano nell'immaginazione una mortale pesantezza austriaca». Tra i patrioti, compreso Franco, è tutto un cospirare, dalla Svizzera al Piemonte. Fogazzaro racconta nell'ottica di un ambiente aristocratico-borghese,che guarda al Piemonte sabaudo come indispensabile fattore di unificazione. D'altronde, nel tempo considerato, la vacillante stella mazziniana e repubblicana è tramontata. Oltre l'educazione e l'apparte¬ nenza sociale, anche la distanza pacificante degh avvenimenti (il romanzo esce nel 1895) gli rende improponibile il fiero antimilitarismn di Igino Ugo Tarchetti che ha denunciato in Una nobile follia il carnaio della guerra di Crimea. Non è portato a sentire le passioni popolari e democratiche che si sono manifestate, più addietro, nelle Cinque giornate di Milano e alle quah ha reso omaggio Roberto Sacchetti nel romanzo Entusiasmi. La sua rappresentazione è tuttavia spoglia di retorica. Non si nasconde che ci sono itahani leali al govemo austriaco, e non soltanto i dipendenti pubblici che devono salvaguaidare lo stipendio. Nel parlottìo goldoniano di popolani, preti, borghesi si colgono diffusi sentimenti di indifferenza e apatia. E contro le facili esaltazioni sull'Italia che verrà rimbalza la scettica, divertita messa in guardia dello zio Piero: «Eh sì, sì! Il lago diventerà di latte e la Galbiga [una montagna, ndr] de formagg de grana!». Non diversamente dal nido della Valsolda, il Risoigimento diventa per Fogazzaro un luogo protettivo dell'anima, una rassicurante utopia à rebours contro i disinganni e le lacerazioni del presente. Alla fine Franco, che è emigrato in Piemonte, si annoia volontario per la guerra del '59, lascia la riva del Lago Maggiore nel fragore sordo delle ruote del vapore. Mentre Luisa sente dentro di sé il germe di una nuova vita che la risarcirà della perdita di Ombretta. «I tamburi di Pallanza rullavano, rullavano la fine di un mondo, l'avvento di un altro». Svanisce, insieme con l'entusiasmo e la fiducia di allora, un mondo che, per quanto vicino nel tempo, lo scrittore sente già «antico». Con un senso di asciutta malinconia. .,: rrv'v*'- :.' Antonio Fogazzaro (1842-1911) in una foto scattata l'anno prima della morte. Sopra Laura Lattuada (Luisa) in un'altra versione tv Piccolo mondo antico diretto nel 1982 da Salvatore Nocita